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Abusi nella ginnastica ritmica, per Maccarani solo un’ammonizione nel processo sportivo: “Era eccesso d’affetto verso le atlete”

Si può peccare di eccesso di affetto. E quindi basta un’ammonizione per Emanuela Maccarani, accusata da alcune ex allieve della nazionale di abusi psicologici e vessazioni. È questa la sanzione inflitta all’allenatrice delle Farfalle al termine del giudizio sportivo nato dalle denunce di Anna Basta e Nina Corradini. Il Tribunale federale ha accolto la richiesta del procuratore della Federginnastica Michele Rossetti, il quale aveva sostenuto che quello di Maccarani sarebbe stato “un eccesso di affetto per la ginnasta Anna Basta“, che invece ha parlato di abusi veri e propri insieme alla compagna Nina Corradini. Per la Fdg quello di Maccarani è stato un atteggiamento “di troppa generosità verso l’atleta al fine di farla performare al meglio”. In fase di udienza è stata chiesta anche l’assoluzione per la collaboratrice di Maccarani, Olga Tishina, anche lei indagata per maltrattamenti.

Tesi accolte dai giudici della Fdg. “Sono stati 11 mesi estremamente difficili per quel che riguarda la mia persona e la mia figura professionale”, è stata la reazione di Maccarini. “Questa ferita mi rimarrà per tutta la vita. La mia coscienza è tranquilla al punto che mi ha permesso di lavorare in questi mesi – ha aggiunto – Avete potuto sentire le motivazioni e le deposizioni fatte dagli avvocati e di conseguenza i fatti si sono esposti con chiarezza”. L”inchiesta sportiva si conclude quindi con un ridimensionamento sostanziale del quadro probatorio rispetto alla contestazione di “metodi di allenamento non conformi ai doveri di correttezza e professionalità, ponendo in essere pressioni psicologiche e provocando in alcune ginnaste l’insorgere di disturbi alimentari e psicologici”.

Anche Livia Rossi, membro applicato della Procura generale dello sport del Coni, aveva sottolineato in udienza che “stiamo parlando di un livello olimpico e la disciplina, la ginnastica ritmica, richiede dei requisiti innanzitutto di natura fisica. E c’è anche il peso. Siamo in presenza di ragazze giovanissime che quando vengono selezionate per diventare atlete di livello nazionale stravolgono la loro vita. Ci vuole quindi anche una particolare forza mentale, una predisposizione e un forte autocontrollo per controllare periodi di forte stress”. Il riferimento è alla pratica mattutina di pesata in occasione degli allenamenti, denunciata dalle ragazze come un’attività discriminatoria e “ossessiva” con un impatto deleterio sulla salute psicologica delle atlete. Anche su questo Rossetti ha rimarcato “che il peso sia importante nella ginnastica ritmica è un dato di fatto”.

Pertanto per la Fdg “non ci sono prove di un comportamento intenzionale o eccessivamente vessatorio nei confronti delle ginnaste e non c’è stato un accanimento per ottenere una medaglia in più”. Teoria supportata, secondo Rossetti, dal fatto che nello scoperchiare quello che sembra essere una situazione di abusi sistematici ai danni delle allieve, nessuno oltre a Basta e Corradini si è fatto avanti per denunciare le allenatrici. Una tesi che ha convinto i giudici. “Sarebbe stata una occasione d’oro da parte della squadra attuale scoperchiare questo meccanismo e dire tutte quanti basta. E invece è accaduto il contrario”, ha affermato il procuratore. In attesa dell’esito delle indagini preliminari della procura ordinaria di Monza, la procuratrice aggiunta del Coni che ha rimarcato che il punto centrale dell’inchiesta sta nel “trovare la linea di demarcazione tra quello che è il giusto e corretto rimprovero e quando invece questo sia superato ad una forma di offesa e umiliazione”, sottolineando che “bisogna tenere conto del fatto che è percorso tanto tempo da quando hanno lasciato la nazionale e poi ritenuto di denunciare questi fatti”. Un’ammonizione era stato chiesto e il Tribunale della Federginnastica ha confermato.

Corradini e Basta avevano raccontato così le loro giornate all’Accademia di Desio. Venivano pesate “in mutande e davanti a tutti” al cospetto di un’allenatrice che appuntava sul quaderno il peso di ognuna, e non risparmiava commenti leggendo il responso della bilancia. “Cercavo di mettermi in ultima fila – ha raccontato Corradini – perché non volevo essere presa in giro davanti alla squadra”. Espressioni del tipo, stando al loro racconto: “Vergognati”, “Davvero riesci a guardarti allo specchio?”, solo per citarne alcune. Inizia così a instaurarsi un rapporto malato con la bilancia (“Mi pesavo anche 15 volte al giorno”, ha confessato), con ripercussioni sulla salute: “Non avevo più forze e mi ammalavo. Avevo poco ferro”. Basta aveva invece raccontato non solo dei suoi disturbi alimentari ma anche di aver “pensato al suicidio”.