Lo spot di Esselunga mette in luce il toccante gesto di una bambina con genitori separati, aprendo il dibattito sui social. Gli utenti di X si dividono sul significato e l'efficacia di questa pubblicità emozionale
No, non è la solita immagine questa. La famigliola felice a colazione. Con la mamma e il papà sorridenti che giocano con i pargoli prima di uscire tutti insieme di casa. Nel nuovo spot di Esselunga la famiglia è mono nucleo, formata da madre separata e figliola. Ecco la scena. Mentre la donna fa la spesa al supermercato con la figlia, la piccola si allontana per andare a scegliere con cura al reparto frutta una pesca. Donerà quel frutto al suo papà dicendo: “Questa te la manda la mamma”. Una piccola bugia detta allo scopo di far riavvicinare i genitori. La pesca della pace, insomma, secondo il suo punto di vista. Su X, (l’ex Twitter), questo spot cinematografico che si conclude con lo slogan ‘Non c’è una spesa che non sia importante’ sta facendo davvero discutere. E’ in controtendenza. Emozionale in senso opposto a ciò che siamo abituati a vedere, molto realistico. La campagna, girata a Milano e firmata dall’agenzia creativa Small di New York per la regia del francese Rudi Rosenberg, punta a dimostrare che dietro ogni acquisto c’è un significato più profondo. E ci sono le storie e dei vissuti.
Il dono di quella pesca come stratagemma per far riunire di nuovo la famiglia racconta l’innocenza e la spontaneità dell’infanzia. Di fronte a genitori che non si parlano più, dove lui aspetta in auto sotto il portone nei giorni di visite programmate, arriva quel frutto pacificatore. Che il padre accoglie incredulo ma poi, per un istante, lo attraversa un dubbio. Infatti guarda su verso la finestra di casa. In un Paese dove le separazioni e i divorzi stanno tornando ai livelli precedenti la pandemia – i dati più recenti, appena pubblicati da Istat e relativi al 2021, registrano un ritorno di separazioni e divorzi come in epoca pre Covid: 97.913, +22,5 per cento le separazioni rispetto al 2020, 83.192, +24,8 per cento i divorzi – ecco che lo spot apre subito il dibattito.
Cosa ne pensano gli utenti di X dove l’hashtag con il nome Esselunga è schizzato oggi fra i trend di ricerca? Si dividono fra chi ritiene lo spot una strumentalizzazione delle emozioni di una bimba con genitori separati e chi invece apprezza il coraggio di mettere al centro della pubblicità i sentimenti di una bambina e il suo punto di vista sulle cose. “Molto toccante, specialmente per chi ha i genitori divorziati”, scrive una commentatrice. “Trovo questa pubblicità toccante nel senso che genera sensi di colpa nei genitori separati. E’ normale che un figlio vorrebbe una famiglia unita ma una pesca non risolve i problemi che hanno portato a questa situazione”, commenta un’altra. “Torniamo ai vecchi valori di una volta quando non si poteva divorziare, non c’era la certezza che Esselunga avrebbe costruito un altro supermercato vicino a casa e poi un altro e un altro ancora. Pentitevi divorziati, siamo alla frutta, scrive un uomo.
Di opinione opposta una signora: “Mi rivolgo ai separati … i bambini soffrono molto. Pensate a loro e non ai vostri interessi”. Tanti sono i commenti sull’emozione che suscita, considerata “strumentale”. “Un po’ stucchevole. Non si accosta la fragilità di un bambino di famiglia separata al reparto ortofrutta di un supermercato, ci sono altri contesti più consoni per parlarne”, chiarisce un utente. Interviene una donna: “In una valle di lacrime è ridotto questo Paese che si commuove per una pubblicità ipocrita, che propone il più reazionario dei cliché maschilisti. Mamma stronza, papà buono, bimba triste”.
Ricordate la canzone “Piange il telefono” di Domenico Modugno e Francesca Guadagno? Era il 1975, cinque anni dopo la prima legge sul divorzio in Italia. Difficile non piangere per quella storia che ha spezzato il cuore degli italiani. Un padre abbandonato dalla moglie chiama (sul telefono fisso ovviamente) per sentire la vocina della figlia fingendosi un amico. Chiede informazioni. Ecco la strofa in cui la bimba risponde alla domanda su come va la scuola: “Bene, ma dato che la mia mamma lavora è una vicina che mi accompagna a scuola. Però ho solo una firma sul mio diario. Gli altri hanno quella del loro papà io no”.