Aurelio De Laurentiis è indagato con l’accusa di falso in bilancio. I magistrati della Procura di Roma hanno proceduto all’iscrizione nel registro degli indagati del presidente del Napoli: si tratta di un atto dovuto dopo la trasmissione degli atti da parte dei pm partenopei. Il procedimento è quello legato a presunte plusvalenze fittizie intorno all’acquisto dell’attaccante Victor Osimhen nel 2020 dalla squadra francese del Lille. Nell’ambito della giustizia sportiva, ad aprile 2022 il tribunale federale aveva prosciolto il Napoli e De Laurentiis. Il procedimento Figc era stato poi riaperto solamente per la Juventus in seguito agli elementi emersi dall’inchiesta Prisma dei pm di Torino. Il nuovo processo sportivo ha portato ai 10 punti di penalizzazione per il club bianconero nella stagione di Serie A 2022/23.

L’inchiesta della giustizia ordinaria sulle presunte plusvalenze fittizie intorno alla compravendita nel 2020 dell’attaccante nigeriano, invece, è stata spostata lo scorso agosto da Napoli alla Procura della Capitale, perché è a Roma che fu approvato il bilancio del Napoli calcio. Osimhen, capocannoniere e trascinatore della squadra che ha vinto il terzo scudetto, arrivò dal Lille per una cifra complessiva di 71 milioni e 250mila euro. L’acquisto più costoso della storia del club di De Laurentiis. Il Napoli però pagò 50 milioni al Lille, mentre 21 milioni furono valutati i cartellini girati ai francesi del portiere greco Orestis Karnezis e di tre giovani calciatori poi letteralmente spariti dai radar. I loro nomi sono Luigi Liguori, Claudio Manzi e Ciro Palmieri.

Proprio sulla valutazione di questi calciatori mai più visti in Serie A si concentra l’indagine. I pm Vincenzo Piscitelli e Francesco De Falco parlano di una “operazione in parte oggettivamente inesistente per l’importo di 21.250.000 euro, e plusvalenze fittizie pari a complessivi euro 19.947.363”. Per questo nel giugno scorso De Laurentiis, ma anche la moglie, Jacqueline Baudit, il figlio Edoardo e la figlia Valentina, erano stati iscritti nel registro degli indagati a Napoli per la stessa accusa (falso in bilancio) e per dichiarazione fraudolenta. La seconda ipotesi di reato è caduta perché l’eventuale evasione dell’Iva non si sarebbe verificata: la perdita di esercizio del Napoli era comunque “in rosso”. Ora che l’inchiesta è stata trasferita a Roma, resta invece in piedi l’ipotesi di falso in bilancio.

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