Sono “illegittimi” e devono essere “revocati” i licenziamenti di circa 4mila rider, decisi lo scorso giugno da Uber Eats che ha deciso di abbandonare il mercato italiano. Lo afferma ha stabilito la Sezione Lavoro del Tribunale di Milano. Nella pronuncia si evidenzia “la natura antisindacale della condotta di Uber Eats Italy srl consistente nella omissione della procedura di consultazione per la cessazione delle attività del food delivery nel territorio nazionale risolvendo tutti i rapporti di lavoro”. La decisione fa seguito al ricorso presentato da Nidil Cgil Milano, Filcams Cgil Milano e Filt Cgil Milano “Uno straordinario risultato” commentano le sigle sindacali sottolineando che l’azienda a questo punto “dovrà richiamare in servizio tutti i rider ai quali dovrà comunicare il provvedimento e avviare un reale confronto con le organizzazioni sindacali“.
Lo scorso giugno era emerso che Uber Eats avrebbe lasciato l’Italia il mese dopo, come poi è avvenuto, e che, come avevano denunciato già i sindacati, migliaia di rider erano stati lasciati a casa con una email. Alla piattaforma erano iscritti circa 8mila rider, di cui la metà pienamente attivi. Ora l’azienda dovrà portare a conoscenza dei 4mila rider il provvedimento del Tribunale e pubblicarlo sul proprio sito aziendale, sulle pagine Facebook e Instagram e sui principali quotidiani nazionali. Va osservato, scrive il giudice, “che la cessazione di migliaia di rapporti di lavoro impone la applicazione della legge sui licenziamenti collettivi”.
Trattandosi di “lavoratori subordinati”, scrive ancora il giudice dopo aver così qualificato l’attività lavorativa dei rider anche sulla base di recente giurisprudenza, la società “aveva l’obbligo, prima di procedere alla comunicazione dei recessi, di attivare con le organizzazioni sindacali ricorrenti le procedure di consultazione previste”. E la “sussistenza di tali obblighi di informazione” non viene meno nemmeno “se si opta per una qualificazione dei riders come collaboratori etero-organizzati”. Per la prima volta, sottolineano inoltre i sindacati, “è significativo che trovi applicazione in Italia la disciplina delle localizzazioni delle multinazionali, che le responsabilizza nei processi di ristrutturazione”. E si dimostra, concludono, “ancora una volta, che ai rider devono essere applicati tutti i diritti dei lavoratori subordinati”.