“A Mosca sono il secondo italiano più conosciuto dopo Umberto Eco”. L’autocelebrazione non è un atteggiamento ignoto a Federico Moccia. In un’intervista pubblicata dal Corriere.it il 60enne scrittore, sceneggiatore e regista romano è tornato a ripercorrere i fasti di una tripletta letteraria, poi cinematografica, che l’ha elevato a guru dell’amore adolescente nella borghese Roma Nord. Babi e Step one more time. Si avete letto bene: a Tre metri sopra il cielo, Ho voglia di te e Tre volte te pare si aggiungerà un nuovo capitolo. “Sto ragionando su un nuovo libro – ha spiegato Moccia – vorrei scrivere un romanzo sul rapporto genitori e figli (…) Mi sto chiedendo se Step e Babi possono essere buoni genitori”. Moccia poi si avventura in una disamina socio-antropologica sull’aumento dei femminicidi odierno e si dice a favore della castrazione chimica degli stupratori.
E ancora enumera tutte le traduzioni e le ristampe della sua trilogia (“Tre metri sopra il cielo è stato appena ristampato in America”); ricorda la mitica nascita del successo del primo libro fatta di auto pubblicazione e fotocopie e l’invasione di lucchetti (è la promessa d’amore su Ponte Milvio tra i protagonisti del suo romanzo) sui ponti del mondo; infine lancia una freccetta avvelenata a Riccardo Scamarcio, recentemente pubblicamente pentito di aver interpretato Step al cinema oramai 19 anni fa: “Ha cominciato la carriera grazie a questi film. Non lo avrebbero chiamato a farne altri senza questa fama (…) Mi dispiace non conosca la riconoscenza”.