“Ci sono state delle risposte un po’ timide e di rito da parte delle istituzioni, serve una risposta concreta”. È l’appello che arriva da Francesca Antinucci, moglie di Khaled El Qaisi, il giovane italo-palestinese di 23 anni che il 31 agosto scorso è stato arrestato in Israele e da allora non è mai stato rilasciato. Sul caso questa mattina, mercoledì 27 settembre, si è tenuta alla Camera dei deputati una conferenza stampa dove erano presenti, oltre alla moglie, il legale della famiglia Flavio Rossi Albertini, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, Stefania Ascari, deputata del Movimento 5 Stelle e fondatrice dell’intergruppo parlamentare per la pace tra Israele e Palestina e Laura Boldrini, deputata del Partito democratico.
“Come fa il governo italiano a non prendere posizione su una vicenda di questo tipo? – si chiede Flavio Rossi Albertini, avvocato della famiglia di Khaled – siccome non si comprende quali possano essere le prove e visto che Khaled viene interrogato quotidianamente, riteniamo che queste forme violative di interrogatorio possano condurre le autorità israeliane ad estorcere delle prove, utilizzabili in un eventuale processo.” Per questo tutte le parti in conferenza stampa chiedono un immediato intervento del Governo sulla vicenda. “Io non voglio parlare del caso di Patrick Zaki – aggiunge Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia a proposito dello studente egiziano dell’Università di Bologna, detenuto in Egitto per tre anni prima della concessione della grazia da parte del presidente Al Sisi – perché non posso accettare che Khaled torni in Italia 3 anni e mezzo dopo”.
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