Cronaca

Migranti, così gli scafisti su Tik Tok promuovono i viaggi verso l’Italia: “Barche con motori buoni, contattami su Whatsapp” (Video)

Se sei un migrante e vuoi arrivare a Lampedusa basta che tu abbia a disposizione uno smartphone per metterti in contatto con i trafficanti di esseri umani e acquistare un “biglietto” verso l’Europa. E le informazioni si trovano facilmente online. Ci sono molti profili social come @bozafree_sfax che si autopromuove con efficaci e concisi slogan in francese: “Barche buone con motori buoni, direzione Lampedusa, contattami su Whatsapp”, si legge. @hommeriche, invece, mostra una serie di barchini pronti a prendere il largo e aggiunge la scritta “coraggio soldati”. Parole chiave che sui social, in particolare Tik Tok, servono a far girare la notizia. Nei giorni scorsi l’isola di Lampedusa ha sopperito all’arrivo di oltre settemila persone in poche ore, alcuni di questi migranti li abbiamo incontrati in giro per l’isola o sugli scogli.

Parlando con chi è arrivato in queste ore, si risale molto facilmente alle persone che hanno contattato in rete per organizzare il viaggio. È anche così che i migranti entrano in contatto con gli improvvisati “agenti di viaggio”, su Tik tok. Sulla piattaforma social, i trafficanti reclutano scafisti e passeggeri con tanto di video con musichette per promuovere i loro “servizi ai naviganti”. Sono tantissimi i video che circolano in rete e alcuni dei migranti con i quali ci siamo confrontati ci hanno mostrato dal loro smartphone alcune chat con le organizzazioni criminali, con tanto di listino prezzi e optional in base alle proprie possibilità economiche.

Nei video dei trafficanti è possibile vedere i magazzini dove vengono costruiti e custoditi i precari barchini di ferro che per tanti migranti sono diventati una trappola di morte. Vengono mostrati i motori nuovi o usati e anche questo determina il costo del viaggio. Sugli stessi video pubblicati è possibile leggere il numero Whatsapp dei trafficanti in sovrimpressione, come una televendita grossolana, che al posto di materassi e pentole, vende senza scrupoli la speranza o la morte. “Preparazione della barca terminata, tutti in Tunisia chiamano me” e ancora “sempre barche nuove cercano passeggeri, e io cerco il capitano che può lavorare con me, coraggio soldati”, così vengono reclutati i “coraggiosi” scafisti, che in cambio di un viaggio gratis si mettono al timone, a volte senza aver mai visto il mare. E nell’epoca delle recensioni non possono mancare i video dei migranti che appena arrivati al porto o all’hotspot di Lampedusa, ringraziano soddisfatti i trafficanti per il servizio ricevuto. Marketing rudimentale ma efficace che garantisce ai trafficanti un business redditizio sulle spalle della povera gente.

La call to action avviene su Whatsapp o su Telegram. È in queste app di messagistica che i trafficanti propongono i loro servizi e relativi costi. I migranti possono scegliere se fare un viaggio “low-cost” partendo direttamente dalle spiagge tunisine, con il rischio di essere fermati già in partenza, e la barca devono spingerla loro dalla battigia al mare, oppure scegliere un viaggio che costa di più, venendo rilasciati in mare da 75 o da 35 miglia dalle coste italiane, e questo fa presupporre che ci sia una nave madre che lascia questi barchini al largo dalle coste tunisine. Tra gli optional con costi extra possono scegliere anche viveri e salvagente, la bussola non tutti la comprano perché usano quella digitale sullo smartphone. “Il prezzo non è trattabile e soprattutto no perditempo”, senza mezze misure, prendere o lasciare.

Il costo dalla Tunisia a Lampedusa varia dai 2000 ai 3000 dinari tunisini (600-800 €) e il denaro deve essere trasferito prima del viaggio con servizi tipo Moneygram. Alcuni dei trafficanti l’acqua per il viaggio la includono nel prezzo, ma il gasolio extra va pagato in più. Ai migranti che chiedono se il viaggio è rischioso, loro rispondono che anche quelli che volano in aereo corrono lo stesso rischio e che tutto dipende da Dio, musulmano o cristiano che sia, ognuno ha il proprio. Ogni viaggio presuppone che sia dominato dalla speranza che sempre più spesso diventa disperazione e a volte anche orrore. Secondo alcune delle testimonianze raccolte da ilfattoquotidiano.it, alcuni scafisti hanno ordinato ai migranti di buttare in mare donne, bambini e minori per “creare scompiglio e tensione durante le fasi di avvicinamento delle motovedette italiane”. Al momento non ci sono conferme, solo il numero di vittime che continua ad aumentare nel tentativo di raggiungere l’Italia.