Con Giorgio Napolitano “è venuto a mancare uno statista eccezionale e un vero patriota italiano”. Tra i messaggi giunti da tutto il mondo per la scomparsa dell’ex capo dello Stato spicca quello di Vladimir Putin, che ha voluto esprimere le proprie condoglianze con un telegramma inviato all’attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Incappando però in un rumoroso strafalcione biografico. “Napolitano lottò coraggiosamente contro il fascismo nelle file della Resistenza e poi ha servito fedelmente per molti anni il suo Paese, anche come presidente e in altre alte cariche governative”, scrive infatti il capo del Cremlino. “Godette giustamente del sincero rispetto dei suoi connazionali e della grande autorità internazionale. Ho avuto la fortuna di comunicare con quest’uomo meraviglioso in diverse occasioni e conserverò per sempre il suo caro ricordo“.

La “lotta” di Napolitano nella Resistenza è però un falso: l’ex inquilino del Quirinale non fu mai partigiano e anzi, negli ultimi anni della seconda Guerra mondiale – quando studiava Giurisprudenza alla Federico II di Napoli – fece parte del Guf, il Gruppo universitario fascista, pubblicando articoli di critica cinematografica e teatrale sul settimanale IX maggio. Anni dopo descrisse così quell’esperienza: “Erano un vero e proprio diluvio di energie intellettuali antifasciste, mascherato e fino a un certo punto tollerato”. Fu solo nelle ultime fasi della Liberazione che avviò una collaborazione sempre più stretta con gli intellettuali comunisti, aderendo al Pci alla fine del 1945.

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