Al centro del dibattito c’è la quantità massima ammessa di BPA. Infatti, dopo cinque anni dall’ultima decisione che il braccio esecutivo dell’Unione europea aveva preso per limitare l’esposizione dei consumatori alla sostanza, una nuova misura si affaccia sul panorama legislativo europeo. Sembra infatti che, finalmente, si sia trovata la “quadra” sui limiti massimi consentiti di BPA utilizzato intenzionalmente per produrre imballaggi e materiali destinati al contatto con alimenti.
La novità è che, rispetto alla precedente valutazione del 2015, il gruppo di esperti dell’EFSA ha abbassato in modo significativo la soglia giornaliera tollerabile (DGT) del BPA, ovvero la quantità che può essere ingerita quotidianamente per tutta la vita senza rischi sensibili per la salute.
Nel 2015, gli esperti dell’Efsa avevano stabilito una DGT temporanea perché non erano state riscontrate delle evidenze chiare sui suoi pericoli, sottolineando la necessità di ulteriori dati sugli effetti tossicologici del BPA. Il riesame ha toccato la maggior parte di queste carenze e i restanti elementi di incertezza sono stati presi in considerazione nello stabilire la nuova DGT, fissata in 0,2 nanogrammi (0,2 miliardesimi di grammo), in sostituzione del precedente livello temporaneo di 4 microgrammi (4 milionesimi di grammo), per chilogrammo di peso corporeo al giorno. In altre parole, la nuova soglia giornaliera tollerabile per il nostro organismo è di circa 20mila volte più bassa!
Questi risultati dovranno ora trovare vari campi di applicazione che includono materie plastiche, rivestimenti, adesivi, inchiostri da stampa e gomme che entrano in contatto con gli alimenti, sia in ambito domestico che industriale. La misura sembra però che non potrà garantire l’assenza totale di BPA in materiali come carta e plastica riciclata usati in ambito alimentare, a causa della potenziale contaminazione dei flussi di riciclaggio, il cui input può contenere materiali non precedentemente idonei al contatto con alimenti.