Tiziano Ferro: il divorzio, i figli e la mancanza di rispetto (e umanità) di certi commenti
Il cantautore ha dato notizia con un comunicato sui social del divorzio dal marito Victor Allen
A Milano c’è una forte puzza di letame e c’è pure la settimana della moda: una combinazione inedita, un momento quasi iconico, da fine dell’Impero. Un’immagine che viene da evocare Sorrentino. La cosa incredibile – vi assicuro che è così – è che lo stesso odoraccio si sente a leggere alcune pagine di giornali e commenti social su Tiziano Ferro. Il cantautore ha rilasciato un comunicato attraverso i suoi social: “Da qualche tempo è cominciata una dolorosa separazione. L’ho affrontata in silenzio, in questo momento tutta la mia attenzione è concentrata sulla tutela dei miei due figli (Margherita e Andres, ndr)”. I due bambini “attualmente trascorrono la maggior parte del tempo a casa con me. In questo momento non posso lasciarli, e non posso portarli con me in Italia”. Annuncia, senza esclusive date a settimanali o a siti ma in modo diretto, il divorzio dal marito Victor Allen e specifica di non potere portare i figli in Italia.
Su La Verità si legge: “Lo stesso cantautore, nel dichiarare finito il rapporto sentimentale, mette l’accento sul futuro dei due bambini acquistati negli Stati Uniti con la gestazione per altri, purtroppo testimonial involontari della sua battaglia a favore dell’utero in affitto”. Ora, Ferro non ha mai dichiarato come sono stati concepiti i figli. L’uso del verso “acquistare” è giudicante. Nello stesso articolo – richiamato in prima pagina – i bambini vengono descritti come “vittime”. Lo scorso marzo il ministero dell’Interno ha bloccato il riconoscimento dei figli delle coppie omosessuali da parte dei sindaci con conseguenze dirette per i bambin0 nati con fecondazione eterologa o con maternità surrogata. Secondo La Verità questo “divieto di trascrizione è solo la conseguenza di una forzatura, di una scelta azzardata”. Quale, di grazia? Quella di avere un figlio? Approfittare della dichiarazione di un personaggio pubblico che si trova in difficoltà con i suoi bambini per parlare di come la maternità surrogata sia “una pratica con pesanti ricadute soprattutto per i figli” è cronaca dei fatti, opinione o propaganda?
Non è solo il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro a parlare a sproposito dei figli di Ferro (?) e i commenti social contro la maternità surrogata (si finisce, come ogni volta, per sorvolare su certe problematiche della surrogata che esistono e delle quali sarebbe il caso di parlare senza tifoserie) o sul supposto egoismo (?) del cantautore non si contano: “Tiziano Ferro divorzia dal marito. O dalla moglie? Boh. Dice d’essere dispiaciuto e che vuole soprattutto tutelare i figli. Che figli? Quelli che ha comprato? Non sono suoi figli! Due uomini non fanno figli! Tutto ciò è sconcertante e inaccettabile“. “Sinceramente che Tiziano Ferro divorzi non mi importa nulla. Affari loro. L’unico pensiero va alle 2 creature che hanno ‘acquistato’. Prego per loro“. “Al tg il divorzio di Tiziano Ferro Importa a qualcuno? Dispiace, come per tutti i divorzi, per i due bambini voluti per egoismo e pretesa di ‘diritti’“. La parola “diritti” messa tra virgolette dice più di un tomo di Dostoevskij.
C’è il contradditorio, almeno su Twitter: “Si sono lasciate un sacco di coppie quest’anno, anche con figli, e chissà perché vanno a ca********** solo a Tiziano Ferro. Siete solo omofobi, non vi interessa dei bambini“. Ancora: “Se si fosse separata una coppia etero non avreste detto nulla, si separa Tiziano Ferro e non perdete occasione di ribadire la vostra omofobia. Pare che il problema siano i bambini. Beh, i bambini soffrono pure se si separano mamma e papà“, “Io ho paura a vivere in un paese in cui se sei Tiziano Ferro, divorzi da tuo marito ed hai anche due bambini, i giornalisti si trasformano in comari di un paesino del 1920“. Comari in un paesino del 1920, possiamo essere in disaccordo?
A margine, ci sono pure utenti social e giornalisti che dicono la loro verità su come Ferro stia in realtà approfittando del divorzio per vendere più libri. Che poi sarebbe un meccanismo vecchio come il mondo. La lista degli artisti che poco prima dell’uscita della loro opera hanno parlato di drammi personali è infinita. Ma solo in questo caso si levano gli scudi: no Tiziano no, lui è un furbacchione, gli altri soffrono davvero.
Le comari in un paesino del 1920, giornalisti e commentatori, si godano la puzza di sterco e le immagini di pizzi e merletti, mentre cade l’Impero. A Tiziano Ferro l’augurio di potersi prendere cura dei propri figli dove e come vuole.