Un’altra iscrizione nel registro degli indagati per Aurelio De Laurentiis, stavolta dalla Procura di Roma. L’ennesimo “atto dovuto” nel percorso lungo, quasi estenuante, dell’indagine sul trasferimento di Victor Osimhen al Napoli. Un’operazione che già all’epoca aveva fatto discutere e che tutti nell’ambiente – dal primo degli addetti ai lavori all’ultimo dei tifosi – avevano bollato come una plusvalenza farlocca (almeno per la parte che riguardava le contropartite tecniche) – ma su cui la magistratura non è ancora arrivata a una conclusione. Chissà se ci arriverà mai.

Era l’estate del 2020 quando Osimhen sbarcava a Napoli, pagato la bellezza di 71 milioni di euro al Lille, solo 50 però effettivamente corrisposti in contanti al club francese, il resto attraverso i cartellini del secondo portiere Karnezis e dei ragazzini della Primavera Liguori, Manzi e Palmieri, che non hanno né prima né dopo visto un campo di Serie A ma furono valutati all’epoca l’iperbolica cifra di 15 milioni complessivi. Da allora sono passati oltre tre anni e l’attaccante nigeriano ha fatto a tempo a diventare l’uomo simbolo dello scudetto azzurro. Per questo la notizia odierna (sarebbe un eufemismo parlare di svolta) sull’indagine da parte della Procura di Roma appare quantomeno tardiva. Si spiega tutto con i tempi della giustizia ordinaria, che come abbiamo imparato bene nell’ultimo anno con lo scandalo Juventus non si sempre coincidono con quelli della giustizia sportiva.

In realtà la Procura (quella di Napoli) indaga ufficialmente sul caso da quasi un anno e mezzo, quando fu aperto il fascicolo nel giugno 2022. L’inchiesta è andata per le lunghe perché a inizio anno la Procura ha chiesto la proroga di sei mesi prevista dal codice, arrivando a giugno 2023, dunque nei tempi, alle prime conclusioni: accantonato il reato di dichiarazione fraudolenta (era stata ipotizzata l’evasione di circa 4,6 milioni di Iva sulla sovrafatturazione della plusvalenza fittizia, ma avendo chiuso il bilancio in perdita non c’erano comunque tasse da pagare), rimaneva e rimane l’accusa di false comunicazioni sociali. Ma essendo stato il bilancio approvato a Roma, la competenza spetta alla Procura della Capitale, a cui i documenti sono stati trasmessi nelle scorse settimane e che oggi ha fatto la sua prima mossa.

Il punto non è tanto a quali esiti arriverà l’indagine (ci vorrà ancora tempo e comunque riguarda il profilo penale), ma cosa c’è nelle sue carte. Il tarlo che appassiona i tifosi, tutti ed in particolare quelli bianconeri, è la disparità di trattamento fra il Napoli (e le altre squadre) e la Juventus, punita severamente per le sue plusvalenze. Seppur con proporzioni e iterazioni differenti, i casi sono simili e infatti il nome di Osimhen compariva anche nel famoso elenco di “trasferimenti sospetti” trasmesso dalla Covisoc alla Procura Figc nell’ottobre 2021. Non si può dire quindi che la giustizia sportiva l’abbia ignorato, o che abbia fatto due pesi e due misure perché tutti quei trasferimenti (compreso Osimhen) furono giudicati allo stesso modo, cioè archiviati nel processo plusvalenze che si concluse in una bolla di sapone nella primavera del 2022.

Il faldone relativo alla Juve si è riaperto alla luce delle evidenze trovate dalla magistratura ordinaria, essenzialmente le intercettazioni e le mail sequestrate. Non resta che vedere cosa hanno trovato le Procure di Napoli (e ora Roma) per sapere se ci saranno conseguenze, sul fronte penale ed eventualmente sportivo. Poi, non ci voleva la magistratura per scoprire che quella di Osimhen fu almeno in parte una plusvalenza fittizia: bastava ascoltare le parole di Luigi Liguori, uno dei protagonisti involontari di quell’operazione, che a Repubblica nel 2021 raccontò di non essere nemmeno mai stato a Lille. Semmai, l’unica domanda a cui rispondere davvero è se quella operazione (singola, non un sistema) così architettata meritava una sanzione, e quale.

Twitter: @lVendemiale

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