L’attività politica e amministrativa è ripresa, da una parte proponendo ulteriori azioni di esclusione sociale e, dall’altra, omettendo di intervenire sulle forme più acute di disagio sociale, tra queste sicuramente le esecuzioni di sfratto.
Inizierei da un monitoraggio di Open Polis, recentemente reso noto, basato sull’analisi dei bilanci consuntivi dei Comuni del 2021 e su quanto questi destinano al diritto alla casa.
Open Polis afferma che la media della spesa pro capite per il diritto alla casa di tutti i comuni è di euro 1,26. Tanto per dare una risposta sul perché cresce la precarietà abitativa. Nelle città con oltre 200.000 abitanti abbiamo questa spesa pro capite per il diritto alla casa: Genova €58,23; Bologna €33,31; Firenze €15,14; Bari €15,12; Roma €14,15; Padova €13,98; Torino €13,36; Venezia €10,92; Verona €10,32; Milano €5,74; Trieste € 1,74; Catania €0,84; Messina €0,74; Napoli € zero.
Ci sarebbe da vergognarsi.
Intanto riprendono a pieno ritmo gli sfratti. Tra questi ne segnalo uno significativo. Il 25 settembre a Sesto San Giovanni, una mamma con la figlia di 11 anni sarà sfrattata con la forza pubblica. Può sembrare una notizia di cronaca da relegare a qualche riga di quotidiani locali. Non è così. Questa esecuzione di sfratto è sintomatica di un problema generale, che è parte strutturale dell’aumento delle disuguaglianze, tenuto conto che, quasi sempre, i comuni non fanno nulla, spesso nella totale indifferenza. Questo mentre il Governo Meloni azzerando i fondi contributo affitto e morosità incolpevole ha innescato una bomba sociale nel ventre della sofferenza abitativa nelle nostre città. E’ il caso proprio di Sesto San Giovanni, dove da alcuni anni l’Unione Inquilini ha aperto una vertenza con l’Amministrazione Comunale, che vede il sostegno di sindacati, comitati, centri sociali, fino al Decano della Parrocchia locale.
La situazione di Sesto San Giovanni è emblematica della condizione di sofferenza abitativa strutturale che ormai non riguarda più solo le grandi metropoli, ma in rapporto agli abitanti investe allo steso modo medie e piccole città italiane, in particolare del centro nord, nelle quali la deindustrializzazione ha prodotto aumento della disoccupazione, della precarietà, lavoro povero: da qui deriva il 90% delle sentenze di sfratto emesse per morosità incolpevole, come nel caso di Hlima a Sesto San Giovanni, protagonista, assieme alla figlia undicenne, di questa storia scellerata. In questo caso l’incolpevolezza della morosità è stata certificata persino dagli uffici pubblici. Eppure non accade nulla. Hlima ha un reddito e addirittura due lavori ma la condizione di precarietà non le consente di essere accolta nel mercato privato, per mancanza di garanzie. Ha fatto tutte le domande ed è al numero 27 della lista dei servizi abitativi transitori.
Il comune di Sesto San Giovanni, sulla base della Legge 431/1998, potrebbe prendere direttamente in locazione un immobile e sublocarlo a Hlima, con un affitto sostenibile proporzionale al suo reddito, ma non lo fa. Il comune di Sesto San Giovanni ha circa 100 alloggi pubblici vuoti. Basta una passeggiata per Sesto per rendersi conto anche del degrado prodotto da decine di immobili vuoti e non utilizzati. Per esempio ci sono 4 “stecche” da centinaia di alloggi vuoti costruiti dai Caltagirone, mentre altri stabili vuoti sono in pieno centro della città.
Il comune di Sesto San Giovanni ha ricevuto diverse condanne dai Tribunali per comportamento discriminatorio e il sindacato ha avanzato un esposto alla Corte dei Conti per danno erariale, a causa degli immobili pubblici vuoti. Recentemente il Ministro dell’interno ha inviato una direttiva ai Prefetti sugli sgomberi, che prevede il dovere di presa in carico delle fragilità sociali, prima di effettuare l’intervento. Tra di esse, la prima ad essere citata è la presenza di minori. A Sesto sembra non muoversi nulla. Tranne che la solidarietà.
Il 25 settembre a Sesto San Giovanni è previsto, di fronte alla casa di Hlima, un grande presidio con sindacati inquilini, cittadini sfrattati, associazioni, partiti, realtà del volontariato laico e religioso. Per dare il senso di una lotta comune e solidale.
Il segretario nazionale dell’Unione Inquilini ha scritto al Prefetto di Milano chiedendo un intervento urgente per impedire atti irreparabili contro Hlima e sua figlia.
Non si può assistere fermi allo stillicidio quotidiano di sfratti. Intanto il Ministero dell’interno ritarda inspiegabilmente la pubblicazione dei dati degli sfratti del 2022, che doveva essere pronta già dal 30 giugno scorso. Un ritardo mai avvenuto negli anni scorsi.
Il sospetto che si voglia mettere la polvere sotto lo zerbino per non far vedere come la situazione è ulteriormente e clamorosamente peggiorata potrebbe non essere una malizia. Intanto impediamo a Hlima di andare per strada.