Moda e Stile

Milano Fashion Week giorno 1, dalla sfilata-show di Marras con Marisa Berenson al tropical di Roberto Cavalli: ecco cosa abbiamo visto e cosa ci è piaciuto

La prima giornata della Milano Fashion Week ha visto sfilare, tra gli altri, Antonio Marras con la sua moda scenografica, Alessandro Dell'Acqua con l'essenzialità di Numero 21 e l'opulenza di Fausto Puglisi per Roberto Cavalli fino al glam di Diesel: quattro stilisti e quattro brand stilisticamente agli antipodi, uniti da un comune studio sulla sensualità contemporanea

di Ilaria Mauri e Massimiliano Sortino

Il primo giorno della settimana della moda di Milano, in scena da oggi fino a lunedì 25 settembre, inizia con Antonio Marras. Negli studi di via Mecenate, nella prima periferia della città, lo stilista ha presentato la nuova collezione Primavera/Estate 24 ricreando un set cinematografico e mettendo in scena una performance con protagonista Marisa Berenson. “Tutto quello che ho imparato, l’ho imparato dai film”, ci confida lo stilista nel backstage, visibilmente emozionato, prima che la sfilata abbia inizio. Il cinema, infatti, per lui è ispirazione e rifugio: “Uso la moda per raccontare – spiega – e l’ho imparato andando al cinema. Il cinema è infatti fonte inesauribile di storie, di sogni, di mood, di personaggi, di costumi, di set, di racconti di esistenze eccezionali o di straordinaria normalità”. E se è vero che il mondo del cinema e quello della moda sono entrambi forme di narrazione e intrattenimento visuali che trasportano lo spettatore in un universo parallelo, ecco che Marras inscena un viaggio nel tempo e nello spazio. Eccoci ad Alghero, in Sardegna, nel 1967, quando iniziarono le riprese del film di Joseph Losey “La scogliera dei desideri” con Elizabeth Taylor e Burt Lancaster. La passerella si snoda infatti tra quattro ambientazioni, come in un vero e proprio film, in cui la protagonista è una diva capricciosa interpretata da Marisa Berenson. Per lei lunghi caftani stampati e vestaglie dalle maniche a kimono, in netto contrasto con gli abiti bustier, le sottovesti preziose, i vestiti lunghi e i completi sartoriali indossati dalle modelle. I toni sono quelli propri della palette di Marras: il classico bianco, il nero e l’oro; a contrasto con ricorrenti tocchi di colore nelle sfumature della sua amata Sardegna, dal bruciato al beige, dal verde al rosso e l’azzurro. I tessuti sono leggeri e impalpabili, le modelle sembrano dive d’altri tempi. Marras gioca, come d’abitudine, con i contrasti, concedendosi una collezione fortemente couture. In perfetto equilibrio. La colonna sonora spazia dalle canzoni italiane degli anni ’60 alla potente “Experience” di Ludovico Einaudi, avvolgendo lo spettatore in un’atmosfera da Hollywood-Babilonia dove tutto è possibile, dove ogni desiderio è un ordine, dove l’inimmaginabile diventa quotidianità, basta pensarlo, scriverlo e girarlo. Marisa Schiaparelli Berenson si affaccia, girovaga, fluttua.

