Raggiunto telefonicamente da Il Giornale, ha raccontato le ultime ore di Gianni Vattimo prima della morte ad 87 anni all’ospedale di Rivoli (Torino)
“Nell’eredità di Gianni tutti sanno cosa c’è”. Il 40enne brasiliano Simone Caminada, raggiunto telefonicamente da Il Giornale, ha raccontato le ultime ore di Gianni Vattimo prima della morte ad 87 anni all’ospedale di Rivoli (Torino), diversi ricordi della vita insieme e infine ha sottolineato con serenità i dettagli dei lasciti economici dell’ex compagno. “Quest’anno avremmo festeggiato i 14 anni insieme: un terzo della mia vita. Quando ci siamo conosciuti, io navigavo a vista. Arrivavo a Torino dopo uno spettacolo con i bambini dello Zecchino d’oro”, ha spiegato Caminada aggiungendo che all’inizio aveva sostituito l’autista di Vattimo nei suoi viaggi in Val di Susa per supportare i movimenti No Tav. Poi da lì nacquero sentimenti, intesa e una lunga relazione. “Tutti sanno cosa c’è in quell’eredità, nella polizza vita (da 450mila euro, ndr) di cui sono beneficiario al 40%, nel tesoretto (orologi, opere d’arte, quadri, il taccuino di Fidel Castro, ndr). Vedremo il dafarsi, come per la casa”, ha spiegato Caminada.
L’ex compagno del filosofo ideatore del concetto del “pensiero debole” ha ricordato che l’accanimento giudiziario nei suoi confronti – finito con una condanna, sospesa, per circonvenzione d’incapace – fosse dovuto da una “geriatra che non è mai stata né geriatra né amica di Gianni (…)che ci era stata presentata da una psicologa alla quale ho dato molto fastidio. Era lei che lo faceva sentire depresso, lo voleva sempre per terra”. Del resto afferma Caminada “la pena è stata sospesa perché sono stato accusato di essere in potenza di commettere il reato, non di averlo commesso. Cinque anni di sofferenze inutili”.