Se si digita “Valle dei Mulini” sui motori di ricerca appaiono decine di risultati in località diverse, dal Veneto alla Lombardia fino alla Campania. Nulla di strano se pensiamo a come i mulini ad acqua fossero abbondantemente diffusi nel nostro Paese per la macinazione dei cereali e delle castagne, principali fonti di nutrimento per le popolazioni di montagna meno ricche.
Una di queste valli si trova sul territorio comunale di Costermano sul Garda, in provincia di Verona. Dei mulini oggi rimane solo il ricordo, ma l’area dal 2000 è inserita nella Zona di Protezione Speciale IT3210007 “Monte Baldo: Val dei Mulini, Senge di Marciaga, Rocca di Garda”, parte integrante della rete europea Natura 2000. Nel sito istituzionale del Ministero della Cultura, tra le attività coordinate dalla Sede italiana del Consiglio d’Europa, si trova il programma di una passeggiata nella Valle dei Mulini con la seguente descrizione: “Un luogo fortemente minacciato dalle progettazioni urbanistiche dell’amministrazione comunale, che ha in programma in Val dei Mulini la costruzione di un ponte sospeso di 330 mt, un camping comunale, aree ristoro e aree museali, percorsi esperienziali e parcheggi”.
La prima versione del progetto (anzi, “masterplan”) è del 2017, con successivi aggiornamenti nel 2021 e nel 2023, e comprende la realizzazione di 6 parchi tematici sul territorio comunale tra i quali il “Parco del ponte sospeso” con un ponte ciclopedonale lungo 333 metri ed alto 66 metri dal livello del suolo che unisce due colline tra il capoluogo Costermano e la frazione di Marciaga. Il costo previsto ammonta a circa 8 milioni di euro, comprendendo le opere accessorie (aree parcheggio ed altri interventi), a carico di finanziamenti privati al momento non ancora identificati; per recuperare le spese si pagherà un biglietto per l’accesso al ponte, con riscossione data in concessione al costruttore per 50 anni prima di tornare in proprietà al Comune, stimando un passaggio annuo di circa 100.000 persone.
La Regione nel 2022 ha approvato il masterplan complessivo, seppur con diverse prescrizioni ed osservazioni, dichiarandolo non assoggettabile a Valutazione Ambientale Strategica; per questo motivo le associazioni ambientaliste sono preoccupate non solo per il ponte, ma per l’intera area naturale che rientra nella ZSC. Lo scorso 4 agosto la più recente versione del piano è stata presentata alla cittadinanza e l’interesse è stato notevole, non tutte le circa 450 persone presenti sono riuscite ad entrare nella palazzina nonostante siano stati fatti due turni e due presentazioni; purtroppo non è stato dato spazio a domande del pubblico, chiedendo di rivolgerle in seguito “via whatsapp” e riservandosi di rispondere solo a quelle ritenute pertinenti.
La posizione dell’amministrazione comunale è molto chiara: l’ambiente va “monetizzato”, attraverso una serie di progetti ecosostenibili per valorizzare e riqualificare il territorio mettendolo in sicurezza e ristabilendo un equilibrio tra ecosistema e comunità urbana. Tutti concetti ampiamente condivisibili, ma restano le discordanze di vedute sui metodi utilizzati per raggiungere tali scopi e sulla visione del risultato finale. Per il sindaco è “evidente che i ponti vengono realizzati sopra le valli e non al loro interno, quindi a impatto zero per la valle, quest’opera può essere considerata un monumento al progresso”. E ancora: se non ci si prenderà cura della Valle dei Mulini, l’area sarà destinata “ad un declino totale con il rischio fondato di non poter essere più accessibile e godibile da nessuno”.
Ecco, forse è proprio il rischio che la “cura” progettata uccida il malato a mettere in allarme le associazioni, e che poi a babbo morto ci si spartisca l’eredità. Siamo consapevoli delle tante problematiche che ruotano attorno a questa vicenda, dai terreni di proprietà privata che negli anni l’amministrazione sta faticosamente cercando di acquisire per avviare un progetto, al dissesto idrogeologico parzialmente già in atto, fino alla necessità di avere una visione di futuro per un territorio. Ma per noi le priorità sono sostanzialmente due: preservare gli habitat individuati dalla ZSC e scongiurare il rischio di trasformare l’intera area in un gigantesco luna park. Da un punto di vista economico la valorizzazione turistica è fondamentale, ma un pesante aumento del carico antropico non può che andare a discapito della tutela del territorio e dei suoi endemismi; trovare un equilibrio non è facile, nemmeno nel dialogo.