Sull’attività delle ong nel Mediterraneo il governo italiano è tra coloro che sostengono la teoria del cosiddetto pull-factor. In altre parole, la presenza in mare delle navi umanitarie costituisce un fattore di attrazione per i viaggi dei migranti e una variabile della quale gli stessi trafficanti tengono conto, con effetto moltiplicatore sulle partenze. Partiamo dai numeri prendendo in considerazione i dati ufficiali del Viminale per i primi sette mesi dell’anno. Nel 2022, quando non era in vigore il decreto Cutro che ha inasprito le regole e complicato l’attività delle ong, da gennaio a luglio sono sbarcate poco più di 47mila persone, di cui 19mila soccorse dalle autorità italiane e 6.224 dalle ong, il 15%. Le altre 22mila sono invece persone approdate autonomamente. Nel 2023, nonostante lo stesso periodo abbia registrato oltre 68mila persone soccorse, quelle sbarcate da una nave umanitaria sono appena 3.777, il 4,24%. Con 64mila salvataggi operati dalle autorità e 24mila approdi autonomi.

A elaborare i dati ci pensa da tempo l’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). Secondo le sue stime, tra il 2019 e il 2023, le partenze di migranti dal Nord Africa nei giorni in cui le ong erano al largo delle coste libiche sono state inferiori a quelle registrate nei giorni senza ong. Con 139 partenze nei giorni in cui le navi umanitarie non erano al largo della Libia e 119 partenze per le giornate con ong presenti nel tratto di mare. Il ricercatore dell’Ispi Matteo Villa e Eugenio Cusumano, ricercatore in Relazioni internazionali presso l’Università di Leiden nei Paesi Bassi, hanno recentemente aggiornato uno studio che analizza il periodo 2014-2020 e si basa su dati della Guardia costiera italiana e dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (Unhcr). I risultati indicano che gli unici fattori che influenzano le partenze sono stati le condizioni meteo e l’instabilità politica, che i ricercatori hanno valutato attraverso la produzione di petrolio in Libia.

Non esistono studi scientifici a sostegno della teoria del pull-factor. Al contrario, di recente la rivista Scientific report ha pubblicato uno studio che si è concentrato su differenti periodi tra 2011 e 2020 per analizzare i fattori che impattano sulle partenze dei migranti. “L’insieme dei risultati indica che la migrazione attraverso il Mediterraneo centrale tra il 2011 e il 2020 potrebbe essere stata guidata da fattori quali conflitti o condizioni economiche o ambientali, piuttosto che da operazioni di ricerca e salvataggio”, conclude lo studio, che precisa come le operazioni di ricerca e soccorso sono una “risposta all’aumento delle partenze dei migranti, non una causa”. Non ultimo, va aggiunto che una parte dei soccorsi operati quest’anno dalle ong sono stati richiesti dalle autorità italiane, compresi casi di salvataggi multipli nonostante il decreto Cutro del governo li vieti, pena ripercussioni che possono arrivare, come è accaduto più volte, al fermo della nave.

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