di Mario Agostinelli, Alfiero Grandi, Jacopo Ricci, Massimo Serafini*
Il ministro Pichetto Fratin si gonfia come la nota rana e si autodefinisce il ministro più nuclearista che ci sia mai stato. Contento lui se la vedrà con il predecessore Scajola che aveva fatto approvare la legge che poi il referendum popolare del 2011 ha bocciato a grande maggioranza. L’attuale ministro, che sta all’ambiente come la volpe al pollaio, sembra consapevole che ben due referendum popolari in Italia hanno detto no al nucleare e dimentica che la Germania ha chiuso definitivamente le sue centrali elettronucleari.
Pichetto Fratin balbetta di un nucleare diverso da quello bocciato dai referendum e fa esempi ridicoli, ignorando che la sostanza del nucleare disponibile oggi è la stessa di prima e che non basta attaccargli un cartellino con un altro numero definendolo di nuova generazione per renderlo più sicuro. Le centrali nucleari sono un rischio in sé come ricordano, purtroppo, quelle ucraine che da tempo provocano incubi e terrore a causa dei rischi della guerra.
Gli obiettivi di aumento delle rinnovabili dell’Italia sono trascurati da un ministro che pensa solo all’enorme affare che rappresenterebbe la costruzione di una centrale nucleare, senza curarsi dei pericoli per l’ambiente e le persone. Eppure, sono depositati al Ministero molti progetti di investimenti nell’eolico, soprattutto off shore, come nel caso di Civitavecchia e sarebbe possibile rilanciare con un vero piano il fotovoltaico estendendo investimenti come quello di dell’Enel in Sicilia che cerca di contrastare la subalternità verso altri paesi dell’Italia e dell’Europa nella produzione dei componenti necessari per la costruzione degli impianti ftv.
Il ministro non si occupa del rispetto degli obiettivi in materia di rinnovabili ma si preoccupa degli interessi delle lobbies del fossile e del nucleare.
Questo governo non è solo conservatore ma ha la testa all’indietro ed è subalterno ai gruppi che hanno interessi sulle fonti energetiche fossili dimenticando che se l’Italia vuole raggiungere una maggiore autonomia deve puntare sulle energie da fonti pulite e rinnovabili, tutte senza esclusione, e spingere sull’acceleratore, altrimenti i disastri ambientali cresceranno e arriveremo al 2030 nel modo peggiore.
Giorgia Meloni dovrebbe porsi il problema se questo ministro che colloca il governo su posizioni tanto arretrate in materie decisive come ambiente ed energia sia compatibile con l’interesse dell’Italia. In ogni caso il referendum sul nucleare ci sarà se reso necessario da qualche trucco del governo per un ritorno al passato. Elettrici ed elettori possono, se necessario, ribadire ancora una volta che il nucleare in Italia non si farà.
* Osservatorio sulla transizione ecologica, promosso da Laudato Sì, Coordinamento Democrazia Costituzionale, NOstra, Ambiente Lavoro