“Se c’è una norma va applicata a tutti. Non possiamo accettare metodi clientelari”. È quanto denuncia Leo Beneduci, segretario generale dell’Organizzazione sindacale autonoma Polizia penitenziaria (Osapp) parlando di disparità di trattamento tra il personale del corpo dipendente dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia. Il riferimento, spiega, è ad alcune unità di Polizia penitenziaria distaccate in un Tribunale di Sorveglianza che andranno a seguire il corso per l’accesso alla qualifica di vice sovrintendente. Se per gli altri, alla fine del corso, le norme prevedono la mobilità (con il cambio di sede di servizio) per loro “la Direzione generale, con propria missiva, ha assicurato che torneranno nel Tribunale di Sorveglianza di provenienza”.

“Per noi – sottolinea il segretario dell’Osapp – questo è un fatto gravissimo, non solo dal punto di vista di procedura ma perché danneggia coloro che hanno rinunciato”. In tanti, spiega il sindacalista, non hanno partecipato al corso proprio per evitare il rischio della mobilità e, invece, c’è altra gente “alla quale viene assicurato il rientro in sede”. La procedura prevede infatti, come spiega Beneduci, che “qualora servissero due sovrintendenti bisogna bandire un interpello in ambito nazionale per quei due posti, cioè una procedura trasparente sulla base di titoli riscontrabili, e andrà chi più merita. Non mandi gli stessi favorendoli rispetto alla restante massa del personale”.

Il sindacato ha chiesto così la riapertura dei termini e ha denunciato tutto alle Istituzioni: “Ho informato il vice capo del Dap e il sottosegretario alla Giustizia delegato Andrea Delmastro Delle Vedove. Ma nessuno ha considerato la gravità del fatto”, dice Beneduci. “Chiediamo solo il rispetto delle regole della Pubblica Amministrazione. Se c’è una graduatoria che dice che deve andare un soggetto al posto di un altro, perché devi prendere quello che sta al di sotto?”, continua il segretario generale dell’Osapp. “Non è la prima volta – aggiunge – e purtroppo la politica, di qualsiasi colore sia, li favorisce nel non intervenire”.

Il sindacato, intanto, dopo avere abbandonato il tavolo di trattativa nazionale al Dap “per le condizioni di assoluto abbandono organizzativo della Polizia penitenziaria”, conferma lo stato di agitazione e si appresta a mettere in campo nuove iniziative: ha già scritto all’Anac e pensa anche a delle interrogazioni parlamentari. “Il motivo per il quale abbiamo abbandonato il tavolo – conclude Leo Beneduci – è la gestione generale degli Istituti, poi assistiamo a questi fatti che ci indignano ancora di più. Non possiamo accettare questo tipo di privilegi”.

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