I medici specializzandi provenienti da tutta Italia hanno protestato ai piedi del Miur, il ministero dell’Istruzione e del Merito, per dire no ai salari bassi, alle ore di lavoro massacranti e per chiedere contratti aggiornati. Il presidio è stato organizzato dalle tre realtà maggiormente rappresentative della categoria ANAAO Giovani, ALS, associazione Liberi Specializzandi e GMI, Giovani Medici per l’Italia. “Attualmente siamo considerati studenti – spiega Antonio Cucinella, presidente di Giovani Medici per l’Italia, una delle tre sigle promotrici della manifestazione – noi invece vogliamo avere un contratto di formazione lavoro che venga regolato dal contratto collettivo nazionale area sanitaria”.
Diverse le storie raccontate in piazza come quella di Umberto, 26 anni, che dopo un anno di specializzazione in pediatria a Milano, ha deciso di lasciare a causa degli “orari molto pesanti”: “Dai 1650 euro di stipendio – spiega Umberto – bisogna togliere tutte le spese extra e vivere in città diventa insostenibile senza farsi aiutare dai propri genitori”. Lo “stipendio” di uno specializzando infatti oggi ammonta a 1.300 mensili al netto di tasse universitarie, Enpam, Ordine dei Medici e assicurazione obbligatoria, fermo, denunciano al presidio, al 1999. “Io stavo al reparto di ginecologia – racconta Sara di 26 anni che ha abbandonato la sua specializzazione dopo sei mesi – lavoravo anche 12 giorni di fila per oltre 80 ore a settimana. Al reparto mi è capitato anche di stare da sola. Una volta ad una signora che aveva una gravidanza extra tubarica è esplosa una tuba. Uno shock, soprattutto quando sei in una persona sola in reparto e sei una specializzanda al primo anno”.