Cultura

Capri, non solo lusso e riccanza: così il Festival Internazionale celebra l’anima profonda dell’isola

Un evento che fonde teatro, musica e poesia, e che proprio grazie all’oculata selezione delle sue manifestazioni ci ha guidati alla scoperta dell’anima più profonda di quest’isola

di Ilaria Mauri

Capri è un’isola sospesa tra il mito e la realtà, un luogo dove il tempo sembra sfumare tra le rocce e le acque cristalline. Il viaggio via mare per approdarvi è catartico. Tutto lo stress e tutti i pensieri restano sulla terraferma. All’arrivo si è travolti dalla frenesia dei turisti, dai colori abbaglianti delle vetrine dei suoi negozi. I tanti stimoli sensoriali inducono come in stato d’ebbrezza. Ma basta addentrarsi un poco per gli stretti vicoli, lasciandosi alle spalle il glamour dell’iconica “piazzetta” e i bagliori delle vetrine dei negozi di lusso, per scoprire la vera magia di quest’isola. Quando il sole si riflette nelle acque della Grotta Azzurra o la brezza ci scompiglia i capelli sulla cima del monte Solaro, sembra facile credere che il canto delle Sirene abbia risuonato tra queste rocce, tentando Ulisse nel suo leggendario viaggio. È il suono delle onde che si infrangono sugli scogli, il sussurro del vento tra le antiche rovine romane e il richiamo delle insenature nascoste lungo la costa. Un canto antico che parla di storia, di cultura e di natura incontaminata. È un richiamo che risuona nei vicoli delle Marine fin su ad Anacapri, dove la vita quotidiana si mescola con il mito, facendo breccia nel cuore di chiunque vi metta piede, proprio come il canto delle Sirene ha fatto con Ulisse millenni fa.

È un campanello irresistibile, una pericolosa tentazione che affascina e seduce, che attrae e insidia. E non c’è sua rappresentazione migliore che il flamenco, la danza della tentazione e del corteggiamento. Il flamenco è un’arte che sprizza passione, un ballo ardente che invita a cedere all’emozione del momento. Così come Ulisse non poteva resistere al canto delle Sirene, chi si immerge nel flamenco è trasportato da una forza irresistibile, come un incantesimo che lo lega al ritmo e al movimento. Ecco perché il debutto nazionale del Barcelona Flamenco Ballet in “Flamenco Reborn” nel Chiostro Grande Certosa di San Giacomo durante la terza edizione del Festival Internazionale di Capri – Il Canto delle Sirene è stato oltremodo potente. La compagnia diretta da David Gutiérrez e Paula Reye ha portato in scena proprio l’immagine di queste danzatrici, moderne sirene intente a indurre in tentazione un uomo, il loro Ulisse. Uno spettacolo inedito e sui generis, che ha ipnotizzato il numeroso pubblico presente nel cortile del monastero più antico dell’isola e che è stato uno degli appuntamenti chiave del ricco cartellone del Festival Internazionale di Capri, la rassegna culturale ideata e curata dall’attore e regista Geppy Gleijeses. Un evento che fonde teatro, musica e poesia, e che proprio grazie all’oculata selezione delle sue manifestazioni ci ha guidati alla scoperta dell’anima più profonda di quest’isola.

Perché se oggi a finire alla ribalta delle cronache sono i vip che la scelgono per il fascino della sua dolce vita, un tempo questo luogo luogo è stato il buen retiro di artisti, pittori e poeti, che qui trovavano fonte inesauribile di ispirazione. Come Rainer Maria Rilke, che scrisse parole intrise di sensibilità e profondità mentre contemplava Capri. Ne sono prova le sue elegie ma anche le lettere e i racconti che trasmise ai suoi amici raccolti nel testo declamato da Marilù Prati al tramonto, in una ancora calda domenica di metà settembre, nell’intimità del Chiostro Piccolo della Certosa. La nota attrice ha fatto sintesi di alcune delle sue liriche più belle tra cui “Canto del mare”, “Un vento di primavera”, “Tramonto del sole” dando vita ad uno spettacolo delicato ed emozionante.

