Sono sempre il primo a indignarmi, ma questo spot dell’Esselunga non lo trovo peggio di tanti altri che passano in continuazione su Internet, radio e tv.

Abito a Milano, c’è un’Esselunga ad ogni angolo della città e anche io sono un cliente Esselunga. Sono un cliente come si può essere clienti di un dentista o di un podologo, sono neutro, non posso definirmi certo entusiasta: da qualche parte il cibo lo devi pur comprare. È migliore della Coop? Del Carrefour? Non lo so, ci sono delle piccole differenze, ma il cibo della grande distribuzione è più o meno quello lì, io cerco di entrarci il meno possibile ma, per motivi di tempo e di comodità, si è quasi costretti.

Non vi racconto lo spot, perché da 48 ore penso sia stato visto da tutti gli italiani: l’operazione di Esselunga è impeccabile, ha fatto parlare di sé e soprattutto ha fatto parlare (bene) persino la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il suo vice, Matteo Salvini, che l’hanno condiviso sui loro canali social.

Ricordo che nei primi anni 2000 c’era una campagna davvero speciale di Esselunga, con gli alimenti che si trasformavano in personaggetti John Lemon, Aglio e Olio, l’Ufficiale Gentiluovo. Altri tempi, altra stoffa (ne parlano qua). I protagonisti di questo nuovo spot sono nell’ordine di apparizione: una mamma che fa la spesa, una bambina, una casa grande, un’automobile, un papà che arriva e un frutto, per la precisione una pesca.

A molti ha ricordato gli spot della Barilla anni 80 (dove c’è Barilla c’è casa) ad altri del Mulino Bianco, i più critici, come la professoressa Giovanna Cosenza qui sul Fatto parla di “culto della famiglia naturale”, che io non ho visto. Condivido invece le parole di Cristina Correani su Twitter “Lo spot che è finzione è bello e toccante, scrive Meloni, mentre la tragedia vera delle centinaia di morti in mare, i padri, le madri e i figli separati per l’eternità e contro la loro volontà non suscitano il benché minimo turbamento alla donna, madre e cristiana”, ma qui Esselunga non c’entra, ed anche se il fondatore Bernardo Caprotti ce l’aveva con i “rossi” delle Coop non gli si possono imputare colpe dall’Aldilà.

L’unico appunto che faccio allo spot è di non rispecchiare la realtà, come spesso accade nella pubblicità: quelle pesche senza imballaggio di plastica sono pura finzione scenica, un espediente narrativo. Chiunque di noi ha esperienza di un supermercato sa benissimo quanta plastica venga venduta insieme alla frutta e alla verdura. Questo è uno dei tanti motivi per cui cerco di comprare sempre meno nella grande distribuzione preferendo i coltivatori diretti preferibilmente senza troppi imballaggi e drammi familiari alle spalle.

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