Sempre più software e microchip (3 miliardi investiti entro il 2026) nel futuro di Bosch e della sua divisione Mobility, che prima della fine del decennio dovrebbe garantire ricavi attorno agli 80 miliardi di euro, quasi quanto l’intero giro d’affari del 2022 della multinazionale tedesca (88,2).
A trainare la crescita sarà l’elettromobilità, per la quale quale la società di Stoccarda conta di quadruplicare il fatturato e portarlo a 6 miliardi con il 2026: nel solo 2022 la produzione di componenti per veicoli a zero emissioni è lievitata del 50% e nell’anno in corso è previsto il raddoppio del numero dei motori fabbricati.
“Con le soluzioni Bosch per il software automotive, le auto saranno in grado di fare di più”, assicura Markus Heyn, numero uno della Bosch Mobility. Oltre che sul fronte della sicurezza, “il software è la chiave per un maggior comfort e sostenibilità”, insiste. Nelle auto elettriche “facilita la gestione connessa dell’energia e del calore” riducendo i tempi di ricarica (uno dei parametri che ne frenano la diffusione) fino al 20%.
“Nessun’altra azienda può eguagliare le soluzioni e la tecnologia per i veicoli definiti dal software in tutti i settori, dai computer di bordo alle soluzioni cloud, fino ai semiconduttori”, rivendica Bosch, che conta di raggiungere i 3 miliardi di fatturato nel 2026 solo grazie a computer per l’assistenza alla guida e all’infotainment. Un ritorno importante per una divisione che occupa 38.000 sviluppatori di software: nessun’altra azienda del settore automotive ne impiega tanti.
La stessa sicurezza trae beneficio da software sempre più raffinati che si integrano in maniera più evoluta con l’hardware. La multinazionale tedesca cita come riferimento la nuova generazione dell’ESP, il controllo elettronico della stabilità di cui ogni veicolo commercializzato in Europa deve essere equipaggiato di serie. Nell’ambito dell’aggiornato Vehicle Dynamics Control 2.0 interviene non solo sul sistema frenante, ma anche sul motore elettrico contribuendo a contenere lo spazio di arresto. Il risultato è che “l’azione correttiva richiesta al guidatore si riduce fortemente e, di conseguenza, aumenti la sicurezza su strada”. La tecnologia non è disponibile per gli automobilisti, ma Bosch la fornisce alle case automobilistiche che la possono integrare nel computer di bordo o nella centralina elettronica dell’ESP. In futuro sarà disponibile come pacchetto software indipendente e agirà anche sul telaio.
I nuovi software di Bosch sono destinati a trovare applicazione anche nella filiera garantendo la tracciabilità nelle catene di approvvigionamento e, fra le altre cose, abbattendo il tasso di scarto delle fabbriche, che la società indica attualmente tra il 10 e il 15%. Bosch ha cominciato a utilizzare l’intelligenza artificiale in una cinquantina dei propri stabilimenti per individuare errori o anomalie nella produzione automobilistica nella fase iniziale. A titolo di esempio cita il sito di Bursa, in Turchia, dove i costi di fabbricazione sono già stati tagliati “in modo significativo”.
Fra i primi 10 produttori semiconduttori per l’automotive, Bosch dichiara di non temere la riorganizzazione della rete di approvvigionamento annunciata prima dell’IAA di Monaco di Baviera dal gruppo Volkswagen nel campo dei microchip e, anzi, ritiene di poter incrementare il fatturato grazie al proprio ricco e mirato portafoglio.
I microprocessori vengono utilizzati anche per i sensori, che rappresentano gli “occhi” dei futuri veicoli a guida autonoma. Già nella sesta generazione di quelli radar, Bosch ha incorporato l’intelligenza artificiale che garantisce migliori prestazioni nella misurazione della distanza, delle alte velocità e della risoluzione angolare. Al salone tedesco la multinazionale ha presentato anche una nuova generazione di sensori a ultrasuoni. Tra le altre cose questi sofisticati dispositivi sono in grado di stimare l’altezza approssimativa di un ostacolo e, grazie alla triplicazione degli echi, riescono a rilevare più rapidamente e in maniera più affidabile pedoni e oggetti poco riflettenti.