di Alessandro Di Grazia

Vorrei qui ricordare Gianni Vattimo, un campione di ironia e leggerezza spiazzante, il cui stile di vita è stato quanto mai distante dalle tristezze e delle pesantezze dell’ultimo periodo.

All’indomani della condanna a due anni nel febbraio del 2023 del suo compagno Simone Caminada, la trasmissione pomeridiana di Radio 3 Fahrenheit dedica uno spazio alla vicenda, cogliendo l’occasione per ragionare sul tema della circonvenzione d’incapace. Viene invitato Pier Aldo Rovatti per ragionare sull’affaire Vattimo. Con Vattimo, Rovatti condivide l’avventura del pensiero debole.

Veniamo così a questa incredibile vicenda che ha accompagnato dolorosamente l’ultima parte della vita di Vattimo. Qualcuno, e restare sul vago qui ha un senso pregno, decide che le attenzioni di Simone verso Vattimo, di cui col tempo è diventato compagno, sono interessate e volte a manipolare il suo assistito/compagno con lo scopo di estorcergli dei beni. Insomma il pm si convince che Vattimo non sia in grado di intendere e di volere e che quindi vada protetto dalle cattive compagnie. Convinzione che porta alla condanna appunto di Caminada a due anni. La sentenza, paradossalmente, sostiene l’utilità della presenza del brasiliano in virtù della serenità familiare che garantisce al filosofo, ma allo stesso tempo decide che la giustizia debba tutelare il patrimonio dell’anziano dai presunti abusi del giovane.

Marcello Veneziani, su La Verità dell’11 febbraio 2023, si impegna a favore di Vattimo e facendo riferimento a sue recentissime interviste dimostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, che Vattimo è nel pieno delle sue facoltà intellettuali ed emotive.

Appare abbastanza evidente che i mandanti e i complici di questo linciaggio siano dei vigliacchi. Di essi non è chiara nemmeno l’identità. Mandanti oscuri di quella che ai miei occhi è una vera persecuzione: il pm, come Veneziani – interviste alla mano – poteva rendersi conto dell’inconsistenza della tesi dell’incapacità mentale di Vattimo. L’ultimo atto di questa perversa logica è la nomina dell’amministratore di sostegno per accompagnare dignitosamente il filosofo alla morte, poiché Caminada ne è senz’altro incapace e agente per inconfessabili intenzioni.

Ma la vigliaccata più vigliacca è un vero e proprio attacco al pensiero e alla vita stessa di Vattimo, come simbolo di un’insostenibile irresolutezza. Al mondo “reale” non piace specchiarsi nella propria debolezza e fragilità. Vattimo era omosessuale, ma cattolico; aveva simpatie comuniste, ma pensava debolmente; infine, dopo averci insegnato la carica emancipatrice del pensiero di Heidegger, si ritrova al centro dello scandalo dei suoi Quaderni neri. Insomma: in qualsiasi punto pensavi di trovare Vattimo, lui era da un’altra parte. La sua era piuttosto un’oscillazione, un instancabile spostamento verso il fallimento della Verità. Basti pensare al gustoso Credere di credere, in cui da cattolico ha fatto girare il boccino ai suoi correligionari.

Infine, come nella migliore tradizione greca, aveva un amante molto più giovane di lui. Per di più “ne*ro”. Mi si scuserà il politically ‘scorrect’, ma qui ci vuole per segnalare lo sfondo culturale da cui questa persecuzione prende avvio. Fa bene Rovatti, nell’intervista ricordata, a parlare di razzismo e omofobia come degli ingredienti fondamentali di questa vigliaccata, a cui va aggiunto lo smarrimento dei borghesucci di fronte alla differenza d’età tra i due. Ingredienti che hanno danneggiato non solo l’immagine e l’ultima parte della vita di una grande personalità, ma anche la troppo poco ricordata vita di Simone.

Per questi motivi, attaccando Vattimo, si è attaccato un pensiero libero in nome di un’ortodossia di cui non conosciamo nemmeno più il volto teorico, perché non ce l’ha: puro esercizio di sopraffazione che utilizza ideologie vecchie e sempre nuove. Sopraffazione vigliacca della fragilità. Violenza insomma, un vero problema da veri filosofi. E Vattimo lo era senza dubbio.

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