di Michele Sanfilippo

Ascolto spesso Quante Storie condotto dall’ottimo Giorgio Zanchini che presenta, sempre con grande competenza e partecipazione, libri spesso interessanti. Nella trasmissione del 20 settembre ha presentato il libro di Giulio Boccaletti che si chiama: Siccità. Un paese alla frontiera del clima. Boccaletti è direttore scientifico del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici ed è uno dei massimi esperti mondiali.

Consiglio a tutti di vedere la trasmissione durante la quale, provo a riassume in moto molto sintetico, Boccaletti sostiene che tutti gli interventi fatti nel tempo per gestire il sistema idrogeologico italiano si basano sulla nostra esperienza storica. Oggi, purtroppo, i cambiamenti climatici sono tali da rendere obsoleto il patrimonio di conoscenze accumulato e, quindi, tutte le nostre politiche sono diventate insufficienti e obsolete. Se vogliamo affrontare le sfide che il cambiamento climatico ci sta ponendo occorre capire bene le tendenze attuali e immaginare nuove politiche che dovranno essere adottate.

La frammentazione dei poteri che gestiscono i territori rappresenta un ostacolo perché il problema è globale e va affrontato con misure omogenee e coerenti nell’ambito di tutti i territori coinvolti, che riguardano la gestione della rete idrica, la salvaguardia dei boschi, l’orientamento delle tipologie di coltivazioni. Queste lucide considerazioni di Boccaletti mi hanno fatto pensare che questi problemi non possono essere né affrontati né tantomeno risolti dal mercato.

Sono tanti, troppi anni che la politica ha fatto un passo indietro rispetto all’economia di stampo neoliberista. E’ stato accettato praticamente da tutti, soprattutto dai partiti della sinistra storica, che lo Stato deve fare un passo indietro rispetto al mercato che, senza vincoli, deve poter spostare i propri investimenti lì dove conviene.

A mio avviso pensare che sarà il mercato a risolve i problemi del surriscaldamento globale è pura follia. Anche perché, a ben vedere è proprio il mercato il maggior responsabile del problema. Gli allevamenti intensivi, i disboscamenti fatti senza discrimine, in consumo di suolo, l’inquinamento provocato dai motori che usano idrocarburi, solo per fare alcuni esempi, sono tra le cause principali del cambiamento climatico.

È necessario uscire dalla dittatura dell’economia di mercato e abbracciare un’economia per l’uomo e per l’ambiente in cui vive.
Se vogliamo salvaguardare il futuro delle prossime generazioni è necessario prendere decisioni politiche condivise a livello globale e smetterla di cercare di salvare il proprio orticello perché o ci salviamo tutti o non si salva nessuno.

Come dice Boccaletti, tutti possiamo fare la nostra parte perché la politica si interessa di questi problemi solo se gli elettori lo fanno.

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