È una rubrica decisamente proustiana Ti ricordi e infatti nella descrizione il richiamo alle madeleine c’è. Perché nella recherche di Proust il dolcetto è il mezzo per evocare il passato, e cos’altro è se non una squisita madeleine calcistica il gol di Akpa Chukwu che ha regalato il pareggio al Bari nei minuti finali della gara contro il Pisa. Alzi la mano chi (magari un po’ stagionato, magari tifoso del Bari, magari tutt’e due) non ha pensato al Chukwu che 24 anni fa vestiva la stessa maglia di Akpa. Già, era il 1999 e il Bari aveva già messo in fila due ottime annate in Serie A guidato da Eugenio Fascetti. Annate in cui il mercato, sull’asse Matarrese-Regalia, aveva portato al San Nicola giovani e stranieri in grado di brillare: da Nicola Ventola a Klas Ingesson, da Diego De Ascentis a Gianluca Zambrotta, da Daniel Andersson ovviamente ad Antonio Cassano. Nell’estate ’99 si punta di nuovo su questo mix, guardando al Sudamerica e in particolare al Cile da dove arriva il bravo Jaime Valdes e il decisamente meno bravo Pascual De Gregorio e sull’Argentina, prendendo il centrocampista Diego Markic.

La scommessa però arriva dall’Africa: si chiama Raphael Ndukwe Chukwu, nigeriano di 24 anni, centravanti ambidestro che segna a raffica con la maglia dei sudafricani del Mamelodi Sundowns. Arriva a Bari con la benedizione di Phil Masinga, e con diversi soprannomi promettenti: “Il treno”, o meglio “El tren” (da ricordare) e soprattutto “L’uomo dal tiro che uccide”. È un colosso, e pure Fascetti che ha la battuta sempre pronta lo accoglie chiedendosi “chi dirà a un gigante simile che deve andare in panchina?”. Ci penserà da solo Chukwu, ammettendo di essere in condizioni fisiche non eccellenti per via di un ernia ombelicale operata venti giorni prima che gli impone di non forzare troppo. Riceve l’ok a curarsi in Sudafrica, ma a quel punto si apre un tira e molla con la società biancorossa: non passa le visite mediche, o addirittura le rifiuta, in ogni caso per il club biancorosso non può giocare, con un alone di mistero che si leva attorno al calciatore. E chiaramente iniziano a circolare voci: si parla addirittura di sieropositività, mai confermata, ma col caso che sarà trattato anni dopo anche da Panorama in un’inchiesta sul binomio sieropositività e calcio. Per il Bari in ogni caso già nel ’99 sarebbe un capitolo chiuso, per i tifosi biancorossi “El Tren” è diventato “El traìn”, in dialetto barese il carretto trascinato dagli asini. A favore di Raphael però interviene la Fifa, per dire che il calciatore non va certo discriminato e deve giocare.

E in patria gioca, in effetti: la Nigeria lo convoca per la Coppa d’Africa 2000 e l’attaccante ripaga con una buona prova in semifinale e addirittura con un gol contro il Camerun nella finale che le Super Eagles perderanno ai rigori. Il Bari dal canto suo non può che prendere atto della sentenza Fifa, perciò pur mantenendo Chukwu in rosa lo gira in prestito alla sua ex squadra, il Mamelodi Sundowns dove Raphael gioca e segna. Sembrerebbe la strada da seguire fino alla scadenza del contratto ma a sorpresa nell’estate del 2001 i biancorossi decidono di puntarci, affrettandosi a comunicare dei superati problemi fisici del calciatore. Il suo nome (letto Ciucù) assieme a quello di un altro acquisto intanto arrivato a Bari (DouDou) diventa pure base del motivetto di un coro blasfemo (e per questo irripetibile) intonato contro Matarrese. Perché il Bari intanto è finito in Serie B: Chukwu gioca sedici partite, segna un gol contro l’Ancona che regala la vittoria ai galletti, confermato nell’anno successivo, segna un altro gol nel 4 a 1 rifilato dai pugliesi all’Udinese. Non sfonda in campo, ed è vittima di un episodio di cronaca tutt’altro che piacevole: in Nigeria il suo taxi viene bloccato da alcuni rapinatori che uccidono l’autista, mentre Raphael riesce a salvarsi. Dopo Bari passa in Turchia al Caykur Rizespor e poi torna al Mamelodi Sundowns in Nigeria, chiudendo la carriera. Oggi lo si legge perlopiù commentare le vicende dei calciatori nigeriani e della nazionale su media locali. E tornare alla mente di tifosi e appassionati involontariamente al gol di un altro Chukwu.

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