Indebitamento netto rivisto al 5,3% nel 2023 per “colpa dei bonus edilizi“, mentre il prossimo anno scenderà al 4,3%. La crescita del prodotto interno lordo per il 2024 è fissata all’1,2 per cento con il debito pubblico al 140,1%. Sono i numeri inseriti nella Nota di aggiornamento al Def dal Consiglio dei ministri che ha varato il documento-cornice della prossima legge di Bilancio. Un altro bagno di realtà per l’esecutivo che si ritrova a dover ricorrere a maggiore deficit ma con una manovra più avara.
Alzando l’asticella del deficit dell’anno prossimo al 4,3%, la Nadef individua nell’extra disavanzo tutti i fondi necessari alla priorità massima condivisa da tutti: il rinnovo del taglio del cuneo fiscale introdotto da luglio. Per tutto il resto la caccia alle risorse continua, ma con alcune certezze: vengono confermati l’aiuto ai redditi medio bassi, la decontribuzione già decisa l’anno scorso, gli interventi a favore delle famiglie con figli e l’attuazione della prima fase della riforma fiscale. Inoltre si proseguirà con i rinnovi contrattuali del pubblico impiego, in particolare per la sanità.
“Stiamo lavorando per scrivere una manovra economica all’insegna della serietà e del buon senso. E che mantenga gli impegni che abbiamo preso con gli italiani”, ha scritto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sui social dopo l’approvazione a Palazzo Chigi assicurando che la manovra dirà “basta” agli “sprechi del passato” e “tutte le risorse disponibili” verranno “destinate a sostenere i redditi più bassi, tagliare le tasse e aiutare le famiglie”.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti si è detto convinto che le previsioni inserite nella Nadef dovrebbero “permetterci confermare interventi indispensabili a beneficio dei redditi medio bassi, in particolare il taglio cuneo e misure premiali per la natalità oltre a stanziamenti significativi per rinnovo del contratto del pubblico impiego”. Giorgetti ha rimarcato come il mancato obiettivo del rapporto deficit-Pil al 3 per cento vada contestualizzato: “Riteniamo di aver fatto le cose giuste. Non rispettiamo il 3% ma la situazione complessiva non induce a ritenere di fare politiche procicliche che alimentano la recessione e quindi l’asticella si sposta a un livello di ragionevolezza”.
A Bruxelles, ha aggiunto, “comprenderanno la situazione, come la comprendono molti colleghi ministri delle finanze europei che si trovano a gestire un rallentamento dell’economia o, in qualche caso, una recessione”. Alla Commissione europea, ha sottolineato, “ci sono persone che hanno fatto e che fanno politica, diversamente dai banchieri centrali che fanno giustamente il loro lavoro”.
La Nadef predisposta dal governo, ha spiegato Palazzo Chigi, tiene in considerazione la “complessa situazione economica internazionale, l’impatto della politica monetaria restrittiva con l’aumento dei tassi d’interesse (che sottrae risorse dell’ordine di 14-15 miliardi agli interventi attivi a favore dell’economia e delle famiglie), le conseguenze della guerra in Ucraina”. Nella Nadef 2023 il Pil è stimato allo 0,8% nel 2023 e, dopo l’1,2 del prossimo anno, il governo ha previsto una crescita dell’1,4 nel 2025 e quindi dell’1% nel 2026.
In quest’ultimo anno, secondo gli uffici ministeriali, è prevista la discesa del rapporto debito-Pil sotto il 140% (139). “Il motivo del fatto per cui il debito non diminuisce come auspicato è che il conto da pagare dei bonus edilizi, soprattutto il superbonus, i famosi 80 miliardi, saranno pagati in comode rate da 20 miliardi l’anno”, è tornato a martellare il ministro Giorgetti che da settimane imputa ai bonus edilizi le difficoltà del governo a far quadrare i conti in vista della legge di Bilancio.
Riguardo a come si muoverà il governo nella manovra, il titolare dell’Economia ha assicurato che la delega fiscale “comincerà partendo dai redditi più bassi e dallo scaglione più basso”. Mentre per quanto riguarda la spending review – con soli tre ministeri che hanno risposto alla richiesta di Palazzo Chigi – ha sostenuto che il suo ministero “farà quello che non hanno fatto gli altri ministeri”, assicurando tagli per 2 miliardi di euro. Le privatizzazioni, invece, ci saranno “sicuramente” e l’orizzonte pluriennale “è di circa l’1 per cento del Pil”. Nel complesso, Giorgetti si è detto certo che la “proposta di programmazione economica è seria e responsabile” e che “quando sarà declinata puntualmente anche la legge di bilancio dimostrerà a tutti e ai mercati il nostro tipo di profilo”.