E mentre Marilù intonava i versi del grande poeta, alle sue spalle si stagliavano gli sguardi fieri delle tante star del cinema che hanno collaborato con Franco Zeffirelli. Si tratta delle opere della mostra fotografica “I divi e le dive di Zeffirelli”, realizzata in collaborazione con la Fondazione Franco Zeffirelli e diretta dal figlio del grande regista, Pippo. Attrici e attori di fama internazionale che hanno fatto la storia di Hollywood, molti dei quali sono stati – tra l’altro – habitué dell’isola, contribuendo alla costruzione di un connubio indimenticabile tra la settima arte e la bellezza naturale di Capri. Tutt’altra sorte, la loro, rispetto a quella toccata al drammaturgo francese Molière. Ce l’hanno raccontata venerdì 15 settembre Alessio Boni e Alessandro Quarta nella prima assoluta di “Jean-Baptiste Poquelin detto Molière”. La loro è stata una appassionata dichiarazione d’amore per il teatro e per la sua libertà di espressione che, sin dall’antichità, è stata invisa al potere. E l’hanno fatta portando in scena con grande trasporto uno spettacolo al contempo comico e tragico sulla storia del più grande attore e autore del Seicento francese: il figlio di un tappezziere parigino, in arte Molière.

E, seguendo il fil rouge del teatro, ecco che domenica 17 settembre siamo arrivati sulla terrazza dell’iconica Villa San Michele ad Anacapri, la dimora di Axel Munthe. Qui, in un clima familiare e conviviale, tra aneddoti e ricordi personali dei presenti e storie preziosissime di vita vissuta, si è tenuta la cerimonia di consegna della prima edizione del premio Titina De Filippo e Luigi De Filippo, omaggio intimo a due icone del teatro italiano che il direttore Geppy Gleijeses ha fortemente voluto, insieme alle famiglie degli eredi De Filippo. I riconoscimenti alla carriera sono andati a Mariano Rigillo e Milena Vukotic, mente attori della stagione 22-‘23 sono stati riconosciuti Vanessa Scalera e Carlo Buccirosso.

Adesso l’appuntamento è per venerdì 22 settembre al Teatro dello storico hotel Quisisana, quando la scena si accenderà con la prima dello spettacolo “Donna Lucia Morgano e Zum Kater Hiddigeigei”, in cui a vestire i panni del protagonista sarà proprio Geppy Gleijeses insieme alla grande Marisa Laurito. Poi, il 23 settembre, sulla suggestiva Terrazza della Canzone del Mare a Marina Piccola, il palco diventa il regno di due virtuosi pianisti, Ramin Bahrami e Danilo Rea, per il concerto straordinario “Bach in the Moonlight”. Quindi il 24 settembre ci sarà il gran finale nella Piazza San Nicola di Anacapri. Il sipario sulla terza edizione del Festival calerà infatti con la prima nazionale dello spettacolo “Arbasino show”. Un tributo di Iaia Forte e Tommaso Ragno ad Alberto Arbasino e al suo “Fratelli d’Italia”: “Abbiamo scelto di portare in scena Arbasino perché è uno scrittore italiano, e perché ci piacciono le figure non convenzionali”, spiegano Forte e Ragno. “La sua intelligenza, la sua lingua e la sua ironia ci sembravano perfette per uno show che ci fa pensare ad un avanspettacolo acido e contemporaneo”.

Insomma, questo Festival è un’ode all’arte e alla cultura, perché la musica, la poesia, il teatro sotto le stelle di Capri hanno qualcosa di speciale. “Fare teatro nei luoghi più teatrali del mondo è un privilegio”, spiegava il direttore artistico Geppy Gleijeses tre anni fa quando ha creato la kermesse. “E’ un atto d’amore nei confronti dell’isola, desideriamo che in questo luogo dove si svolgono eventi esclusivi di brand internazionali e si viaggia a Rolex e resort, ci sia un ritorno alla Capri luogo mentale, sogno collettivo, cultura a disposizione”.

Perché non importa chi tu sia o da dove tu venga: quando Capri ti cattura con il suo canto silenzioso, ti rimane nel cuore come un’esperienza indimenticabile. Un’isola che continua a ispirare, come ha fatto con Ulisse e le Sirene millenni fa, e che continuerà a incantare anche le generazioni a venire.

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