Questo è il mio dialogo immaginario fra San Gennaro e il ministro Piantedosi
“Nun tenevo voglia di sciogliermi questa volta. Spesso aprono la teca e mi trovano già squagliato. ‘Sta volta nun tenevo genio. Mi chiamano faccia gialla perché 8 dinastie di re mi hanno ricoperto d’oro e pietre preziosissime. Chiedevano sola la mia benedizione. Invece chi amministra ’sta città mi sta coprendo di vergogna. Sono diventato nero di rabbia”.
“Perché San Gennaro?”, il ministro si gioca la carta di una riconciliante diplomazia.
“Non mi metta a fare il sapientone, ministro. Bisogna disinnescare la rabbia restituendo un clima di solidarietà, anche minima, fra le persone. Sedando la competizione presente a tutti i livelli. Dopo la guerra l’Italia era un paesone dove la gente collaborava. Oggi vai in giro a sedici anni con un colpo in canna pronto a sparare il primo che ti capita a tiro per ‘affermarti’. E poi vai a giocare a carte, senza neanche capire le conseguenze del tuo gesto. Ecco bisogna abolire questo senso di cattiveria e prevaricazione radicato nel tessuto sociale più basso. Sa perché mi sono sciolto? L’ho fatto solo per lui, per Giogio’. E me lo porterò nel sangue. Adesso siede con me in paradiso, e da quassù quanti diavoli che vediamo in città, mascherati da persone perbene”.
“Cosa intende, San Gennaro?”
“Napoli non è più una città luminosa. Avete cancellato l’idea di un futuro per i vostri figli. La città scoppia. Di overturismo. E’ un far west senza regole. Quella via Toledo, la strada più bella di Napoli, invasa da friggitorie, vu cumprà e bidoni stracolmi di spazzatura. Nelle stesse ore in cui si consumava in prefettura un summit straordinario sull’ordine pubblico con le massime autorità istituzionali, presente proprio lei ministro Piantedosi, Sotto i tuoi occhi l’ennesimo sfregio alla piazza più rappresentativa della città, Piazza Plebiscito. Un’infilata di latrine prendeva forma proprio davanti alle nicchie dove erano incastonate le otto statue delle otto dinastie regnanti, dai normanni ai Savoia, passando per gli Angioini, aragonesi, francesi, spagnoli, tutti testimoni della Napoli capitale d’Europa di prima grandezza. Quelli che mi ricoprivano di gemme scintillanti, adesso sovrintendono il fetore dei gabinetti montati per le impellenti esigenze dei 75mila paganti per il concerto di Liberato.
“San Gennaro, non ne sapevo nulla…”
“Ministro Piantedosi, li conosco bene certi napoletani, non si faccia tirare dietro i coppetielli. Si faccia promettere mai più strimpellamenti in piazza Plebiscito. Invece a giugno prossimo altri 3 giorni di concerto di Gigi D’Alessio. L’avvocato Antonella Esposito che si occupa del triste caso di Caivano sta preparando una petizione. Insieme avete tutto il tempo e l’autorità per spostarlo nei luoghi più consoni, come la Mostra D’Oltremare. Ieri sera mentre ero in dubbio se sciogliermi o meno… dal cupolone della basilica che chiamano il mini Vaticano per la sua bellezza architettonica, Liberato ha sparato 10 minuti di fuochi d’artificio, proprio davanti alla sua Prefettura. Tralasciamo il pericolo nel cuore della città, con lapilli che piovevano sulle nostre teste, ma certi napoletani credono di potere fare proprio tutto”.
“San Gennaro ha ragione. Con cambi parrocchia, rimanga con noi…”
“E ’sto Liberato neanche un minuto di silenzio ha chiesto alla piazza stracolma e gaudente alla memoria di GioGio’. Sarebbe stato un silenzio che bucava i cuori. Ministro, non mi faccia fare il vigile urbano di ’sta città. Io voglio fare solo il santo. Le affido Napoli. Ne abbia cura, perché è una città speciale”.