L’Agenzia internazionale dell’energia, espressione dei paesi industrializzati dell’Ocse, ci crede ancora. Ed è forse rimasta l’unica. Contenere il riscaldamento globale entro la soglia degli 1,5 gradi centigradi è, secondo l’Aie, ancora possibile. “La crescita record dell’energia solare e dei veicoli elettrici mantiene gli obiettivi climatici mondiali a portata di mano”, afferma l’Agenzia sottolineando che la transizione energetica non richiede lo sviluppo di nuovi combustibili fossili a lungo termine. “Il percorso verso 1,5 gradi si è ristretto negli ultimi due anni, ma le tecnologie per l’energia pulita lo stanno mantenendo aperto”, ha dichiarato il numero uno Fatih Birol, invitando le nazioni a impegnarsi di più per allineare le politiche al limite più ambizioso e sicuro del riscaldamento globale previsto dall’Accordo di Parigi.
Le dichiarazioni dell’Aie sono peraltro un po’ ondivaghe. Non molto tempo fa lo stesso Birol aveva affermato che per salvare il pianeta dagli scenari peggiori sarebbe stato indispensabile azzerare da subito qualsiasi nuovo investimento in combustibili fossili. Cosa che è ben lungi dall’essere avvenuta. Le stime sui consumi di petrolio indicano un rallentamento dalla crescita ma non certo una diminuzione significativa con un consumo che resterà intorno ai 100 milioni di barili al giorno per molti anni a venire.
L’Agenzia aggiunge a questo punto che “Quasi tutti i Paesi dovrebbero accelerare il passo per raggiungere il traguardo della neutralità carbonica, le cosiddette “emissioni zero” (saldo tra Co2 emessa e “catturata”). L’Aie invita quindi i “Paesi ricchi” ad anticipare i loro obiettivi al 2045 e la Cina al 2050. Questa accelerazione, che comporterebbe un anticipo di 5 anni sugli obiettivi di neutralità carbonica fissati nella maggior parte dei Paesi sviluppati – tra cui Usa, Ue, Regno Unito e Giappone – e di 10 anni in Cina, è necessaria per contenere il riscaldamento globale”. Il superamento della soglia degli 1,5 gradi comporta l’innescarsi di fenomeni non di poco conto e in parte non del tutto prevedibili. Tra le principali conseguenze segnalate dagli esperti la perdita della barriera corallina, un aumento del livello dei mari fino a 56 cm, incremento di incendi e inondazione e un calo significativo della resa delle coltivazioni agricole. Birol ha criticato la recente decisione del premier britannico Rishi Sunak di rimandare le scadenze per la transizione verde del Regno Unito. Anche la Svezia ha allentato i suoi impegni riducendo gli stanziamenti per il cammino verso una maggiore sostenibilità.