Lo sciopero Usa dell’auto sta rompendo il sistema Marchionne: e la cosa ci riguarda da vicino
Lo sciopero ad oltranza dei lavoratori degli stabilimenti Usa della Ford, della General Motors e di Stellantis ci tocca molto da vicino. Innanzitutto la piattaforma rivendicativa varata dal sindacato dell’auto UAW tocca la sostanza delle condizioni nelle quali in tutto l’Occidente, e ancora di più in Italia, è precipitato il mondo del lavoro.
La prima richiesta sono aumenti retributivi del 40%. Per capirci questo vorrebbe dire in Italia almeno 750 euro di aumento al mese. È vero che il contratto dei lavoratori dell’auto avrebbe una durata di 4-5 anni, ma comunque un aumento di queste dimensioni inciderebbe profondamente sul reddito dei lavoratori.
La seconda richiesta è la riduzione dell’orario settimanale a32 ore pagate 40. Da tempo si discute, e qua e là si sperimentano, riduzioni di un orario di lavoro che nell’Occidente è fermo da trent’anni, dalle 35 ore in Francia, che seguivano quelle della Germania. Negli ultimi anni l’orario degli stabilimenti industriali è di fatto aumentato, tra flessibilità, obbligo di turni disagiati, straordinari.
Ora negli Stati Uniti i lavoratori dell’auto tentano quel salto verso la settimana lavorativa di quattro giorni, che sarebbe il primo vero cambiamento delle condizioni di lavoro e vita della classe lavoratrice dagli anni Sessanta del secolo scorso.
La terza principale rivendicazione è il ripristino del “Cola”, il meccanismo di indicizzazione automatica dei salari rispetto all’inflazione. La scala mobile insomma, che anche gli operai americani avevano perduto negli anni del trionfo del liberismo padronale e degli accordi sindacali di resa.
Infine la piattaforma dell’UAW chiede il superamento del “doppio regime” tra anziani e nuovi assunti. Negli ultimi vent’anni in tutti gli accordi dell’auto, si è concordato che su salario, benefit, sanità e pensioni, i nuovi assunti subissero un trattamento inferiore di quasi la metà rispetto ai più anziani. Questo ha voluto dire che chi veniva assunto alla catena di montaggio, spesso con contratto precario, riceveva una paga di 15-20 dollari all’ora, mentre un operaio anziano ne prendeva 35-40.
Lavorano fianco a fianco, fanno le stessa produzione, ma hanno condizioni profondamente diverse. Ora i lavoratori dell’auto vogliono superare i contratti capestro che hanno imposto questa discriminazione schiavista verso i giovani ed i disoccupati, che in differenti forme si è affermata in tutto l’Occidente, da noi in particolare.
Uno degli artefici di questi accordi di resa sindacale fu Sergio Marchionne. Che, mentre imponeva ai lavoratori della Fiat in Italia di rinunciare al contratto nazionale, pena la delocalizzazione degli stabilimenti, operava lo stesso ricatto nei confronti dei dipendenti della Chrysler, ora Stellantis, allora appena acquisita dalla famiglia Agnelli. Come si sa, quegli accordi capestro passarono in Italia con l’accordo unanime e convinto della destra, del centrosinistra, di Cisl e Uil e con la Cgil passiva e nei fatti consenziente. Solo la Fiom e i sindacati di base di opposero.
La vittoria di Marchionne contro gli operai in Fiat avviò una nuova ondata di aggressioni alle condizioni e ai diritti del lavoro. La legge Fornero, il Jobs act, e tanti provvedimenti contro il lavoro furono ispirati dall’opera dell’amministratore delegato delegato della Fiat Chrysler FCA, Matteo Renzi lo dichiarò pubblicamente. Negli Stati Uniti però il consenso e la complicità con Marchionne furono alimentati anche dalla corruzione dei dirigenti sindacali.Lo accertò la magistratura e lo riconobbe la stessa Stellantis, patteggiando una multa di 30 milioni di euro nel 2021.
