Che l’attuale compagine governativa fosse sensibile alle istanze del mondo venatorio è cosa ormai nota. Ma che si arrivasse a certi livelli francamente erano in pochi anche solo ad immaginarlo. Il massimo (ma solo fino ad ora…) è rappresentato da una serie di emendamenti che la maggioranza di centro-destra ha presentato nell’ambito della discussione attualmente in corso presso il Senato (commissioni riunite 8ª e 9ª) sulla “Conversione in legge del decreto-legge 10 agosto 2023, n. 104, recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici”.
Già il fatto che si presentino emendamenti in materia di caccia nell’ambito di un provvedimento che non la caccia non c’entra nulla grida vendetta, anche se ormai è una prassi consolidata. Così come il fatto che tali emendamenti sono stati presentati all’ultimo momento, impedendo una loro discussione e consultazione nell’ambito dei soggetti interessati. Ma è nel merito che si supera ogni limite.
Intanto c’è la famosa questione dei pallini di piombo, quelli che l’Unione Europea, per ovvi motivi di inquinamento ma anche di salute pubblica, vieta nelle zone umide, questione che già il governo ha tentato di aggirare con una circolare interpretativa bocciata dal Tar Lazio. L’emendamento limita la portata della norma europea a circa un terzo delle zone umide del nostro Paese. Tra l’altro quelle già comprese in parchi, riserve e oasi di protezione, ove la caccia di fatto è vietata… E comunque (perché correre rischi inutili?) il reato viene depenalizzato.
Un altro emendamento prevede che i calendari venatori (che le Regioni approvano ogni anno per definire cosa, quando e quanto cacciare) non sia più sottoposto al parere dell’Ispra (l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, il massimo organismo scientifico pubblico che si occupa nel nostro Paese di fauna selvatica). Ovvio, l’Ispra dà fastidio: si era permesso, in numerosi casi, di contestate i provvedimenti regionali che prevedevano abbattimenti eccessivi o al di fuori del periodo in cui logica impone che si possa intervenire….
E poi alle Regioni verrebbe concessa la possibilità di inserire, nell’elenco delle specie cacciabili, anche quelle protette a livello nazionale, mentre pure l’arco temporale in cui i cacciatori possono divertirsi potrebbe venire esteso oltre il canonico settembre-gennaio. Con grande soddisfazione, giusto per fare un esempio, degli uccellatori lombardi, che così potranno continuare a fare strage di fringuelli, peppole ed altri piccoli uccelli. Però questa volta senza nemmeno il rischio di essere colti in flagranza di reato.
Infine, poiché ultimamente troppi ricorsi delle associazioni ambientaliste sono stati accolti da numerosi Tar (tipo il Tar Lombardia), ecco che si prevede l’inapplicabilità delle norme cautelari per questi casi. In pratica, i ricorsi verranno discussi dopo mesi dalla loro presentazione, a stagione venatoria già conclusa… E sarà veramente una grande soddisfazione sapere che migliaia, forse milioni di animali sono stati massacrati in spregio alle leggi vigenti.
Concludo: la caccia è una partita anacronistica e devastante per l’ambiente naturale. Eppure, benché sia praticata da un numero sempre più esiguo di persone, il potere politico è del tutto prono ai desideri di questa lobby, anche ai più vergognosi e improponibili. E in generale, purtroppo, maggioranza e opposizione, con pochissime eccezioni, si trovano d’accordo.