Non si è ancora conclusa a Riad la 45esima sessione del Comitato dell’Unesco che ha salvato (temporaneamente) Venezia dall’inserimento nella black list dei siti a rischio, e già nel capoluogo lagunare, anziché mettersi al lavoro per eseguire i compiti assegnati in vista della verifica prevista il prossimo anno, hanno pensato di riaprire il discorso della Grandi Navi da crociera. Vogliono farle rientrare, con migliaia di turisti a bordo, consentendo nuovamente l’attracco alla Stazione di Marittima in centro storico, anche se tra le prescrizioni dell’agenzia delle Nazioni Unite c’è quella di risolvere definitivamente il problema dello scempio a cielo aperto che si consumava a due passi da Piazza San Marco. Nell’agosto 2021 il governo Draghi aveva interdetto i passaggi in Bacino e nel Canale della Giudecca, rimborsando profumatamente gli operatori economici, stanziando 157 milioni di euro per nuovi approdi a Marghera e lanciando un concorso internazionale di idee per realizzare un porto off shore al largo del Lido di Venezia. Quella mossa era servita per allontanare una prima volta il rischio di declassamento di Venezia quale bene artistico dell’umanità. Neppure una settimana fa, tra polemiche e contestazioni, il consiglio comunale ha approvato l’introduzione a partire dal 2024 del ticket d’ingresso (5 euro, in via sperimentale per 30 giornate), così da controllare i flussi dei turisti che prendono d’assalto la città. Così a Riad hanno salvato nuovamente Venezia, seppur con un lungo elenco di prescrizioni.
Appena una settimana dopo viene dato l’annuncio in pompa magna. Nel 2027 le navi da crociera, con una stazza fino a 60mila tonnellate e con una lunghezza fino a 250 metri, torneranno a Marittima di Venezia. A comunicarlo è stato il presidente dell’Autorità portuale, nonché commissario alle crociere, Fulvio Lino Di Blasio, che ha tracciato un percorso da attuare con tre appalti che verranno banditi entro un mese. Innanzitutto uno scavo del canale dei Petroli (dai 2 ai 2,5 milioni di metri cubi), che renda più agevole l’ingresso dalla bocca di Malamocco e l’attracco a Porto Marghera delle navi più grandi. Poi lo scavo del canale Vittorio Emanuele III (un milione 300 mila metri cubi da togliere) per il collegamento da Marghera a Marittima. Contemporaneamente, i fanghi scavati serviranno per realizzare una nuova isola da 70 ettari non lontano da quella delle Tresse. Il progetto è caldeggiato dal sindaco Luigi Brugnaro, dal presidente della Regione Luca Zaia e dalle compagnie, che non si sono rassegnate all’espulsione dei bestioni del mare da Venezia. L’obiettivo è di far tornare un’ottantina di navi in una prima fase, ma addirittura il doppio negli anni successivi.
Dipenderà da quanto verranno scavati i canali se le Grandi Navi interessate saranno di 50 o 60mila tonnellate. È vero che fino a qualche anno fa ne arrivavano di stazza anche superiore, eppure il decreto dell’estate 2021, trasformato in legge nel mese di settembre, ha vietato il passaggio di navi di stazza superiore alle 25mila, salvo quelle ecologiche, ma con limitazioni per quanto attiene alle dimensioni. Il decreto Clini-Passera, rimasto in vigore dal 2012 e di fatto inapplicato, aveva fissato in 40mila il tonnellaggio massimo consentito. I Signori del Mare se ne erano infischiati, con la conseguenza che si vide nel 2019 quando Msc Opera (stazza 65mila tonnellate) andò a sbattere contro le rive e contro un natante carico di turisti, ferendo quattro persone.
“Seguiremo un percorso a stralci perché i 158 milioni stanziati dal governo non sono sufficienti. Non dico che ce ne servono altrettanti, ma una buona somma sì” ha spiegato Di Biasio, che alcuni giorni fa ha scritto una lettera al ministero delle Infrastrutture, Matteo Salvini, assieme al governatore Zaia e al sindaco Brugnaro. “Le grandi navi sono altre, quelle da 200mila tonnellate. Noi puntiamo su quelle piccole, ma con elevati standard” ha aggiunto per allontanare la fin troppo facile obiezione di voler una volta ancora mettere Venezia a rischio. Ma quale sarà l’impatto sull’ambiente della laguna, non solo per l’arrivo delle navi, ma anche per lo scavo dei canali? L’Autorità portuale ha annunciato che tutti i progetti saranno passati al vaglio della commissione Via, che effettuerà la valutazione d’impatto ambientale.
Già il Comitato No Grandi Navi, per bocca di Tommaso Cacciari, annuncia battaglia. “Questi annunci fanno ripiombare Venezia nel passato e prevedono, come noi avevamo sempre avvertito, lo scavo dei canali che è vietato dalla Legge speciale per Venezia. E poi vogliono fare una nuova piattaforma, altri 70 ettari per ospitare 6 milioni di metri cubi di fanghi. Continua l’aberrazione di scavi e interramenti, scavi e interramenti, che sono la causa del degrado della Laguna già denunciato negli anni Settanta. Sono scellerati, ma noi li fermeremo”.
Sembra invece quasi dimenticato il concorso di idee lanciato da Mario Draghi nel 2021 per realizzare un porto off shore. Il concorso internazionale è stato fermato dopo il ricorso al Tar e al Consiglio di Stato presentato da Duferco e Dp Consulting, rimaste escluse anche se furono le promotrici di Venis Cruise, il primo progetto privato che aveva come sponsor Cesare De Piccoli, già viceministro ai Trasporti dal 2006 al 2008 (Governo Prodi II).