La Camera ha approvato la conversione del decreto-legge “Omnibus” varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 10 agosto. I voti a favore sono stati 164, 68 i contrari: il testo ora va al Senato, scade il 9 ottobre. Nel pomeriggio la fiducia posta dal governo sul provvedimento era stata approvata con 201 voti a favore, 125 contrari e cinque astenuti. Il contenuto più discusso sono le norme in tema di intercettazioni: Palazzo Chigi infatti è intervenuto con una norma ad hoc per neutralizzare i rischi di depotenziamento del contrasto alle mafie insiti in una recente decisione della Cassazione, emessa nell’ambito di un procedimento per camorra. La sentenza, depositata a settembre 2022, aveva dichiarato illegittime e quindi inutilizzabili alcune intercettazioni disposte secondo il regime più “largo” previsto per i “delitti di criminalità organizzata” rispetto a quelli comuni: indizi di reato “sufficienti” anziché “gravi”, durata di quaranta giorni anziché 15 del decreto autorizzativo, possibilità di piazzare cimici anche dove non si sta compiendo attività criminosa. Il motivo? Il reato contestato dalla Procura non era l’associazione mafiosa (articolo 416-bis del codice penale), ma “solo” un reato (nello specifico un omicidio) ad aggravante mafiosa, cioè commesso “al fine di agevolare” l’organizzazione o “avvalendosi delle condizioni” da essa create (articolo 416-bis.1).
Il rischio era che quell’orientamento restrittivo diventasse uno standard e facesse saltare i processi in corso, in cui le intercettazioni sono state disposte secondo il criterio considerato valido in precedenza. L’allarme era arrivato (in via riservata) al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, magistrato, dai suoi colleghi delle Direzioni distrettuali antimafia e anche dalla Procura nazionale, guidata da Giovanni Melillo. Così l’esecutivo si è convinto a metterci una pezza. E ha esteso in modo esplicito le regole “speciali” alle indagini su una serie di reati, tra cui i sequestri di persona a scopo di estorsione, il traffico illecito di rifiuti, le fattispecie di terrorismo e, ovviamente, quelle ad aggravante mafiosa, specificando che la regola vale anche per i processi in corso.
Ma in molti, tra gli addetti ai lavori, sono convinti che la soluzione trovata non funzionerà. “Trattandosi di una norma nuova, non può essere applicata alle intercettazioni già concluse. Con spirito collaborativo avevamo proposto una norma di interpretazione autentica, ma naturalmente, poiché l’emendamento veniva dal Movimento 5 stelle, è stato respinto”, ha ricordato in dichiarazione di voto il deputato pentastellato Federico Cafiero De Raho, ex procuratore nazionale antimafia. Nel frattempo, in sede di conversione, nel decreto sono entrati alcuni emendamenti di Forza Italia che rendono più difficile il ricorso alle intercettazioni nelle indagini, come la stretta sugli ascolti “a strascico” (cioè disposti per un reato diverso da quello per cui si procede) il divieto di trascrivere nei brogliacci sintetici quelle considerate irrilevanti (scelta lasciata alla discrezionalità della polizia giudiziaria).