Dieci giorni dopo lo strappo nel Pd ligure, con 31 esponenti che hanno lasciato il partito per seguire Carlo Calenda, Elly Schlein incassa il ritorno di Sergio Cofferati. L’ex segretario della Cgil si è infatti presentato questa mattina a Genova, nel circolo di Portoria, per fare la tessera del partito. “Rientro per dare un segnale”, ha detto a Repubblica Genova, “questo nuovo corso del partito ha bisogno di sostegno. Il renzismo è finito”. Il primo a dargli il benvenuto su Twitter è stato Arturo Scotto: “E’ una notizia importante. Significa che lo spazio per le battaglie sul lavoro e sui diritti si allarga e coinvolge personalità storiche della sinistra e del sindacato”.
Cofferati rappresenta un pezzo della storia recente della sinistra: segretario Cgil ai tempi della grande manifestazione del Circo Massimo contro l’abolizione dell’articolo 18, fondatore del Pd, già europarlamentare e sindaco – ribattezzato “sceriffo” dai suoi detrattori – di Bologna. Sempre lui lasciò i dem nel 2015, in pieno epoca di dominio di Matteo Renzi. La rottura avvenne dopo la sconfitta alle primarie per le Regionali in Liguria tra accuse di irregolarità alla sfidante Raffaella Paita (ora in Italia viva) e proteste per il “silenzio” dei colleghi di partito. Segue l’impegno con Sinistra italiana e la candidatura con Liberi e Uguali alle politiche del 2018 (senza essere eletto). Da allora è stato tra le voci che hanno spinto per l’apertura e il dialogo con il Movimento 5 stelle.
Il rientro di Cofferati arriva proprio mentre alcuni dei big contestano a Elly Schlein di avere una linea troppo a sinistra e che rischia di farle perdere pezzi al centro. Lei, intervistata alla Festa del Fatto quotidiano, ha ribadito (provocando altri malumori) che a sbagliare è chi vuole spostarsi verso il centro e rinnegare le nuove battaglie: “C’è un’agenda che unisce anche le varie sensibilità del Pd”, ha detto. “Credo che sia sempre un dispiacere quando qualcuno decide di andare via, ma se ci rendiamo conto che qualcuno può non sentirsi a casa in un Pd che si batte per l’ambiente, i diritti e il lavoro di qualità, allora forse l’indirizzo lo aveva sbagliato prima“.
Mentre c’è già chi si affretta a parlare di crisi della nuova leader, il segnale di Cofferati è destinato a non passare inosservato: parla dentro il partito, ma anche a chi si muove fuori dal Pd. Per Paita, ora coordinatrice nazionale di Italia viva, il ritorno del sindacalista tra i dem sarebbe la prova che ormai i riformisti non sono più i benvenuti nel partito: “Se ne andò in polemica con il Jobs Act e con lo stampo riformista del Pd di Renzi, torna oggi che il Pd con Schlein è diventato un partito massimalista”, ha dichiarato. “Il Pd non può più essere la casa dei riformisti”. Paita non ha dubbi: il Pd così “si sposta su posizioni di estrema sinistra“.