Cinema

L’uomo che ha ispirato “Io Capitano” di Garrone: “Ho vissuto ogni orrore descritto nel film, con gli Oscar tutto il mondo vedrà il dramma dei migranti”

ESCLUSIVA FQMAGAZINE - Intervista a Kouassi Pli Adama Mamadou, attivista del Centro sociale ex Canapificio, e del Movimento migranti e rifugiati di Caserta, che con il racconto della sua esperienza ha dato un importante contribuito alla sceneggiatura del film

di Domenico Marcella

Non nasconde l’entusiasmo Kouassi Pli Adama Mamadou, Io Capitano di Matteo Garrone rappresenterà l’Italia nella corsa alle nomination per l’Oscar come miglior film Internazionale: “Sono felice perché questa pellicola che tratta il tema della libertà e della dignità dell’essere umano può influenzare positivamente tutto il mondo”. Il mediatore culturale – attivista del Centro sociale ex Canapificio, e del Movimento migranti e rifugiati di Caserta – con il racconto della sua esperienza ha dato un importante contribuito alla sceneggiatura del film che, senza retorica e perbenismo, ha lasciato il segno all’ottantesima edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, conquistando il Leone d’Argento per la Miglior Regia e il premio Mastroianni per il Miglior attore emergente consegnato a Seydou Sarr.

Quella di Mamadou è una narrazione intima, struggente, cruda: “Nel 2006, sono partito dalla Costa d’Avorio per la Libia, attraversando il deserto. Ho iniziato a lavorare come muratore. Dopo tre anni durissimi di schiavitù, sfruttamento e prigionia, durante i quali ho vissuto tutte quelle condizioni terribili che Matteo racconta nel film – fra torture e soprusi di ogni genere – ho deciso di imbarcami e mettermi in moto verso l’Italia per poter trovare una vita migliore”.

Ci racconti com’è andata?

Ci siamo imbarcati da Zuwara. Siamo stati tre giorni alla deriva. Il gommone a un certo punto si è spaccato e metà. Una donna, il suo bambino e un uomo sono morti. Noi ci siamo salvati perché dei pescatori di Mazara del Vallo hanno allertato la Guardia Costiera italiana, che ci ha fatto poi sbarcare a Lampedusa.

Scrivere ti ha inevitabilmente portato a rivivere quel dramma; non sarà stato emotivamente facile.

Per niente. Ammetto che a un certo punto la rabbia ha preso il sopravvento perché nessuno mai dovrebbe affrontare un prova così dura, spesso mortale. Questa ingiustizia, purtroppo, continua a ripetersi ogni giorno per tantissime altre persone che fuggono. Oggi vivo a Caserta, sono un sopravvissuto, e vorrei che questa fortuna venisse riservata a chiunque ambisce a un futuro migliore del proprio presente.

Io Capitano racconta in chiave realistica un’odissea migratoria fatta di orrori, pericoli e disperazione. Senza alcun paternalismo, Garrone ci mostra quel che accade prima dell’epilogo, puntando la macchina da presa sui due protagonisti nel tentativo di dar voce a chi solitamente ne viene privato.

Esatto. Ho scelto di contribuire alla realizzazione di questo film per far capire meglio alle ragazze e ai ragazzi che scelgono di partire dall’Africa che Libia e Tunisia non sono paesi sicuri in cui rifugiarsi a vivere, ma luoghi di terribili malvagità, e per sensibilizzare il pubblico europeo ai valori del salvataggio e dell’accoglienza.

In fondo, è nostro dovere, in quanto esseri umani, unirci al fianco di tutti coloro che subiscono delle ingiustizie, tendere la mano. Ma purtroppo…

Ma purtroppo alcuni paesi europei hanno adottato una politica di respingimento dello straniero. Lo fa anche l’Africa con i propri connazionali. In Italia, per esempio, la legge Bossi-Fini da vent’anni non favorisce l’accoglienza e l’integrazione ma genera soltanto disastri. Il presidente Mattarella, ha chiesto spesso di creare dei canali di ingresso regolari concedendo il visto a coloro che cercano lavoro. Questo aiuterebbe di gran lunga a contrastare la clandestinità e a combattere i trafficanti di esseri umani. Chi fugge lo fa per sopravvivere, non ha altra scelta. Mi dispiace che ancora questo non venga compreso dalla politica.

“Rifugiato”, “profugo”, “migrante”, immigrato. Tanti sono i termini per definire persone con una necessità precisa, ovvero quella di fuggire altrove contro la propria volontà. Ognuna di queste parole ha una sfumatura diversa ma per alcuni sempre tendente al negativo. La protezione nelle scuole di Io Capitano potrebbe sviluppare dei percorsi nell’ambito dell’educazione civica per sconfiggere il pregiudizio?

