“Io parlo con lei ma sto tremando dalla paura”. Antonio Parrinello, rappresentante il Comitato dei giovani agricoltori di Marsala e Petrosino, lo dice con un filo di voce mentre spiega i gravi danni subiti dalle viti a causa dei cambiamenti climatici. Le copiose piogge fuoristagione di maggio e giugno, seguite poi dalle ondate di calore record nel mese di luglio, hanno danneggiato in maniera irreversibile i raccolti della provincia di Trapani. L’effetto è che nel 2023 le aziende agricole della zona hanno perso circa il 60/65 per cento del raccolto dell’uva: un danno enorme. “Non avevamo mai visto niente del genere, siamo nati col caldo, ma le temperature raggiunte quest’estate hanno provocato danni senza precedenti. Ci hanno rovinati”. Un’esasperazione che riguarda tutti gli agricoltori e influenza anche altri settori economici del territorio, dato che la produzione vitivinicola è la principale realtà imprenditoriale della zona. Una situazione che il sindaco di Marsala, Massimo Grillo, definisce come “drammatica“: “Perfino il vescovo – spiega il primo cittadino – ha scritto una lettera accorata e sarà con noi il prossimo 22 settembre per lo sciopero, il primo che si ricordi, di tutto il comparto: la vendemmia si fermerà per un giorno e non era mai successo, ma la preoccupazione è altissima ed è condivisa da tutti nel territorio”.

Il fatto è che l’anomala ondata di caldo del mese di luglio ha praticamente bruciato più della metà delle vigne della zona. Danni enormi per gli agricoltori che in questi luoghi, tra Marsala e Petrosino, si sono riuniti in cantine sociali. Di solito il mese di settembre è quello della vendemmia, che però quest’anno avrà un giorno di stop in segno di protesta per l’assenza di aiuti da parte della politica. Uno vero e proprio sciopero che dovrebbe durare soltanto un giorno ma “poi dipenderà dalle risposte, se non ne avremo si andrà ad oltranza”, sottolinea il sindaco. A fronte dei danni provocati da eventi climatici sempre più estremi, infatti, lo stanziamento del governo per aiutare il territorio è di un milione di euro: una cifra che per gli agricoltori non è sufficiente a coprire il disastro. “Abbiamo danni per 100 milioni di euro ma dal governo regionale o da quello nazionale non abbiamo avuto alcuna risposta. Ci sono molte parti dei nostri campi dove non abbiamo raccolto nulla: zero assoluto. Con un milione possiamo comprare le caramelle”, attacca Parrinello. Ad aggravare il danno causato dal clima c’è infatti la peronospera, un fungo che attacca le viti e che prolifera con gli sbalzi di temperatura. Il boom di luglio, quando per più di due settimane le temperature hanno superato i 40 gradi con percentuali di umidità elevatissime, unite alla peronospera hanno dunque assestato un colpo duplice alla produzione dei campi. È per questo che 25 sindaci, 15 presidenti di cantine sociali, 8 sindacati e tre deputati regionali (Cristina Ciminnisi del M5s, Nicola Catania di Fdi, e Dario Safina del Pd), hanno scritto una lettera a Renato Schifani, presidente della Regione, a Luca Sammartino, assessore all’Agricoltura e alla prefetta di Trapani, Filippina Cocuzza, chiedendo un intervento urgente.

Alla politica si è rivolto pure il vescovo di Mazara del Vallo, Angelo Giurdanella: “Ho nei miei occhi i volti preoccupati dei contadini, che ho incontrato visitando le comunità ecclesiali, per le frequenti piogge nel mese di maggio e giugno, e per la forte umidità, che aveva fatto proliferare la peronospora, che colpisce la vite nelle parti più tenere e verdi. La speranza del raccolto, i trattamenti preventivi ripetuti e poi, invece il disastro, per l’ondata di calore che anche i più anziani tra voi non ricordano. In ogni pianta tanti grappoli sono stati bruciati, asciugati da questo forno che ha avvolto ogni cosa”. Il presule sottolinea come la crisi della zona sia legata al fenomeno dei cambiamenti climatici: “Non è più possibile negare, almeno che non si anteponga l’ideologia alla scienza, che siamo di fronte ad un cambiamento climatico globale, per lo sfruttamento sconsiderato delle risorse della terra e per il consumismo sfrenato di cui noi tutti siamo responsabili”. Non si posso negare, secondo Giurdanella, neanche “le implicazioni sociali, economiche del cambiamento climatico: sicuramente una delle più grandi sfide che la politica siciliana deve assumere, con un occhio privilegiato verso le fasce più deboli che in questo momento, sono anzitutto gli agricoltori e i lavoratori dei campi”. Nella sua lettera il vescovo esorta “tutta la compagine sociale e politica a individuare al più presto con vera equità e imparzialità, le soluzioni adeguate per risollevare il settore vitivinicolo, pensando a degli aiuti straordinari per l’immediato ed a riforme strutturali per il futuro, e soprattutto attuarle avendo nel cuore solo il bene comune. In particolare, faccio appello a tutte le forze sane, perché, aprendo tavoli di confronto, si possano individuare vie concrete e condivise”.

Pure Giurdanella parteciperà alla manifestazione del 22 settembre, quando la vendemmia si fermerà e un corteo partirà dalla fontana del vino di Marsala, che per l’occasione sarà colorata di rosso. Una protesta per chiedere al governo di Giorgia Meloni d’intervenire per evitare il disastro agli agricoltori trapanesi: “Avevamo calcolato dei danni climatici, avevamo stimato di perdere il 20/30 per cento della produzione ma non avremmo mai potuto pensare a un disastro simile”, spiega ancora Parrinello. Invece, è arrivato “Caronte e tutto il nostro sudore, il lavoro di un anno, gli investimenti, tutto rovinato in pochi giorni”. E per questo che il Comitato dei giovani agricoltori chiede aiuto: “Ma siamo stati lasciati completamente da soli”.

Foto di archivio

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