ROBERTO CAVALLI

È un viaggio verso mondi lontani anche quello immaginato da Fausto Puglisi, direttore creativo di Roberto Cavalli, che nel palazzo della Borsa di Milano ha ricreato l’atmosfera di una giungla tropicale, con tanto di vegetazione lussureggiante e cinguettii in sottofondo, in cui le modelle si muovevano come moderne amazzoni. Vittoria Ceretti, Mariacarla Boscono e le altre top aleggiavano in passerella quasi fossero creature mitologiche, affascinanti Arpie planate da altri mondi fantastici. In questa collezione Primavera/Estate 24 Puglisi ha riletto infatti i capisaldi dell’estetica sensuale e colorata del marchio fiorentino infondendogli un nuovo spirito contemporaneo. Bianca Jagger, Cher, Brigitte Bardot e Valentina Cortese diventano le icone a cui si ispira la donna di Roberto Cavalli per la prossima stagione. Ecco quindi abiti sfrangiati, pantaloni a zampa in stile ’70 che sembrano cuciti addosso, svolazzanti camicie annodate in vita e lunghi kimono dai toni sgargianti. I tessuti giocano con grafismi, pois e stampe tropicali nei colori del rosa, del verde lime, del rosso e del lilla. La piuma, segno distintivo del marchio, diventa il fil rouge dell’intera collezione: stampata sui kimono, applicata sui cinque tasche in denim e ricamata sugli abiti da sera. La donna Cavalli è altera come un fenicottero rosa, ammaliante come un uccello dalle mille piume colorate. La leggerezza della seta contrasta con la plasticità della pelle, le silhouette sono allungate e sagomate. Lo spazio si riempie di colori, di suggestioni, quasi fosse un giardino dell’Eden. Le borse sono piccole come scrigni preziosi o enormi, adornate da lunghe frange, create per esaltare quell’eleganza selvaggia che profuma di glamour, di spensieratezza e di libertà. Puglisi ha pienamente interiorizzato l’universo del fondatore della casa di moda, lo ha assimilato nel profondo delle sue cellule e adesso il Dna di Roberto Cavalli è anche il suo.

NUMERO21

Tutt’altra aria, invece, da Numero21, dove la pulizia e l’essenzialità regnavano sovrane. Il direttore creativo Alessandro Dell’Acqua ha voluto omaggiare la sua Napoli, portando in passerella la sua anima di città plurima e non lineare, le sue contraddizioni e le sue fascinazioni. L’aristocrazia che gestisce la popolarità, il popolo che si racconta con l’erotismo, miseria e nobiltà alla De Filippo. Un viaggio intellettuale che esplora e ricodifica l’immaginario legato alla cultura partenopea attraverso tessuti couture e chiffon goffrati, le referenze degli abiti da sposa e il rigore delle austere divise da vedova. Senza mai rinunciare ad un tocco di erotismo. Come designer, Dell’Acqua scandaglia, indaga e fantastica sulla vita quotidiana di una donna, provando ogni volta, collezione dopo collezione, a tradurre il tutto con la sua moda sensuale e delicatamente elegante. “Non ho paura di usare i cliché e di elaborarli: per me Napoli non è un’esperienza perché rappresenta le mie origini – spiega lo stilista -. Ho messo insieme l’animo aristocratico e quello popolano, la cultura e la carnalità, la finta moralità e la sfacciata sensualità naturale. Con un pensiero al Cristo Velato del Sammartini e un altro a San Lorenzo, il quartiere che contiene la Cappella Sanservero che lo custodisce, insieme a tutte le contraddizioni locali. Nascono da qui gli effetti di trompe l’oeil che non sono contenuti nell’immagine ma nella forma”. E la forma è quella che gli è propria, fatta di completi con golfini e gonne a tubino, minidress e impermeabili essenziali. Le scarpe restano il suo asso nella manica: quelle simbolo di questa collezione Primavera/Estate 2024 sono delle ballerine tempestate di maxi paillettes che scandiscono il passo con un “tic – tac” ipnotico. Dell’Acqua abbatte i cliché legati a questa città senza forzature né estremismi, ma con la stessa naturalezza con cui inserisce un piccolo strascico ad abiti e gonne. C’è una femminilità intrinseca e mai ostentata, un vestire che è il lessico colto di una donna sofisticata che fa della consapevolezza il suo punto di forza.

