Continuano a salire i rendimenti dei titoli di Stato, quelli italiani più degli altri. E significa un aggravio in termini di interessi che lo Stato dovrà pagare sulle prossime emissioni di Bot e di Btp, quindi meno risorse per altre spese. Ogni anno l’Italia colloca sul mercato bond per alcune centinaia di miliardi di euro. Un Btp decennale è arrivato oggi a rendere il 4,93%, ovvero 15 punti base in più rispetto a ieri e 70 in più (ossia lo 0,7%) rispetto a solo un mese fa. Un analogo titolo tedesco è risalito di 14 punti fino a a 2,98%, lo spread, ovvero la differenza tra i due rendimenti, si è ampliato fino a 195 punti e oltre. Un decennale francese paga il 3,54% (+ 14), uno spagnolo il 4,07% (+13), uno greco il 4,46% (+13). I rendimenti dei bond sovrani stanno salendo da alcuni giorni, dopo che le banche centrali di Stati Uniti ed area euro hanno lasciato intendere che i tassi rimarranno su livelli elevati ancora relativamente a lungo.Non hanno aiutato le cifre contenute nella Nadef del governo con un deficit in aumento nel 2024. Per eguagliare i tassi delle nuove emissioni i titoli già in circolazione vendono venduti e comprati su valori più bassi. Poiché gli interessi sono fissi in valore assoluto ma espressi come percentuale del valore del titolo, salgono quando quest’ultimo scende.
Stamane il Tesoro ha assegnato Btp a 5 anni per 5 miliardi di euro con un rendimento del 4,41% in aumento di 62 punti base sulla precedente emissione. Collocati anche Btp a 10 anni per 3 miliardi di euro con tasso al 4,93% (+68 punti). Ieri l’asta di Bot a sei mesi per un ammontare complessivo di 6,5 miliardi di euro e un rendimento in rialzo di 17 punti ad un soffio dal 4% (3,997%). Gli interessi che ogni anno lo Stato italiano paga sui suoi titoli in circolazione che valgono oltre 2mila miliardi di euro, oscillano di alcune diecine di miliardi a seconda del livello dei tassi. In tempi recenti, con i tassi Bce a zero, la spesa si era ridotta sino a meno di 50 miliardi di euro a fronte degli 80 miliardi degli anni che avevano preceduto il crollo del costo del denaro. Prima del pagamento degli interessi, il saldo tra entrate ed uscite dello Stato italiano (saldo primario) è sempre stato in attivo.