“Bello consentire la vendita di sole auto a emissioni zero, ma non ha alcun senso misurare solo quelle prodotte allo scarico”: è con questa battuta che Lorenz Kiene si prepara a portare in tribunale l’Unione Europea. Kiene è l’amministratore delegato della Lühmann, società che commercia e distribuisce carburanti sintetici (e-fuel). E a cui lo stop europeo alla commercializzazione di vetture benzina e diesel, fissato al 2035, è evidentemente indigesto. Per il sopracitato ad, infatti, il pensionamento de facto dei motori bielle e pistoni, voluto da Bruxelles, è “guidato dall’ideologia, non dai fatti: le emissioni vanno quantificate durante l’intero ciclo di vita, anche nel caso delle elettriche”. Considerazione più volte sollevate dagli stessi costruttori e da molti addetti del settore e tradotte in un j’accuse legale dalla Lühmann.

Quest’ultima, oltretutto, potrebbe arrivare dinanzi alla corte inviperita pure dalla piega che sta prendendo la questione carburanti sintetici: gli stessi, secondo i piani inizialmente presentati, dovrebbero garantire la sopravvivenza dei motori tradizionali dopo il 2035. Tuttavia, il documento che stanno mettendo a punto in Europa circa le benzine green rischia di renderle una soluzione tecnica non percorribile. La questione, al solito, ruota attorno a cosa è considerato “verde” e a cosa non lo è: più precisamente, orbita attorno a quanta anidride carbonica è ritenuta accettabile e quanta no.

Ed è una battaglia in seno alle medesime istituzioni europee: in pratica, per la direzione generale per il Mercato interno (Dg Grow) gli e-fuel dovrebbero rispondere alla medesima direttiva che regolamenta le energie rinnovabili (Red) e che stabilisce che i carburanti sintetici, per essere considerati tali, debbano assicurare emissioni di CO2 inferiori del 70% rispetto a quelle generate dalla combustione delle benzine tradizionali. Ma la direzione generale per l’Azione per il clima (Dg Clima), di contro, ha chiesto e ottenuto (almeno per ora), di fissare la suddetta percentuale al 100%.

“Gli e-fuel, se prodotti da fonti rinnovabili, sono climaticamente neutri”, spiega Ralf Diemer della eFuel Alliance: “Durante la combustione, viene emessa solo la CO2 catturata con il processo produttivo. La normativa Red stabilisce di considerare nel calcolo dell’anidride carbonica non solo la fase di utilizzo del veicolo, ma anche elementi del trasporto, dello stoccaggio o della distribuzione dei carburanti: una riduzione delle emissioni del 100% è quindi quasi impossibile. Vale per tutte le tecnologie, compresa la mobilità elettrica. Fino a quando i trasporti e la distribuzione non saranno coperti dalle energie rinnovabili, è impossibile raggiungere un obiettivo di riduzione totale delle emissioni. Inoltre non è comprensibile su quale base la Commissione abbia scelto la percentuale del 100% (anziché quella del 70%, nda)”. La proposta della Commissione in questione, comunque, sarà soggetta al processo negoziale con le altre istituzioni europee, Parlamento e Consiglio, e quasi sicuramente farà nascere un nuovo braccio di ferro politico. Una matassa che, oltretutto, dovrà essere sbrogliata entro fine anno.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Auto elettriche, T&E: “Più piccole e che non costino più di 25 mila euro. Così l’Europa potrà competere con la Cina”

next