Qualche anno fa spopolava sul web un video arrivato dalla Norvegia che testimoniava una partita di “Drunk Football“. Poche e semplici regole: i calciatori devono essere ubriachi e il gol viene convalidato solo dopo verifica del tasso alcolico, che deve essere superiore a 1. Chissà se aveva in mente qualcosa del genere il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, quando intervenendo in collegamento al Festival del Trentodoc ha annunciato che per rispondere a chi “tenta di criminalizzare il consumo” di vino vuole elevarne la promozione, “abbinando il consumo di vino al benessere fisico con gli eventi sportivi“. Da mesi il governo Meloni, ben conscio dell’importanza del settore per l’economia italiana, si è lanciato in una difesa a 360 gradi del vino e dei suoi benefici per la salute. La letteratura scientifica autorevole però è concorde nel sostenere che il bere alcolici – anche moderato – può essere fonte di rischio per la nostra salute. Un bicchiere di vino non è certo da criminalizzare, ma Lollobrigida è andato oltre: il consumo di alcool accostato al benessere fisico di uno sportivo.
È l’ultima trovata del ministro dell’Agricoltura e cognato della premier Giorgia Meloni. Lollobrigida solo pochi mesi fa aveva rilanciato la teoria della sostituzione etnica, ma la sua gaffe più famosa riguarda sempre il cibo: in Italia “spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi perché cercando dal produttore l’acquisto a basso costo comprano qualità”, aveva sostenuto al meeting Cl di Rimini. Quella frase era frutto di un ragionamento contorto partito dal paragone con gli Stati Uniti. Altrettanto ingarbugliato è l’intervento di Lollobrigida al festival del Trentodoc promosso dalla Provincia di Trento in collaborazione con il Corriere della Sera: “L’obiettivo del governo è di proteggere il vino trentino e italiano dalle aggressioni da parte di chi tenta di criminalizzarne il consumo. Per questo motivo abbiamo candidato la cucina italiana a patrimonio immateriale dell’Unesco“, esordisce il ministro. Fin qui chiaro e condivisibile. Poi aggiunge: “Le etichette allarmistiche sotto il profilo sanitario, che stiamo contrastando, sono tese a chiudere un mercato in crescita piuttosto che a salvaguardare la salute dei consumatori. Lo confermano fior di medici”. Ed ecco la frase controversa: “Per rendere più chiaro il concetto, eleviamo la promozione, abbinando il consumo di vino al benessere fisico con gli eventi sportivi”.
Cosa intende fare Lollobrigida, ammesso che sia una proposta concreta? Proporre ai ciclisti di mettere del buon Chianti nelle loro borracce mentre corrono il Giro d’Italia? Far trovare del Prosecco ai tennisti impegnati agli Internazionali di Roma? Oppure l’idea è convincere qualche atleta di spicco, da Gianmarco Tamberi a Benedetta Pilato, ad attaccarsi alla bottiglia per promuovere il vino italiano come fece qualche mese fa Alessandra Mussolini? Nulla contro il vino, ma certamente il messaggio non sarebbero dei più edificanti. Dovrebbe essere d’accordo lo stesso governo, che pochi giorni fa ha approvato le modifiche al codice della strada – volute dal vicepremier Matteo Salvini – che introducono una ulteriore stretta per chi guida dopo aver bevuto alcolici, compreso un semplice bicchiere di vino. Inoltre, se è giusto difendere il vino italiano, è sbagliato rilanciare i “falsi miti” sui suoi effetti benefici. Tanto meno per chi pratica sport.