di Toni Colloca
Si deve partire da lontano: governo Prodi 1996, Bassanini – ministro Funzione pubblica – propone un decentramento delle competenze, 2001 governo Amato: approvazione schiforma Titolo V della Costituzione.
Interpretazione: il neoliberismo imperante aveva la necessità di frantumare i poteri per ridurre la riottosità al trionfo del “mercato” quale unico arbitro del modello economico di sistema. Tutto diventa merce, mancano solo alcuni Beni Pubblici Collettivi da introdurre nelle logiche di mercato privatistico: i trasporti, la sanità, l’istruzione. Subito diventa chiaro che le privatizzazioni sono il grimaldello per scardinare i servizi pubblici. Si inizia dai trasporti: le Fs (ferrovie dello Stato) vengono spezzettate in Società per la spartizione mercantilista.
I vari settori vengono privatizzati e appaltati. Mancano ancora la Sanità e la Scuola pubblica per saziare gli squali. Si parte allora, lancia in resta, col recuperare un vecchio disegno ambizioso della parte confindustriale europea, far diventare “merce appetibile” la Salute e l’Istruzione. La destra ci prova con i governicchi berlusconiani, ma non osa andare fino in fondo perché si percepisce la possibile reazione popolare.
La cosiddetta sinistra, quella più reazionaria, come insegna la storia (Comune di Parigi, I guerra mondiale, quella sempre dalla parte del capitalismo), si incarica di cavare le castagne dal fuoco e con Berlinguer (!!!) inaugura la stagione infame dall’autonomia scolastica che attacca frontalmente alcuni capisaldi dell’istruzione pubblica, avviando il processo di aziendalizzazione della scuola e di mercificazione del sapere.
La scusa inventata è puerile ma molti ci cascano: l’autonomia dovrebbe servire a rendere le scuole più dinamiche, il mantra meno Stato più mercato ha fatto breccia.
I pidiessini, gli utili idioti del capitalismo neoliberista, si affannano e sbraitano contro quelli che non capiscono il valore dell’autonomia! Il fronte d’attacco è concentrico: da una parte, la regionalizzazione delle competenze con la moltiplicazione dei Centri di Potere, dall’altra il logoramento dei Servizi Pubblici (disinvestimenti, dequalificazione, impoverimento dei saperi, aumento dei tempi di attesa nella Sanità, sovraffollamento ospedaliero, carenza di personale). Questa progressione favorisce il mugugno, il malcontento, le frasi fatte: “è ora di piantarla col pubblico, meglio il privato!”.
Attraverso la regionalizzazione la Sanità viene progressivamente dirottata verso i servizi privati. Nell’istruzione il fenomeno incontra una maggiore resistenza, occorre quindi affinare la tattica: depotenziare l’istruzione modellandola su quella d’oltreoceano americanoide fatta di quiz e test insulsi, privando lo studente di ogni capacità argomentativa (deve solo rispondere a domandine a crocette!), lo stesso si fa con gli studi universitari: test, su test, su test.
Si fa riferimento al sapere di impresa (alternanza scuola-lavoro), lo studente deve essere addestrato tecnicamente (come negli Usa) ad essere una buona appendice del software (a che servono le capacità argomentative? Basta saper cliccare in modo adeguato il mouse!).
Se si vuole combattere veramente ed efficacemente contro l’autonomia, è importante capire che il fronte da combattere è molto ampio e che occorre una amplissima alleanza di cittadini e di personale pubblico per iniziare una lotta di resistenza contro il morbo neoliberista. scuola per scuola, facoltà per facoltà, ospedale per ospedale.