Me lo auguro, sì. Occorre costruire una cultura diversa; bisogna farlo proprio nelle scuole ‘ché hanno – insieme alle famiglie – un ruolo importante nei processi evolutivi, formativi ed educativi. Bisogna abbattere il muro razzista presente da anni e dar vita a una campagna che contrasti seriamente l’odio. Cito nuovamente il presidente della Repubblica che da anni invita a non escludere i figli degli immigrati, perché la cultura della diversità e della mescolanza va promossa, non ostacolata. È un percorso che tutti dovremmo fare.

Mamadou, oggi sei perfettamente integrato: lavori per il riconoscimento dei diritti dei più deboli, per la lotta al permesso di soggiorno, contro lo sfruttamento lavorativo.

Sì. Pensa che dopo dieci anni dal mio arrivo in Italia sono tornato nel mio Paese, la Costa d’Avorio, e a tutti i ragazzi che mi dicevano di voler partire rispondevo che l’Europa non era come quella che immaginavano. Ho consigliato loro di restare lì, perché la situazione oggi è molto più difficile, ma in molti non mi hanno ascoltato. Io ho avuto il coraggio di lottare, di resistere. Ho fatto l’immigrato, ho subìto il razzismo e lo sfruttamento lavorativo. Ma non mi sono arreso. Ho scelto così di stare con gli italiani che operano per dare voce a chi non ce l’ha. Lo faccio anche e soprattutto per aiutare le ragazze e i ragazzi africani a non farsi cadere nella rete della criminalità. Io ho aspettato per anni prima di avere il permesso di soggiorno, lavorando onestamente, e vorrei che il mio esempio possa guidare loro a come comportarsi in Europa. L’immigrato è un valore aggiunto per ogni società: infonde cultura e genera scambio e confronto. Non deve essere considerata una figura pericolosa o nociva.

Si parla, però, di un cambio di paradigma più severo, cinico e spietato.

Oltre a essere il primo paese di approdo, l’Italia si è rivelata essere negli anni la madre della buona accoglienza. E per questo dovrebbe adoperarsi per cambiare le politiche europee. Il modello SPRAR, per esempio, è vincente. Dal punto di vista giuridico, non è accettabile tenere in carcere persone scappate da fame, carenza di acqua, clima estremo e guerre civili. Rinchiudere per espellere è ingiusto. Il Governo dovrebbe ascoltare le realtà sociali che lottano per i diritti dei migranti, e non seguire gli echi feroci della propaganda. L’istituzione di nuovi CPR provocherà soltanto conseguenze negative che peseranno sul tessuto sociale. Credo possa essere più utile insistere con l’Europa per una redistribuzione equa dei migranti.

Stiamo parlando di politici che si ergono a difesa dei valori cristiani, che baciano i crocifissi durante i comizi e portano in mano il vangelo, ma che ignorano il richiamo costante all’umanità che arriva da papa Francesco. Tu, insieme a Matteo Garrone e al cast di Io Capitato, hai incontrato recentemente il Pontefice.

Sì, siamo stati ricevuti in Vaticano. Ci siamo intrattenuti con lui. Mi ha detto che anche la sua è una famiglia di emigranti, e ci ha confidato che questo tema genera in lui forti sofferenze. Dopo pochi secondi ho avuto l’impressione di parlare con un amico. Il Papa ha la capacità di mettere tutti a proprio agio. Mi ha colpito dal primo sguardo, come se mi guardasse dentro. Ha sempre parlato di umanità di accoglienza, chiedendo alla politica di non abbandonare le persone in difficoltà. Ma le sue parole non sono mai state ascoltate.

Mamadou, oggi hai una vita nuova rispetto al passato. Era questo quello che sognavi quando sei partito?

Sognavo di accedere in qualche modo a un futuro migliore, e ci sono riuscito. Ma questa fortuna ho scelto di metterla al servizio di chi ancora soffre perché vede negati i propri diritti. Le ingiustizie che ho vissuto sulla mia pelle mi portano a essere attento e ad aiutare chi è in difficoltà.

È quello che i politici dovrebbero fare. A proposito: ti farai mai tentare dalla politica?

Vuoi concludere in maniera complicata, vedo (ride). La risposta è no. Faccio l’attivista nella città in cui ho scelto di vivere (Caserta ndr), e preferisco continuare a essere un cittadino che lotta per la dignità del prossimo. La mia missione è questa.

L’uomo che ha ispirato “Io Capitano” di Garrone: “Ho vissuto ogni orrore descritto nel film, con gli Oscar tutto il mondo vedrà il dramma dei migranti”
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