Eduardo Lizalde, una delle voci più originali del Messico e del continente latinoamericano, è un poeta che è riuscito a iniettare nella poesia spagnola contemporanea quella ferocia, quella disperazione e collera che lacera le pareti dell’anima e innesta grinfie di amaro e dorato odio. È impossibile dissociare l’immagine del “Tigre” dall’opera e dalla figura di Lizalde. La fiera sorge, cresce e illumina le sue poesie. Essa è l’identificazione dello stesso poeta e, allo stesso tempo, l’immagine universale della disgrazia amorosa, un animale dall’eleganza sdegnosa, ma anche uno spettro doloroso, una creatura patetica e malata, tantalica, sofferente e flagellata.
E.C.
POEMA DEL AGUA BLANDA
El viejo guerrero Aquiles,
era un hombre invulnerable,
pero uno de sus talones
era débil; lo demás
de su cuerpo semejaba
una armadura de carne,
una concha que lo hacía
parecerse a la tortuga;
y además, como el guerrero
fue un rápido corredor,
Aquiles era una mezcla
como de liebre y tortuga.
En la carne de los pobres
no sólo el talón es frágil:
ellos tienen todo el cuerpo
construido con talones;
por todas partes el hambre
los puede herir, pues carecen
de la coraza de Aquiles:
lentos son como tortugas,
vulnerables como liebres.
Pero no siempre el hierro ha de vencer.
Las rocas han dado al agua tantos cortes,
que la han hecho más líquida, más blanda,
han dejado tan débil su epidermis
que es muy fácil herirla:
la lengua del venado hiere el agua
sin siquiera sangrar,
una sola mirada indiferente
penetra varios metros en el agua
más turbia;
pero, a la larga, el agua,
espumosa y repentina como el perro bravo,
hace huir a las rocas del océano
hasta la costa,
las redondea y las pule para que a nadie
muerdan sus filos.
POESIA DELL’ACQUA DOLCE
Il vecchio guerriero Achille
era un uomo invulnerabile,
ma uno dei suoi talloni
era debole; il resto
del suo corpo assomigliava
a un’armatura di carne,
una conchiglia che lo faceva
sembrare una tartaruga;
e poi, siccome il guerriero
era veloce nella corsa,
Achille era come un misto
di lepre e tartaruga.
Nella carne dei poveri
non solo il tallone è fragile:
essi hanno tutto il corpo
costruito con talloni;
la fame li può ferire
ovunque, perché non hanno
la corazza di Achille:
sono lenti come tartarughe,
vulnerabili come lepri.
Ma non sempre il ferro deve vincere.
Gli scogli hanno fatto all’acqua tanti tagli
da renderla più liquida, più dolce,
le hanno lasciato la pelle così debole
che è molto facile ferirla:
La lingua del cervo ferisce l’acqua
senza neanche sanguinare,
un solo sguardo indifferente
penetra per diversi metri nell’acqua
più torbida;
ma, a poco a poco, l’acqua
schiumosa e repentina come un cane feroce
fa fuggire gli scogli dall’oceano
fino alla costa,
li arrotonda e li leviga perché le loro punte
non mordano nessuno.
***
Hay un tigre en la casa
que desgarra por dentro al que lo mira.
Y sólo tiene zarpas para el que lo espía,
y sólo puede herir por dentro,
y es enorme:
más largo y más pesado
que otros gatos gordos
y carniceros pestíferos
de su especie,
y pierde la cabeza con facilidad,
huele la sangre aun a través del vidrio,
percibe el miedo desde la cocina
y a pesar de las puertas más robustas.
Suele crecer de noche:
coloca su cabeza de tiranosaurio
en una cama
y el hocico le cuelga
más allá de las colchas.
Su lomo, entonces, se aprieta en el pasillo,
de muro a muro,
y sólo alcanzo el baño a rastras, contra el techo,
como a través de un túnel
de lodo y miel.
No miro nunca la colmena solar,
los renegridos panales del crimen
de sus ojos,
los crisoles de saliva emponzoñada
de sus fauces.
Ni siquiera lo huelo,
para que no me mate.
Pero sé claramente
que hay un inmenso tigre encerrado
en todo esto.
C’è un tigre nella casa
che lacera all’interno chi lo guarda.
Ha solamente artigli per colui che lo spia,
e solo può ferire all’interno,
ed è enorme:
più lungo e più pesante
di altri grossi gatti
e predatori pestiferi
della sua specie,
e con facilità perde la testa,
odora il sangue anche attraverso il vetro,
dalla cucina fiuta la paura
nonostante le porte più robuste.
È di notte che cresce:
mette la testa di tirannosauro
sopra un letto
col muso che gli pende
ben oltre le coperte.
Il dorso si dilata per tutto il corridoio,
da parete a parete,
e solo arrivo al bagno strisciando sul soffitto,
come attraverso un tunnel
di fango e miele.
Non guardo mai l’alveare solare,
i favi anneriti dal crimine
dei suoi occhi,
i crogioli di saliva avvelenata
delle sue fauci.
Non lo annuso neppure
affinché non mi uccida.
Però so chiaramente
che c’è un immenso tigre segregato
in tutto questo.
***
EL AMOR ES OTRA COSA, SEÑORES
Uno se hace a la idea,
desde la infancia,
de que el amor es cosa favorable
puesta en endecasílabos, señores.
Pero el amor es todo lo contrario del amor,
tiene senos de rana,
alas de puerco.
Mídese amor por odio.
Es legible entre líneas.
Mídese por obviedades,
mídese amor por metros de locura corriente.
Todo el amor es sueño
‒el mejor áureo sueño de la plata‒.
Sueño de alguien que muere,
el amor es un árbol que da frutos
dorados sólo cuando duerme.
L’AMORE È UN’ALTRA COSA, SIGNORI
Ci si abitua all’idea
fin dall’infanzia,
che l’amore è una cosa favorevole
messa in endecasillabi, signori.
Però l’amore è tutto l’opposto dell’amore
con i seni di rana
e ali di porco.
Si misuri l’amore solo attraverso l’odio.
Tra le righe è leggibile.
Si misuri dalle banalità,
si misuri l’amore con il metro d’ordinaria follia.
Tutto l’amore è sogno
‒ il miglior aureo sogno dell’argento ‒.
Sogno di uno che muore,
è un albero l’amore che dà frutti
dorati solamente quando dorme.
Eduardo Lizalde (Città del Messico, 1929) è considerato uno dei più grandi poeti messicani del XX secolo. Ha occupato diversi incarichi culturali e attualmente dirige la Biblioteca Nazionale del Messico. Ha pubblicato diversi libri di poesia, tra i quali: Caza mayor (1979), Tabernarios y eróticos (1989), Rosas (1994) e Otros tigres (1995). Ha riunito la sua opera poetica in Nueva memoria del tigre. Poesía 1949- 2000 (2005). Nel 1984 ha ottenuto la borsa di studio della Fondazione John Simon Guggenheim. Ha ricevuto numerosi e prestigiosi premi, come il Premio Xavier Villaurrutia nel 1969, il Premio Nacional de Poesía Aguascalientes nel 1974, il Premio Nacional de Lingüística y Literatura nel 1988, il Premio Iberoamericano de Poesía Ramón López Velarde nel 2002, la Medalla de Oro de Bellas Artes nel 2009 e il Premio de Poesía Federico García Lorca en 2013.