WEEKEND MAX MARA x ARTHUR ARBESSER

Si chiama Phantasie, la nuova Signature Collection di Weekend Max Mara per la Primavera/Estate 24 disegnata da Arthur Arbesser. Lo stilista austriaco, talentoso creativo che ha già collaborato in passato con importanti marchi del lusso, si è ispirato alla corrente artistica della Secessione e alla libertà di movimento degli abiti da ballo dei primi del ‘900. Il risultato, grazie anche al savoir-faire che da sempre contraddistingue MaxMara, ha dato vita a una serie di capi leggeri in seta, jersey e cotone, illuminati da paillettes e declinati nelle tinte del blu, del verde menta e del viola. “Vienna mi ha influenzato molto: un certo gusto per il rigore e la disciplina traspare dalle linee classiche e precise dei capi, mitigato da uno sguardo fresco e delicato”, confessa Arbesser durante la presentazione della nuova collezione Phantasie in una galleria d’arte a pochi passi dal quadrilatero della moda. “L’idea è quella di inserire questo patrimonio artistico ed estetico all’interno dei codici stilistici di Weekend Max Mara”. I capi della collezione sono fluidi e destrutturati come le giacche ispirate alle uniformi o le ampie gonne a quadretti che ricordano le piastrelle viennesi, i pantaloni e i top sono presi in prestito dal mondo dello sport, ma reinterpretati in chiave contemporanea, mentre la Pasticcino Bag, la borsa iconica del marchio, si tinge di colori accesi e materiali inaspettati.

DIESEL

Sotto la pioggia scrosciante, nella prima periferia di Milano, allo Scalo Farini, dopo essere stati ore in macchina a causa del traffico congestionato a causa del concomitante concerto di Paul Weller all’Alcatraz, abbiamo visto infine la collezione Primavera/Estate 24 di Diesel. Il marchio di proprietà di Renzo Rosso è abituato a fare le cose in grande. Per questa stagione, infatti, ha organizzato un vero e proprio rave a cui non ha invitato solo gli addetti ai lavori come stampa, compratori, influencer e celebrities, ma anche il pubblico. Più di seimila persone nei giorni scorsi, di cui mille e cinquecento provenienti dalle scuole di moda, si sono accreditate sul sito del marchio italiano e ieri sera hanno potuto partecipare alla sfilata. La collezione P/E 24 disegnata da Glenn Martens incarna appieno lo spirito del marchio: democratico e sperimentale. Una vera e propria festa che non si è conclusa ieri sera ma che continuerà per tutto il fine settimana tra concerti e proiezioni cinematografiche. In passerella il denim, materiale iconico di Diesel viene reinterpretato da Glenn Martens esaltandone l’aspetto vissuto, gli abiti in jersey sembrano sbiaditi dal sole, le canotte devoré sono distrutte dal tempo e le lunghe gonne a stampa manifesto hanno un aspetto volutamente usurato. L’approccio dissacrante dello stilista culmina in una serie di miniabiti trasparenti con intimo a vista esaltato da sapienti cuciture e colori contrasto. Lo spirito della collezione è proprio quello di un rave, di una festa musicale in cui si balla e ci si diverte molto come al Burning Man, il festival americano di otto giorni che si svolge nella distesa salata del deserto del Nevada. E proprio dai colori del deserto sembra prendere ispirazione la palette della collezione: sabbia, verde lime, oro, viola, giallo, azzurro, rosa e fango. Le modelle sfilano su tacchi vertiginosi incuranti della pioggia battente che bagna i loro corpi e conferisce una sensualità ancestrale trasformando la sfilata in una vera e propria performance. Una collezione che profuma di gioventù, di spensieratezza, di libertà e di voglia di divertirsi, molto Diesel, e che piace ai seimila invitati che – dopo aver applaudito e aver commentato positivamente ogni abito – si gettano in pista pronti a ballare tutta la notte.

Milano Fashion Week giorno 1, dalla sfilata-show di Marras con Marisa Berenson al tropical di Roberto Cavalli: ecco cosa abbiamo visto e cosa ci è piaciuto
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