Tutti contro Biden, che dovrebbe proteggere gli Stati Uniti dagli immigrati che arrivano da sud, ed essere vicino ai disoccupati americani. Ma i sette candidati repubblicani che si sono sfidati nel secondo duello televisivo hanno puntato il dito anche contro Donald Trump, l’ex presidente in corsa per la Casa Bianca che pure stavolta non ha voluto prendere parte al confronto. Ad attaccare per primo il tycoon è Ron DeSantis, per anni ritenuto il suo delfino. “Dovrebbe essere qui con noi, invece è missing in action“, ha detto il governatore della Florida, accusandolo di aver aggiunto al debito 7800 miliardi e di aver così preparato il terreno all’inflazione di oggi (un assist subito incassato su X da Joe Biden).

L’ex governatore del New Jersey Chris Christie ha rincarato la dose, prima di Mike Pence e Nikki Haley, unica candidata donna. “Donald lo so che stai guardando, non puoi resistere. Hai paura di essere su questo palco a difendere i tuoi risultati”, ha detto inventando per lui il nomignolo “Donald Duck”, ossia il poco coraggioso Paperino. Gli attacchi per ora non hanno scatenato Trump, che ha snobbato il secondo dibattito alla Reagan Library per lanciarsi in un comizio in Michigan fra i lavoratori dell’industria dell’auto in sciopero. “Sono qui per difendere la classe lavoratrice” ha detto l’ex presidente agli operai, spiegando loro che la politica di Joe Biden per le auto elettriche non farà altro che favorire la Cina uccidendo migliaia di posti di lavoro.

Lo sciopero del potente sindacato dei metalmeccanici americano è sbarcato anche al dibattito ospitato da Fox. “Biden invece che manifestare con i lavoratori, dovrebbe essere fra le fila dei disoccupati. La Bidenomics è un fallimento”, ha criticato l’ex vicepresidente Mike Pence, cavalcando in più occasioni la sua lunga esperienza per dipingersi come il candidato repubblicano più adatto alla presidenza e a sfidare Biden.

Sul fallimento delle politica economica del presidente gli aspiranti repubblicani sono tutti d’accordo. Le differenze sostanziali sono invece emerse sul come rimediare la situazione creata da Biden, così come sull’Ucraina. “E’ nel nostro interesse finire questa guerra, basta assegni in bianco a Kiev“, ha tuonato DeSantis. Per Nikki Haley e Pence, invece, una vittoria della Russia in Ucraina sarebbe una vittoria della Cina. Anche gli altri principali candidati in qualche modo sono a favore del sostegno a Kiev. L’ex governatrice del South Carolina ha trascorso la prima parte del confronto televisivo nell’ombra, poi è emersa attaccando DeSantis, Tim Scott – senatore eletto in Carolina del Sud – e Vivek Ramaswamy. “Ogni volta che ti ascolto mi sento un pò più stupida”, ha detto Haley al giovane outsider Ramaswamy, imprenditore di origini indiane, e uno dei protagonisti del primo dibattito. Poi l’ex governatrice ha puntato il dito contro Scott per i risultati ottenuti in Senato, e si è scagliata contro DeSantis. “La sicurezza energetica è sicurezza nazionale. DeSantis è contrario al fracking”, lo ha accusato. Il governatore della Florida si è fatto una risata, ha respinto le accuse bollandole come false e ha assicurato che la sua politica energetica farà scendere immediatamente il prezzo delle benzina.

I moderatori di Fox hanno cercato di mantenere l’ordine, incalzando in diverse occasioni i candidati per ottenere risposte. Fra le domande grande spazio ai temi sociali, dall’istruzione all’Obamacare, ma nessun riferimento diretto ai guai legali dell’ex presidente che, anche al termine del secondo dibattito, non sembra correre alcun pericolo nella sua corsa incontrastata alla nomination.

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