Da una parte gli animalisti, da un’altra la polizia. In mezzo nove maiali destinati all’abbattimento per l’allarme che da mesi si vive in provincia di Pavia per la peste suina. Una situazione molto delicata perché si tratta di una malattia virale – contagiosa e letale per gli animali – che mette a rischio allevamenti e la conseguente filiera. Ma non solo: un mese fa è stata aperta un’inchiesta perché un allevatore e un veterinario non hanno segnalato i primi casi di morti sospette di animali che si sono verificate all’inizio di agosto, provocando così un focolaio di peste suina. Nel rifugio di Zinasco “Progetto Cuori Liberi” da alcuni giorni diversi animalisti erano a guardia di dieci maiali per evitare che venissero abbattuti. Ma proprio a Zinasco, dopo i primi casi segnalati a giugno, sono stati rilevati due focolai della malattia.
L’intervento e la tensione con gli attivisti – Polizia e carabinieri sono arrivati sul posto con una decina di camionette e diverse auto, in assetto antisommossa, hanno sgomberato il presidio. Ci sono stati momenti di grande tensione prima che venisse eseguita l’ordinanza di Ats Pavia. Durante le cariche delle forze dell’ordine, tre attivisti sono rimasti feriti: gli operatori del 118 li hanno medicati sul posto. Una volta tolto il picchetto, i veterinari dell’Ats sono potuti entrare. Uno dei maiali era già morto, probabilmente a causa della peste suina, agli altri è stata fatta una iniezione letale.
L’Ats ha spiegato che sono stati soppressi “i pochi suini ancora presenti nel focolaio di peste suina africana diagnosticato ai primi di settembre” nel rifugio. La peste “ha colpito quaranta suini presenti presso l’associazione, di cui gran parte già deceduti nei giorni scorsi” e che “il virus colpisce suini e cinghiali ed è molto resistente nell’ambiente. L’uomo può diventare un veicolo di trasmissione e diffondere l’infezione nel territorio se non vengono rispettare rigorose norme di biosicurezza (come il cambio di abbigliamento e calzature in entrata-uscita da allevamenti e zone a rischio). Le attività di eradicazione della peste suina africana sono essenziali per contrastare la circolazione virale e salvaguardare tutti i suini, sia allevati per fini alimentari sia detenuti a scopo di affezione”. Per questo motivo nel Pavese da metà agosto sono stati abbattuti oltre 33mila maiali in otto diversi focolai.
Gli animalisti: “Abbiamo solo chiesto del tempo in più” – Prima che fosse trovato il focolaio i maiali erano 38 – spiega Sara d’Angelo, coordinatrice della Rete dei santuari di animali liberi in Italia – Poi hanno riscontrato un focolaio di peste suina dopo il decesso di due maiali. Basta un maiale morto per ordinare lo stamping-out, l’uccisione di tutti gli altri. Abbiamo chiesto di fare test, qualunque cosa, di aumentare la biosicurezza, un sequestro permanente, di sederci a un tavolo ma niente. Alcuni maiali sono stati sempre bene, altri si sono ammalati. Il rifugio è a 3 chilometri da quell’allevamento di quel signore che non ha denunciato la morte di 400 maiali per peste. Dopo il quattrocentesimo e dopo averli spediti nei macelli di Lombardia ed Emilia-Romagna ha iniziato a dire che forse avevano la peste. Nei campi sono stati sversati i liquami di questi allevamenti. Di peste si muore, ma non è detto che succeda a tutti e quindi abbiamo tentato di salvarli. Volevamo – prosegue l’attivista – semplicemente tenerli in vita fino alla fine. Se necessario fare l’eutanasia a chi stava male. Abbiamo solo chiesto del tempo in più, in realtà una parte di loro stava bene e cercavano di scappare da questi che cercavano di prenderli. Nella notte era morta una maialina di nome Freedoom e i maiali rimasti erano nove”.
“Violenza, presenti strattonati” – Gli attivisti presenti “denunciano con forza la violenza inaudita esercitata da parte di un dispiegamento di forze dell’ordine di dimensioni impressionanti su persone pacifiche e inermi. Tutti i presenti sono stati strattonati, gettati a terra, manganellati, presi a calci. Alcuni manifestanti hanno riportato ferite e avrebbero necessitato dell’intervento dell’ambulanza. Non è stato consentito che si avvicinasse. Altri sono stati caricati sulle camionette e portati in caserma e in questi stessi minuti un presidio solidale chiede che siano rilasciati. Dopo aver spazzato via anche l’ultima resistenza – prosegue d’Angelo – , i veterinari di Ats sono entrati e hanno provveduto a uccidere i 9 suini. È stato impedito ai responsabili del rifugio e ai veterinari di fiducia di essere presenti per accertarsi che venissero rispettati i criteri di una corretta eutanasia. Il timore è che lontano da occhi indiscreti si sia proceduto all’uccisione inseguendo nei recinti gli animali terrorizzati. I corpi senza vita sono infine stati gettati con una ruspa nel cassone di un camion per la raccolta di rifiuti speciali”.
Gli attivisti denunciano inoltre “la devastazione gratuita che è stata prodotta all’interno del rifugio, dove tutte le recinzioni e le strutture sono state completamente distrutte. Gravissimo anche il fatto che con un’epidemia in corso parte del personale intervenuto ed entrato all’interno del rifugio non indossasse alcun dispositivo di protezione per impedire di portare il virus”. Quanto abbiamo vissuto è qualcosa di assolutamente inaudito – conclude d’Angelo – . Faremo di tutto perché la vergogna di questa giornata non passi sotto silenzio e soprattutto perché non si ripeta in nessun altro spazio liberato. Non permetteremo che gli animali che abitano i rifugi, strappati con fatica dal sistema di produzione alimentare, tornino nuovamente ad esserne vittime”.