Di sicuro c’è che in passato chi sentiva pronunciare da Matteo parole simili a quelle scritte nella lettera a Vaccarino aveva i giorni contati. “Con i morti che ho fatto ci si potrebbe riempire un cimitero”, si vantava il boss con gli amici, raccontando di aver cominciato a uccidere ancora minorenne, a 17 anni. Nelle famiglie di mafia il primo omicidio rappresenta un passaggio cruciale, una sorta di esame di maturità: dicono che al “battesimo del fuoco” fosse presente pure suo padre, l’impenetrabile don Ciccio. A quel primo morto ammazzato, ne sono seguiti almeno un’altra cinquantina. Compreso Nicola Consales, il vicedirettore del Paradise Beach di Selinunte, uno degli hotel preferiti da Messina Denaro e dai suoi. A Consales quei siciliani non piacciono: vorrebbe allontanarli dal suo albergo. Alla reception del Paradise, però, lavora una ragazza austriaca, una giovane bionda, alta e bellissima: si chiama Andrea Haslehner ma per tutti è semplicemente Asi. Diabolik non resiste, la nota, ci prova e Asi diventa la sua Eva Kant. Consales non ha capito nulla: rapito dalla bionda austriaca, le fa la corte, come tutti. Un errore che paga con la vita. Anche perché, evidentemente, quella tra Matteo e Andrea è una storia seria: staranno insieme almeno fino al 1993, ma gli investigatori sospettano che dopo, molto dopo: Matteo andrà pure a trovarla a Vienna. Nell’estate delle bombe i due andranno in vacanza a Forte dei Marmi e poi anche a Rimini. Con loro c’è un’altra coppia di giovani innamorati: Giuseppe Graviano e la sua futura moglie, Rosalia Galdi. Mentre Diabolik e Madre natura progettano le stragi, le ragazze fanno shopping. Anni dopo, agli investigatori che andranno a interrogarla su quella relazione, Asi dirà semplicemente: “A me Matteo sembrava un ragazzo simpatico, come tanti altri”. Più o meno la stessa frase pronunciata anni dopo dalle persone che frequentevano la clinica La Maddalena di Palermo: a medici e pazienti Messina Denaro si mostrava come un simpatico imprenditore agricolo, generoso e disponibile. Era assolutamente consapevole della sua identità, invece, Laura Bonafede, figlia dello storico capomafia di Campobello, una delle donne che lo ha accompagnato negli ultimi anni di latitanza. “È stato un gran peccato che il mondo non ti abbia compreso, chiunque ti ha conosciuto, non si dimenticherà mai di te. Mi reputo fortunata a far parte della tua vita”, scriveva la donna all’ex inafferrabile. Chi invece non ha mai detto una parola in pubblico sul suo uomo è Francesca Alagna, l’unica donna che ha dato una figlia a Matteo: si chiama Lorenza, come la nonna paterna, è nata quando suo padre era già un ricercato e per molti anni ha portato solo il cognome della madre. I pizzini trovati nel covo del boss a Campobello di Mazara raccontano che i rapporti del capomafia con la figlia non sono sempre stati idilliaci. Poco prima di morire, però, i due si sono riconciliati e il boss le ha dato il suo cognome. Ora si chiama Lorenza Messina Denaro.

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