E’ ufficiale, sarà a Portofino la prima strada d’Italia intitolata a Silvio Berlusconi. Il sindaco Matteo Viacavia alla fine ce l’ha fatta grazie alla Prefettura di Genova che ha dato il nullaosta alla deroga al limite dei 10 anni dalla morte per “aver servito la nazione”. E pazienza se era stato condannato per frode fiscale (per 470 milioni di euro) e se fino a ieri nel negozio del sindaco richiedente si vendevano impunemente capi contraffatti. Vista la concomitanza dei due fatti, forse era la “strada” giusta.

Viacava si era mosso subito dopo la morte del premier anche grazie ai suoi buoni rapporti con Piersilvio Berlusconi che a Portofino è di casa. Si parla già della cerimonia di inaugurazione fissata dal sindaco per il prossimo 14 ottobre. Via Silvio Berlusconi” sarà un tratto di strada pedonale sul quale l’ex leader di Forza Italia era solito passeggiare negli anni ’80, quando da Villa Olivetta (sua prima residenza estiva a Portofino, oggi di proprietà degli stilisti Dolce e Gabbana) raggiungeva la piazzetta del borgo ligure.

La notizia è tale da surclassare l’altra, vale a dire i guai del sindaco colto sul Fatto che ha rivelato come da anni la rivendica di souvenir del sindaco in Piazza delle Libertà smerciasse capi contraffatti che imitano grandi griffe della moda. A caldo si era difeso sostenendo che la merce non fosse contraffatta ma “un prodotto artigianale” e la pubblicazione solo un meschino “attacco di natura politica” ordito ai suoi danni: “Forse qualcuno ce l’ha con me per quella storia della via da dedicare a Berlusconi. È tutta una montatura”. Ma allora, perché far sparire le borse vere e non l’articolo falso? Perché due giorni dopo al Secolo XIX Viacava racconterà di aver verificato di persona e chiesto da chi gestisce il suo negozio “di togliere dalla libera vendita questo materiale e non acquistare più gli accessori dal fornitore in questione. Cosa che è già avvenuta”.

Una storia clamorosa, che tutti i giornali hanno ripreso e non può certo esser sfuggita certo alla Prefettura che, tra le altre cose, coordina le Forze di Polizia, cioè quelle chiamate impedire reati come la contraffazione e la vendita di marchi non autorizzati. Abbiamo chiesto al prefetto Renato Franceschelli se era stato valutato questo “particolare”, ad ora non è giunta risposta. Evidentemente che quel commercio illecito avvenisse da anni proprio nella rivendita di souvenir del sindaco, a due passi dal comune che amministra dal 2016 non ha contato per la “pratica B.”.

La notizia della strada surclassa anche le polemiche che ne erano seguite l’indomani dello scoop, con l’opposizione in Regione che chiedeva spiegazioni e il consigliere Ferruccio Sansa le dimissioni. Il governatore Giovanni Toti, contattato dal Fatto, aveva difeso l’amico sindaco (“il migliore che Portofino abbia mai avuto”) demandando ogni accertamento alle autorità competenti. Peccato che non se ne abbia notizia, e non perché le autorità di pubblica sicurezza siano inerti.

A Genova lo scorso giugno sono stati sequestrati 150mila capi contraffatti in un laboratorio abusivo in via Prè. Borse, pochette, vestiario. L’operazione – scrive l’Ansa – era condotta dalla Polizia Giudiziaria-Reparto sicurezza urbana della Polizia Locale dopo indagini durate mesi che hanno permesso di arrestare il titolare, straniero, reo di “commercio di materiale contraffatto”. A Portofino la rivendita di articoli abusivi del sindaco è stata attiva per anni sotto gli occhi di tutti, compresi vigili ed elettori. In effetti per B., forse, non c’era strada migliore.

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