E proprio da qui, dalla rivolta dei militanti sindacali contro la corruzione dei dirigenti, è partito il movimento di lotta che ha portato alla vertenza attuale. Con una diffusa ed organizzata partecipazione, alla fine gli iscritti alla UAW hanno destituito tutto il vecchio gruppo dirigente moderato e compromesso, ed eletto una nuova direzione radicale, guidata da Shawn Fain, ex operaio elettricista. Così sono nate la piattaforma e lo sciopero che progressivamente si va estendendo a tutti gli stabilimenti di tutte e tre le grandi compagnie automobilistiche, per la prima volta nella storia del paese.
È stata una scelta consapevole, quella di risalire da decenni di sconfitte e di affrontare così, abbandonando la linea della rinuncia e passando all’attacco, il passaggio all’auto elettrica. Che questa volta dovrà essere pagato dai padroni e non dai lavoratori. È chiaro allora perché questa lotta riguardi tutto il mondo del lavoro, negli Usa, nei grandi paesi industrializzati, e in particolare in Italia, dove il peggioramento dei salari e delle condizioni di lavoro è stato il più grave.
Anche qui in Italia si tratta di rovesciare il trentennale moderatismo sindacale complice e di ricominciare a rivendicare. Con richieste che partano da ciò che hanno perso e di cui hanno bisogno i lavoratori; e non dalle briciole che intendono spargere i ricchi.
“Negli ultimi 40 anni i miliardari si sono presi tutto lasciando tutti gli altri azzuffarsi per le briciole. Non siamo noi il problema, l’avarizia dei padroni è il problema”. Così ha detto il leader UAW Shawn Fain. Dopo quarant’anni di lotta di classe dall’alto, dei ricchi contro i poveri, riparte quella dal basso. Il grande successo dello sciopero di otto ore contro lo sfruttamento alla Stellantis, ex Fiat, di Melfi, mostra che il sistema Marchionne si sta rompendo anche qui.
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico
La Redazione
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".
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Giorgio Cremaschi
Sindacalista
Lavoro & Precari - 26 Settembre 2023
Lo sciopero Usa dell’auto sta rompendo il sistema Marchionne: e la cosa ci riguarda da vicino
Lo sciopero ad oltranza dei lavoratori degli stabilimenti Usa della Ford, della General Motors e di Stellantis ci tocca molto da vicino. Innanzitutto la piattaforma rivendicativa varata dal sindacato dell’auto UAW tocca la sostanza delle condizioni nelle quali in tutto l’Occidente, e ancora di più in Italia, è precipitato il mondo del lavoro.
La prima richiesta sono aumenti retributivi del 40%. Per capirci questo vorrebbe dire in Italia almeno 750 euro di aumento al mese. È vero che il contratto dei lavoratori dell’auto avrebbe una durata di 4-5 anni, ma comunque un aumento di queste dimensioni inciderebbe profondamente sul reddito dei lavoratori.
La seconda richiesta è la riduzione dell’orario settimanale a 32 ore pagate 40. Da tempo si discute, e qua e là si sperimentano, riduzioni di un orario di lavoro che nell’Occidente è fermo da trent’anni, dalle 35 ore in Francia, che seguivano quelle della Germania. Negli ultimi anni l’orario degli stabilimenti industriali è di fatto aumentato, tra flessibilità, obbligo di turni disagiati, straordinari.
Ora negli Stati Uniti i lavoratori dell’auto tentano quel salto verso la settimana lavorativa di quattro giorni, che sarebbe il primo vero cambiamento delle condizioni di lavoro e vita della classe lavoratrice dagli anni Sessanta del secolo scorso.
La terza principale rivendicazione è il ripristino del “Cola”, il meccanismo di indicizzazione automatica dei salari rispetto all’inflazione. La scala mobile insomma, che anche gli operai americani avevano perduto negli anni del trionfo del liberismo padronale e degli accordi sindacali di resa.
