Baglioni come Virgilio, i suoi fan come Dante per un viaggio nel mondo dei sogni, tra i ricordi del passato e la curiosità verso il futuro. È questo il tema principale di “aTuttocuore” la nuova mastodontica “rock opera show” di Claudio Baglioni, presentata in anteprima al Foro Italico di Roma lunedì 18 settembre davanti a 700 invitati e 50 giornalisti. La nuova produzione di Baglioni catapulta lo spettatore per oltre tre ore di musica, non solo lungo 34 brani in scaletta, ma anche in una dimensione post-apocalittica e onirica per solleticarne la fantasia. Ad aiutare l’artista il direttore artistico e regista teatrale Giuliano Peparini con la sorella Veronica, alla guida di 28 ballerini dell’Accademia Internazionale del Musical e 52 performer. Sono 550 i costumi realizzati e coordinati da Valentina Davoli con Silvia Oliviero, che è riuscita in un piccolo miracolo, confezionando capi di alta qualità, in sole cinque settimane. Le proiezioni e le luci sono stati creati dai 450 corpi illuminanti, programmati dal light designer Ivan Pierri. Sul palco anche otto i musicisti, quattro archi, quattro fiati e cinque coriste.
L’alter ego di Baglioni, interpretato da un ballerino-attore, per tre ore si ritrova immerso ora in uno splendido circo visionario e romantico (“Acqua dalla luna”), in mezzo a corpi di uomini e donne travolti dalla passione senza tabù né distinzioni sessuali (“Domani mai”), catapultato negli Anni 80 tra uomini della finanza (“Quante volte”) e immagini femminili dai capelli eleganti (“Un po’ di più”), un viaggio tra i colori sgargianti degli Anni 60 (“Porta Portese”) e le atmosfere di fine ‘800 (“Dodici note”). Non manca poi il Baglioni più classico dei grandi successi come “Mille giorni di te e di me”, “Questo piccolo grande amore” e “Noi no”. Canzoni messe strategicamente in chiusura dello show per creare un grande effetto karaoke e di festa.
“Il contributo di Giuliano Peparini e di sua sorella Veronica è stato quello di creare un palco centrale con le canzoni intorno ad evidenziare l’arte, il movimento e la performance – ha affermato Baglioni in un incontro con la stampa, dopo lo show -. Il dovere dell’artista è quello di anticipare il pubblico con la voglia di partecipazione e di integrazione. Lo spettacolo ha dentro di tutto perché chi vorrà venire a vederci deve uscirne pieno di meraviglia. Noi artisti dobbiamo lavorare di fantasia e superare i nostri confini. Capisco che un artista ‘veterano’ tenda a farsi un monumento da solo e per giunta autocelebrativo, ma qui si vuole andare oltre e cerco di farlo costantemente dal 1991”. non mancano i riferimenti nello spettacolo alla più stretta attualità dalla guerra in Ucraina con gli abiti delle ballerine di colore blu e giallo (“Mal d’amore”) o alla perdita dell’innocenza con dei bimbi a scuola che si trasformano in soldati (“E adesso la pubblicità”).
Il pensiero non può non andare alla situazione difficile della questione migranti a Lampedusa. Isola dove Baglioni, ormai da anni, si rifugia e che è stata teatro della grande manifestazione “O Scià” – si è svolto a Lampedusa dal 2003 al 2012, a settembre – che ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica, attraverso dibattiti e musica, sul tema caldo dell’immigrazione. “Di questi temi ne parlavamo già 20 anni fa – ha affermato Baglioni -. Se avessimo cercato di riflettere sul da farsi non saremmo arrivati a questo punto. Oggi se ne parla, ed è già troppo tardi, per soli scopi elettorali e non se ne viene fuori. Abbiamo cercato con ‘O Scià’ di lanciare messaggi importanti, sensibilizzando l’opinione pubblica che 20 anni fa non aveva preso coscienza di un problema reale e concreto. La verità è che sulla questione dei migranti una vera soluzione non l’ha pensata veramente mai nessuno. Noi non abbiamo il diritto e non possiamo condannare chi cerca una vita migliore in altri Paesi. ‘O Scià’ poi si è interrotto ed è accaduto a causa dei contributi che non sono più arrivati. Si è preferito finanziare un torneo di bocce. Per me è stata una sconfitta. Quello che le cronache di Lampedusa raccontano però è la straordinaria generosità dei lampedusani. Ho visto gente che portava i vestiti nei centri di accoglienza, ma potrei elencare anche tante altre cose”.
Dopo le sei date romane al Foro Italico, Baglioni volerà all’Arena di Verona per quattro date (5-6-7-8 ottobre), tre tappe al Velodromo Paolo Borsellino di Palermo (12-13-14 ottobre) e due all’Arena della Vittoria di Bari (20-21 ottobre). Da gennaio “aTuttoCuore” sbarcherà nei palazzetti di tutta Italia, per poi concludere a febbraio. Ma si pensa già al grande ritorno negli stadi.
(Foto di Angelo Trani)