Nessun comunicato è stato diffuso dal quartier generale di Simico – Società Infrastrutture Milano-Cortina 2026 – nella giornata del 20 settembre, come era stato invece annunciato, visto che scadevano i termini per la presentazione delle offerte della procedura negoziata per l’appalto di costruzione della pista da bob. Soltanto un laconico accenno al fatto che si starebbe lavorando intorno ad una ipotesi, per cercare di convincere i colossi dell’edilizia italiana a imbarcarsi in quella che appare sempre più come una lotta contro il tempo e contro i budget per realizzare un impianto contestato da numerose associazioni perché troppo costoso e impattante. Intanto gli ambientalisti si sono dati appuntamento a Cortina per domenica 24 settembre, con la manifestazione “Ultima chiamata”, mentre il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra ha annunciato un esposto all’Anac per far luce sulla legittimità delle procedure seguite.

LA FUMATA NERA – Il silenzio di Simico (che ha due sedi a Roma e una a Cortina) è molto simile a una fumata nera in una vicenda che sta diventando sempre più grottesca. A fine luglio la gara per l’appalto da 81 milioni e mezzo di euro (in realtà l’impegno finanziario complessivo è di 124 milioni di euro) era andata deserta. Nessuna offerta, la pista era stata snobbata. Così al commissario straordinario del governo, Luigivalerio Sant’Andrea, non era rimasto che ricorrere alla procedura negoziata (articolo 76 del Codice degli appalti) invitando direttamente alcune imprese e aspettando che arrivassero le offerte. Per questo era stata fissata come scadenza la data del 20 settembre alle 12. Poi si sarebbe dovuta formare una commissione per valutare le proposte e procedere all’affidamento “all’operatore economico che ha offerto le condizioni più vantaggiose”. Siccome Simico ha dichiarato che – “nella massima trasparenza”- si sarebbe data comunicazione dell’esito della procedura è evidente che questa non ha avuto il risultato sperato. Se ci fosse un’offerta valida, sarebbe già insediata la commissione di valutazione per non perdere ulteriore tempo. Secondo “Il Sole 24 Ore” sia WeBuild (ex Impregilo-Salini) che Pizzarotti non sarebbero interessati alla realizzazione. Secondo indiscrezioni si starebbe cercando di farli lavorare assieme, così da recuperare risorse tecniche e lavorative, nella speranza di ridurre i tempi.

MANCANO 869 GIORNI – Come indica l’orologio nella homepage di Fondazione Milano Cortina 2026, all’inizio dell’Olimpiade mancano 869 giorni. Per costruire la pista da bob ne servono 807, ma l’impianto dovrà essere messo a disposizione del Cio prima. Infatti il 15 novembre 2024 dev’essere pronta la pista (senza copertura) con l’impianto di refrigerazione funzionante e le tre partenze (uomini, donne, Juniors) al grezzo, così da consentire i precollaudi e l’omologazione tra gennaio e febbraio 2025. Questa è una prima data non trattabile, perché soltanto d’inverno si potrà verificare se il tracciato di gara (per bob, slittino e skeleton) è stato costruito a regola d’arte e funziona. La seconda data è quella di metà novembre 2025, quando tutta la pista dovrà essere finita, con tribune, strade di accesso, sistemazione del verde, rifinitura del centro stampa e degli edifici. Si tratta di una lotta contro il tempo che nessuna impresa sembra intenzionata ad affrontare, neppure WeBuild che pure è impegnata con il governo (e il ministro alle infrastrutture Matteo Salvini) nel progetto del Ponte di Messina. La pista da bob è stata fortissimamente voluta dal governatore leghista del Veneto Luca Zaia, che l’ha difesa da tutte le critiche e l’ha considerata “il simbolo iconico” delle Olimpiadi. Sia Giovanni Malagò, presidente del Coni, che il ministro allo sport Andrea Abodi hanno sempre sostenuto (anche se il Cio aveva invitato a rivedere la scelta) che la pista sarà fatta a Cortina, anche se non hanno nascosto qualche preoccupazione. In ogni caso, l’Italia farebbe una figuraccia se dovesse cambiare i piani quando mancano poco più di due anni dalle Olimpiadi. I vertici del Coni hanno sempre respinto l’ipotesi di utilizzare l’impianto di Innsbruck (che dovrà essere restaurato) messo a disposizione dagli austriaci con la richiesta di un contributo di 15-20 milioni di euro. In ogni caso sono in arrivo nei prossimi giorni i funzionari del Comitato Olimpico Internazionale per verificare lo stato della situazione. A quel punto sia Fondazione Milano-Cortina che Simico dovranno scoprire le carte.

ESPOSTI E MANIFESTAZIONI – Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra, ha intanto annunciato un esposto. “Lo invieremo all’Autorità nazionale anticorruzione per chiedere verifiche sulla regolarità delle procedure di affidamento dei lavori di costruzione della pista di bob a Cortina, un’opera inutile e devastante”, ha dichiarato. “Vogliamo sapere, in particolare, se sussistano le condizioni per l’applicazione dell’articolo 32 della Direttiva appalti, quello che prevede la procedura negoziata senza bando. Proprio la procedura degli inviti mirati è stata seguita dal commissario straordinario Sant’Andrea, dopo che la prima gara d’appalto è andata deserta. A nostro avviso, invece, era necessario un nuovo avviso esplorativo nel rispetto della trasparenza e a garanzia della concorrenza e perciò chiediamo ad Anac di intervenire”. Un’interrogazione parlamentare è stata presentata anche dai Cinquestelle, con il deputato Enrico Cappelletti e la senatrice Barbara Guidolin, che chiedono lumi sull’abbattimento di ettari di bosco, sul costo complessivo finale del nuovo sliding centre e se sia stata valutata l’offerta dell’amministrazione di Innsbruck. Per domenica 24 settembre è annunciata a Cortina una manifestazione di protesta contro il progetto di utilizzare 7 ettari e mezzo di bosco ai piedi delle Tofane per la pista, con uno sconvolgimento ambientale a due passi dal centro di Cortina. E’ organizzata dal gruppo Cortina Bene Comune e ha già raccolto l’adesione di numerose associazioni che qualche giorno fa, dopo un incontro a Milano con Fondazione, hanno annunciato di abbandonare i tavoli di discussione, vista l’inutilità nell’affrontare i temi ambientali. Tra le tante voci di protesta c’è anche quella di don Luigi Ciotti, cadorino di nascita. “Le Olimpiadi vanno fatte, ma le cattedrali nel deserto no. Non possiamo sprecare nemmeno un euro, figuriamoci 124 milioni…”.

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