Varsavia ha fatto sapere a Kiev che non intenderà fornire ulteriori armamenti alle forze armate ucraine, impegnate ormai da oltre tre mesi nella (finora non efficace) offensiva contro le truppe russe, schierate lungo la Crimea e le Repubbliche separatiste.
La situazione sembrerebbe essere precipitata dopo che il presidente ucraino Zelensky aveva pesantemente redarguito, nella recente riunione all’ONU, alcuni paesi alleati accusandoli di non spendersi a sufficienza per fornire armamenti all’Ucraina.
Il governo polacco si è sentito chiamato in causa e ha prontamente convocato l’ambasciatore ucraino per chiedere chiarimenti. Le ragioni di tale nuova strategia sono state espresse dal primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, in un’intervista televisiva, in cui ha dichiarato che la Polonia non trasferirà “più armi all’Ucraina, perché ora ci stiamo armando, dobbiamo difenderci“.
Il fatto che la Polonia stia potenziando il proprio apparato militare è ormai cosa nota, il potenziamento è iniziato prima dell’invasione russa dell’Ucraina. Varsavia già da tempo ha assunto una postura, in ambito Alleanza Atlantica, estremamente rilevante per gli interessi americani in Europa Orientale.
La Polonia si appresta ad avere uno degli eserciti meglio equipaggiati della NATO. La componente corazzata sarà implementata con l’acquisizione, nel prossimo futuro, di 1.000 carri armati di ultima generazione sud coreani K-2 Black Panther, di cui 180 prodotti su licenza entro il 2026. Anche l’artiglieria semovente sta subendo una notevole ristrutturazione, con l’acquisizione di circa 120 obici AHS Krab, derivato dal semovente da 155/52 mm K-9 Thunder, prodotto dalla Corea del Sud Hanwha Defense.
Inoltre gli americani forniranno 250 carri armati M-1A2 Abrams SEPvᴈ, 32 cacciabombardieri di quinta generazione F-35A Ligthning ed elicotteri d’attacco, probabilmente gli AH-64E. Dal punto di vista dei corazzati sono numeri che non si vedevano in Europa dai tempi della Guerra Fredda.
Quindi Varsavia sta rifornendo i propri magazzini ma, al contempo, comunica agli ucraini di non avere più armamenti da fornire. Ma quanto materiale bellico è stato fornito dai polacchi a Kiev finora? Per quanto concerne i carri, l’Esercito polacco ha inviato ai militari ucraini circa 290 carri T-72 in varie versioni (T-72M; T-72A; T-72M1) e 14 Leopard 2A4.
Per quanto riguarda gli IFV (Infantry Fighting Vehicle), Varsavia ha fornito diverse decine di BMP-1, veicoli poco protetti e ormai obsoleti; così come i semoventi d’artiglieria 2S1 da 122 mm, consegnati in 20 esemplari ma rivelatisi poco efficaci contro l’artiglieria russa, dotata di sistemi monotubo e pluritubo assai più moderni e performanti. A questi vanno aggiunti 18 nuovissimi semoventi Krab e 20 lanciarazzi campali da 122 mm BM-21 Grad.
Insomma, a guardare questi numeri sembrerebbe che i polacchi abbiano inviato in Ucraina i loro vecchi armamenti, ereditati dal Patto di Varsavia, ormai obsoleti, per poterli sostituire con sistemi più moderni ed efficaci, ovviamente di fabbricazione occidentale.
La Polonia storicamente diffida dei tedeschi come dei russi, tuttavia nell’attuale contesto geopolitico è Mosca a destare le maggiori preoccupazioni. Oltre al conflitto in corso in una nazione confinante, i polacchi nutrono forti preoccupazioni nei confronti dell’enclave di Kaliningrad, a circa 150 chilometri da Danzica, una lingua di terra, staccata dalla madrepatria russa, proiettata verso il Baltico e circondata da paesi facenti parte della NATO.
Vista la particolare collocazione geopolitica, quindi, Mosca ha provveduto, nel corso degli ultimi anni, a rendere l’enclave di Kaliningrad quanto più “impermeabile” possibile ad un eventuale attacco delle forze dell’Alleanza, fortificandola con le cosiddette bolle A2/AD (Anti-access/Area-Denial), caratterizzate dalla presenza di sistemi missilistici antinave, antiaerei/antibalistici, antisom nonché sistemi EW e assetti navali, subacquei e aerei.
La possibilità che in futuro Kaliningrad diventi il terreno di scontro tra l’Alleanza (gli USA) e la Russia non è certamente da escludere. Dall’enclave, i russi potrebbero sferrare attacchi devastanti al territorio polacco, da qui l’esigenza di dare la priorità alla difesa nazionale piuttosto che continuare nelle forniture di armamenti a un esercito che al momento sembra lontano dalla vittoria sul campo.