Un esperimento che segue quanto stanno già facendo altri Paesi e che già si propone come un modello da replicare. È stato presentato a Milano il primo progetto in Italia di assemblea civica estratta a sorte che affronterà il tema della genitorialità condivisa. Lo promuovono Associazione Coscioni, Eumans e università Statale di Milano. I cittadini e le cittadine possono candidarsi a partecipare compilando il form (qui): il 19-20 ottobre saranno convocate 152 persone, selezionate per sorteggio, rispettando un campione rappresentativo di ogni fascia della popolazione (per età, formazione, Regione di provenienza). Nella pratica si svolgeranno sessioni informative con esperti, accademici e rappresentanti della società civile. Al termine si cercherà di fare una sintesi su quattro punti: l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita; la gravidanza per altri; le adozioni; la circolazione dello status giuridico di figlio.

Ad aprire la presentazione del progetto è stata Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Coscioni: “Si tratta”, ha detto, “di un progetto unico nel suo genere in Italia e sul quale stiamo lavorando da mesi. Dopo la pandemia le priorità dei nostri Paesi sono mutate, ma oggi c’è più consapevolezza nel voler affrontare sfide che sembravano lontane”. Il punto di partenza per Gallo è il fatto che “essere titolari di diritti determina assunzioni di responsabilità”. Per questo “vogliamo creare conoscenza e consapevolezza” e “proponiamo la discussione”: “Il nostro è un percorso dal corpo delle persone al cuore della politica. Solo facendo vivere la partecipazione le nostre libertà e i nostri diritti saranno riconosciuti“. L’assemblea estratta a sorte ha come obiettivo, ha detto ancora Gallo, quello di “instaurare un dialogo tra la cittadinanza e le istituzioni politiche perché queste ultime si attivino su temi sentiti dalla cittadinanza”: “Così le persone diventano parte integrante della vita politica, non solo come elettori. Ma anche in modo attivo e pro-attivo”. In altri Paesi, dall’Irlanda alla Francia, le assemblee civiche hanno portato anche a risultati concreti. “Molte conclusioni delle assemblee civiche sono diventate poi leggi, conquistando riforme che i politici eletti, troppo impegnati a inseguire il consenso popolare o a scontrarsi tra maggioranza e opposizione, non erano riusciti ad adottare”.

Subito dopo Gallo ha preso la parola Marilisa D’Amico, prorettrice dell’università Statale di Milano, dove sarà ospitato fisicamente l’esperimento di assemblea: “L’università è orgogliosa e condivide questa iniziativa”, ha dichiarato. “Ci rendiamo conto che gli esperimenti di democrazia sono vitali per il futuro del Paese. In un momento in cui la nostra democrazia è in affanno, si può recuperare il senso della partecipazione in modo inedito e dal basso. In questi ultimi anni si chiede alla politica di dare delle risposte e quando non lo fa, i diritti chiedono altre strade per essere riconosciuti. E’ stato bruciante per tanti di noi non poter votare al referendum sull’omicidio del consenziente” a causa dello stop della Consulta definito “discutibile” dalla professoressa D’Amico. “Io mi sto rendendo conto che c’è grande sensibilità da parte dei giovani” su questi temi. “Da costituzionalista dico che il tema scelto è uno dei punti nodali del diritto costituzionale. La famiglia costituzionale è una famiglia che vuole essere non decisa dall’alto, ma dal basso. Dove le leggi e le norme dovrebbero adeguarsi ai cambiamenti della società. Diceva Zagrebelsky che la famiglia costituzionale non dev’essere nemica dei diritti e delle persone”.

A illustrare il progetto nel concreto sono stati quindi Lorenzo Mineo (Eumans) e Francesca Re. “Se siamo qui è grazie all’Unione europea”, ha detto Mineo. “L’esperimento esiste grazie a un fondo che promuove e investe nella democrazia diretta e deliberativa. E nel settennato 2021-2027 c’è stato un investimento di 894 milioni di euro per la partecipazione civica”. Il budget destinato all’esperimento di Milano è di 21mila euro. In generale, “il nostro vuole essere un esempio modello e speriamo che venga colto”. A proposito della tematica scelta, Re ha spiegato: “Il tema della genitorialità sociale fa riferimenti ai rapporti non necessariamente basati su legami genetici tra genitori e figli”. Mentre a livello mediatico si è tanto parlato di maternità surrogata, ha continuato, “ci siamo accorti come non sia mai stata data la parola alle gestanti, a prescindere dalla posizione singola su questi temi. E’ emersa la carenza, la povertà e la scorrettezza del dibattito“. L’assemblea darà “la possibilità di formarsi un’opinione su questi temi e quindi formulare delle raccomandazioni alle istituzioni”.

Samuele Nannoni di Prossima Democrazia ha, infine, dato qualche chiarimento sul metodo di selezione, affidato all’ente non governativo “Sortition Foundation”: nella prima giornata si confronteranno 152 cittadini, di cui 146 dal territorio italiano e 6 provenienti da Belgio, Francia, Germania, Polonia, Spagna, Romania. Il giorno successivo, la giornata deliberativa, è prevista la partecipazione di 50 cittadini: 44 italiani e 6 provenienti dall’estero. Per mantenere la pluralità di posizioni, sono invitati anche i rappresentanti delle confessioni religiose. Per questo, alla conferenza stampa hanno partecipato l’imam del centro islamico cremasco Youssef Zhair e il sacerdote Don Giulio Miniati che hanno ribadito l’importanza di avere “un confronto tra diversi punti di vista”. L’obiettivo è lavorare per costruire un dibattito laico su uno dei temi più strumentalizzato (e massacrato) dalla politica. Nella speranza che poi, le istituzioni, dimostrino di essere pronte all’ascolto.

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