Mahsa Amini e le donne iraniane sono le assolute protagoniste del Premio Sacharov 2023, il più prestigioso riconoscimento dell’Unione europea all’impegno per i diritti umani e le libertà fondamentali. Gli eurodeputati hanno infatti presentato le loro candidature, nel pomeriggio del 20 settembre, e ben tre gruppi parlamentari distinti si sono spesi in favore delle donne che da oltre un anno scendono in piazza a protestare per i loro diritti e contro la legge sull’hijab.

La lotta della donne iraniane – Le tre formazioni, che peraltro compongono l’attuale maggioranza nell’Europarlamento, hanno però usato formulazioni diverse. Anzitutto, i Socialisti&Democratici – gruppo di cui fa parte il Partito Democratico – hanno candidato “la lotta per i diritti delle donne in Iran, ovvero Zhina Mahsa Amini e il Movimento Donna, Vita, Libertà”. Il Partito Popolare – gruppo in cui milita Forza Italia – ha invece proposto “Jina Mahsa Amini e le donne iraniane”, mentre Renew Europe – il gruppo di Azione e del Renaissance di Emmanuel Macron – ha candidato “Mahsa Amini e il Movimento Donna, Vita, Libertà, Iran”.

“Musk contro la censura” – Ben diversa la scelta di Identità e Democrazia: il gruppo di cui fa parte la Lega ha optato per il miliardario sudafricano Elon Musk, patron di X, Tesla e SpaceX. Una candidatura avanzata, come si legge sul sito dell’Europarlamento, perché Musk avrebbe “denunciato le pratiche della precedente gestione di Twitter (ora X) dannose alla libertà di espressione degli utenti”, avrebbe cercato di “eliminare tali prassi restrittive” e si sarebbe battuto “contro l’esclusione degli individui dalle piattaforme a causa delle loro convinzioni politiche”. Una scelta, quella di Id, rivendicata dallo stesso segretario leghista, Matteo Salvini. “Con il suo impegno in X (ex Twitter) ha dato e continua a dare un importante contributo per aumentare democrazia e libertà in Rete, contro ogni censura”, ha scritto il leader del Carroccio in un post pubblicato proprio su X.

L’altra formazione di destra del Parlamento Europeo, i Conservatori e Riformisti, ha invece optato per un’altra candidatura: si tratta del “popolo pro-europeo della Georgia” e dell’ex Difensore civico della Georgia Nino Lomjaria. Il gruppo presieduto dalla premier italiana Giorgia Meloni ha motivato la sua candidatura richiamando “gli sforzi in difesa dei diritti e la salvaguardia della democrazia”. Lomjaria, in particolare, “ha difeso i diritti delle persone vittime di discriminazioni – come coloro che sono fuggiti dalle regioni della Georgia occupate dalla Russia, le minoranze etniche e religiose, i bambini e le persone disabili”.

“Vanessa Nakate contro il cambiamento climatico – Per quanto riguarda le formazioni di sinistra, il gruppo dei Verdi/Alleanza Libera Europea ha nominato Vanessa Nakate. Si tratta di “una giovane ugandese impegnata nella lotta contro il cambiamento climatico e per i diritti umani”: è celebre per aver fondato il movimento per il clima Fridays For Future in Uganda e, insieme ad altri giovani africani, il collettivo Rise Up Movement. Diversa la scelta del gruppo La Sinistra, che ha candidato tre “donne che lottano per un aborto libero, sicuro e legale”. Anzitutto, Justyna Wydrzyńska, membro dell’Abortion Dream Team, “condannata a otto mesi di servizio in comunità per aver aiutato una donna ad effettuare un aborto in Polonia”. Poi, Morena Herrera, femminista che “lotta per un accesso sicuro e legale all’aborto a El Salvador”. Infine, Colleen McNicholas, “ginecologa-obstetrica americana con un curriculum di assistenza ai pazienti di alta qualità e una lunga attività di advocacy per la salute riproduttiva”.

Gli altri candidati – C’è poi la candidatura di tre attivisti afghani per l’istruzione, avanzata da un gruppo di 59 eurodeputati. Il primo nome è quello di Marzia Amiri, che “ha fondato la più grande rete di scuole domestiche segrete dell’Afghanistan”. Poi c’è Parasto Hakim, che “ha contribuito a creare 90 scuole comunitarie nella provincia di Uruzgan avviando scuole segrete dopo la presa del potere da parte dei talebani”. E, infine, figura il nome di Matiullah Wesa, che “ha continuato a sostenere l’istruzione delle ragazze” fino al rapimento di cinque mesi fa.

Da ultimo, un gruppo di 42 europarlamentari ha proposto i nomi dei nicaraguensi Vilma Núñez de Escorcia e Monsignor Rolando José Álvarez Lagos. La prima si batte da decenni “in difesa dei diritti umani dei nicaraguensi e nonostante la persecuzione, è rimasta nel suo Paese”. Il secondo è vescovo di Matagalpa ed “è stato uno dei critici più schietti del regime del presidente Ortega. Nel febbraio 2023, dopo aver rifiutato di lasciare il Paese, è stato condannato a 26 anni di carcere e gli è stata sospesa la cittadinanza”.

Chi era Andrei Sacharov – Su chi vincerà il premio non sembrano esserci molti dubbi. Il prestigioso riconoscimento – che fu istituito nel 1988 e prende il nome dal fisico e dissidente politico sovietico Andrei Sacharov – dovrebbe andare proprio alle donne iraniane: la loro candidatura, infatti, è sostenuta dal gruppo di partiti che detiene la maggioranza in Parlamento. Le votazioni avverranno in due fasi. Anzitutto, fra tutti i candidati verranno scelti tre finalisti, in seguito a una riunione congiunta della commissione Affari esteri, della sottocommissione per i Diritti umani e della commissione per lo Sviluppo: i tre nomi verranno rivelati il 2 ottobre. La decisione finale arriverà con un voto dell’Aula nella plenaria del 19 ottobre, mentre la cerimonia di consegna del premio si svolgerà a Strasburgo il 13 dicembre. Chiunque vincerà otterrà anche un montepremi di 50 mila euro. L’anno scorso a conquistare il premio il fu “il coraggioso popolo ucraino, rappresentato dal suo presidente, dai leader eletti e dalla società civile”.

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