Stretta alle intercettazioni a “strascico”, divieto di trascrivere nei brogliacci sintetici quelle considerate irrilevanti, obbligo del giudice di stilare un nuovo provvedeimento per autorizzare gli ascolti. Al secondo tentativo il blitz di Forza Italia raggiunge l’obiettivo sperato. Dopo la marcia indietro di mercoledì sera, infatti, i berlusconiani hanno depositato nuovi emendamenti, riformulati rispetto a quelli poi ritirati, che limitano l’utilizzo di intercettazioni nelle indagini. Si tratta di 3 proposte, depositate al decreto Omnibus in votazione alle Commissioni Giustizia e Affari Costituzionali della Camera, che hanno come prima firma quella del capogruppo berlusconiano Tommaso Calderone e che hanno raccolto il sostegno anche di Enrico Costa, deputato di Azione.

La modifica sui brogliacci – Uno degli emendamenti approvati prevede il divieto di riportare le intercettazioni considerate “irrilevanti” ai fini dell’indagine nel verbale di trascrizione, che solitamente viene redatto dalla polizia giudiziaria. Una modifica che rischia di complicare le indagini. Intanto perché nessun pm potrà mai avere il tempo di ascoltare migliaia di ore di conversazione: quindi il compito di selezionare gli ascolti rilevanti sarà affidato totalmente al personale di polizia giudiziaria, che avrà un potere praticamente esclusivo, pur non conoscendo spesso il perimetro totale dell’indagine. L’emendamento approvato, tra l’altro, rischia di colpire anche il diritto di difesa. Visto che gli avvocati non hanno diritto di ottenere copia delle intercettazioni ritenuti irrilevanti, ma solo di ascoltarle, fino a oggi l’unico modo per cercare eventuali dialoghi che magari potevano dimostrare l’innocenza dell’indagato era quella di basarsi sulle trascrizioni sintetiche.

M5s: “Vulnus anche per la difesa” – Dopo l’approvazione della modifica voluta da Forza Italia, però, ai difensori non resterà che tentare di ascoltare migliaia e migliaia di ore d’intercettazione a caccia di un elemento favorevole: attività abbastanza complessa se non impossibile. “Questa nuova norma è priva di logica, dal momento che i brogliacci sono custoditi nell’archivio digitale e sono coperti dal segreto di ufficio. Non vi è dunque alcun pericolo che siano conosciuti da soggetti diversi dagli avvocati difensori. Altro che garantisti, siamo al cospetto di un governo che marcia senza fare sconti verso l’occultamento scriteriato, l’impunità dei potenti, l’intralcio dell’accertamento della verità”, attaccano i parlamentari M5s delle commisioni Giustizia, tra i quali ci sono anche gli ex magistrati antimafia Roberto Scarpinato e Federico Cafiero De Raho. Per i 5 stelle l’emendamento è “un grave vulnus proprio per la difesa degli indagati. Infatti, gli avvocati non hanno diritto a ottenere copia delle intercettazioni ritenute non rilevanti. Possono solo ascoltare, ma è impossibile ascoltare centinaia o migliaia di ore di intercettazioni. Quindi, la trascrizione sommaria delle conversazioni non rilevanti per loro è l’unica bussola per orientarsi nel mare magnum di elementi disponibili e individuare possibili conversazioni utili per il loro lavoro difensivo. In questo modo si assegna un potere esclusivo alle forze di polizia e al pm“.

Stretta sulle intercettazioni a strascico – Non è l’unico emendamento approvato tra quelli presentati da Forza Italia. Un’altra modifica impone al gip di autorizzare la richiesta di intercettazione avanzata dal pm “con autonoma valutazione”. Cioè non basterà più la semplice firma del giudice in calce al provvedimento come avvenuto sinora. Via libera anche all’emendamento che limita le intercettazioni ‘a strascico‘, cioè quelle ordinate per indagare su un reato ma che portano poi ad aprire inchieste su altre fattispecie e si operano spesso con l’utilizzo del trojan. La norma di Forza Italia modifica l’articolo 270 del codice di procedura penale, che ora risolta formulato in questo modo: “I risultati delle intercettazioni non possono essere utilizzati in procedimenti diversi da quelli nei quali sono stati disposti, salvo che risultino indispensabili per l’accertamento di delitti per i quali è obbligatorio l’arresto in flagranza”. Viene eliminata questa possibilità, invece, per i reati di cui all’articolo 266, comma 1, che include tra gli altri i delitti contro la pubblica amministrazione per i quali è prevista la pena della reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni. “La verità è che avete eliminato in questo modo la possibilità di continuare ad intercettare nel caso di reati contro la Pubblica amministrazione“, dice la deputata del M5S Valentina D’Orso.

Il gioco degli emendamenti sul trojan tra Camera e Senato – Nessun norma presentata da Forza Italia, invece, prevede esplicitamente una stretta all’uso del trojan. Soltanto ieri sera, infatti, il partito fondato da Silvio Berlusconi aveva accettato di ritirare l’emendamento cardine che limita le intercettazioni ambientali e l’uso del trojan solo ai reati di mafia e terrorismo, droga e traffico di migranti, eliminando dunque la legge Spazzacorrotti che ne estendeva l’utilizzo anche ai reati contro la Pubblica amministrazione. “C’é una presa di posizione precisa del ministro della Giustizia Nordio di presentare a breve una proposta che rielabora l’utilizzo delle intercettazioni e dei mezzi di captazione in maniera adeguata. Su questo, come partito di maggioranza abbiamo aderito alla richiesta di espungere altri emendamenti che potessero intralciare o non essere promotori di una riforma più complessa che Nordio ha annunciato di voler presentare in Parlamento”, ha spiegato Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera. Nei giorni scorsi il guardasigilli Nordio ha spiegato di essere in attesa della relazione sulle intercettazioni della commissione Giustizia del Senato prima di cominciare a studiare la sua riforma sugli ascolti telefonici. Quel provvedimento è stato approvato ieri e ha provocato polemiche visto che il berlusconiano Pierantonio Zanettin è riuscito a far inserire nella relazione l’invito al governo di valutare una stretta all’uso del trojan per reati contro la pubblica amministrazione: in pratica lo stesso concetto contenuto nell’emendamento ritirato alla Camera. Esce da Montecitorio, entra da Palazzo Madama.

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