Infine la piattaforma dell’UAW chiede il superamento del “doppio regime” tra anziani e nuovi assunti. Negli ultimi vent’anni in tutti gli accordi dell’auto, si è concordato che su salario, benefit, sanità e pensioni, i nuovi assunti subissero un trattamento inferiore di quasi la metà rispetto ai più anziani. Questo ha voluto dire che chi veniva assunto alla catena di montaggio, spesso con contratto precario, riceveva una paga di 15-20 dollari all’ora, mentre un operaio anziano ne prendeva 35-40.
Lavorano fianco a fianco, fanno le stessa produzione, ma hanno condizioni profondamente diverse. Ora i lavoratori dell’auto vogliono superare i contratti capestro che hanno imposto questa discriminazione schiavista verso i giovani ed i disoccupati, che in differenti forme si è affermata in tutto l’Occidente, da noi in particolare.
Uno degli artefici di questi accordi di resa sindacale fu Sergio Marchionne. Che, mentre imponeva ai lavoratori della Fiat in Italia di rinunciare al contratto nazionale, pena la delocalizzazione degli stabilimenti, operava lo stesso ricatto nei confronti dei dipendenti della Chrysler, ora Stellantis, allora appena acquisita dalla famiglia Agnelli. Come si sa, quegli accordi capestro passarono in Italia con l’accordo unanime e convinto della destra, del centrosinistra, di Cisl e Uil e con la Cgil passiva e nei fatti consenziente. Solo la Fiom e i sindacati di base di opposero.
La vittoria di Marchionne contro gli operai in Fiat avviò una nuova ondata di aggressioni alle condizioni e ai diritti del lavoro. La legge Fornero, il Jobs act, e tanti provvedimenti contro il lavoro furono ispirati dall’opera dell’amministratore delegato delegato della Fiat Chrysler FCA, Matteo Renzi lo dichiarò pubblicamente. Negli Stati Uniti però il consenso e la complicità con Marchionne furono alimentati anche dalla corruzione dei dirigenti sindacali. Lo accertò la magistratura e lo riconobbe la stessa Stellantis, patteggiando una multa di 30 milioni di euro nel 2021.
E proprio da qui, dalla rivolta dei militanti sindacali contro la corruzione dei dirigenti, è partito il movimento di lotta che ha portato alla vertenza attuale. Con una diffusa ed organizzata partecipazione, alla fine gli iscritti alla UAW hanno destituito tutto il vecchio gruppo dirigente moderato e compromesso, ed eletto una nuova direzione radicale, guidata da Shawn Fain, ex operaio elettricista. Così sono nate la piattaforma e lo sciopero che progressivamente si va estendendo a tutti gli stabilimenti di tutte e tre le grandi compagnie automobilistiche, per la prima volta nella storia del paese.
È stata una scelta consapevole, quella di risalire da decenni di sconfitte e di affrontare così, abbandonando la linea della rinuncia e passando all’attacco, il passaggio all’auto elettrica. Che questa volta dovrà essere pagato dai padroni e non dai lavoratori. È chiaro allora perché questa lotta riguardi tutto il mondo del lavoro, negli Usa, nei grandi paesi industrializzati, e in particolare in Italia, dove il peggioramento dei salari e delle condizioni di lavoro è stato il più grave.
Anche qui in Italia si tratta di rovesciare il trentennale moderatismo sindacale complice e di ricominciare a rivendicare. Con richieste che partano da ciò che hanno perso e di cui hanno bisogno i lavoratori; e non dalle briciole che intendono spargere i ricchi.
“Negli ultimi 40 anni i miliardari si sono presi tutto lasciando tutti gli altri azzuffarsi per le briciole. Non siamo noi il problema, l’avarizia dei padroni è il problema”. Così ha detto il leader UAW Shawn Fain. Dopo quarant’anni di lotta di classe dall’alto, dei ricchi contro i poveri, riparte quella dal basso. Il grande successo dello sciopero di otto ore contro lo sfruttamento alla Stellantis, ex Fiat, di Melfi, mostra che il sistema Marchionne si sta rompendo anche qui.
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Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".